Politica

Ogni giorno un messinese si sveglia e si domanda quale emergenza affronterà

MESSINA – Caro diario, qui ogni giorno è una giungla quotidiana. Se “ogni mattina in Africa, come sorge il sole, una gazzella si sveglia e sa che dovrà correre più del leone o verrà uccisa”, così a Messina ogni giorno ci si sveglia e ci s’interroga inquieti su quale emergenza si dovrà affrontare. Tra precarietà, perenne incertezza e troppo spesso rassegnazione. Si tratta quasi di una via Crucis, comica se non fosse tragica. Anzi tragicomica.

Viadotto Ritiro: la Toto costruzioni sospende i lavori. Non avevamo fatto in tempo ad assistere ai continui colpi di scena con al centro il bypass Baglio, tra riapertura, stop dovuto a un incidente e riavvio, che questa fiction chiamata Messina continua a offrire ennesime occasioni per constatare un’elementare verità: come infrastrutture e viabilità siamo all’anno zero. Ma, per sopravvivere, facciamo finta di dimenticarlo. Per poi scoprire, alla prima fila in autostrada o alla prima pioggia torrenziale, che siamo una città inadeguata a tutto. Da rifondare. Da ricostruire.

Attendiamo il porto di Tremestieri, concepito una quindicina d’anni fa, E la liberazione dai tir in pieno centro città, vecchia battaglia di Saro Visicaro e di un comitato appassionato. E ancora: lavoro e diritti, giustizia sociale e sviluppo economico e sociale, culturale e ambientale. Stiamo sognando? Prima o poi la politica dovrà tornare a occuparsi con più attenzione della qualità della vita quotidiana delle persone. Il tutto senza che ogni giorno si abbia bisogno di una petizione per salvare la cardiochirurgia pediatrica a Taormina, ad esempio. Passiamo il tempo nel tentativo di salvare qualcosa – la sanità e la scuola pubbliche, la Costituzione e così via – e perdiamo così la possibilità di utilizzare le energie al meglio per attuare davvero i valori costituzionali, per cambiare in meglio una società che fa acqua da tutte le parti.

A Messina, ad esempio, una città a rischio desertificazione, senza occupazione e senza un rilancio concreto in prospettiva, si perde tempo a sospendere nei giorni feriali l’isola pedonale. Come abbiamo scritto, caro sindaco, gli sforzi per avviare un progetto lungo dieci anni di città a misura di pedone devono essere accompagnati da passi in avanti. E non da quelli del gambero. Riempiamo l’isola del viale San Martino, e le altre che verranno, d’iniziative artistiche, culturali, sociali e commerciali. Cambiamola, questa mentalità, senza pensare che il mondo si riduca a un’auto e a un parcheggio in doppia fila.

Le istituzioni facciano la loro parte e anche noi cittadini sforziamoci di trovare le ragioni dello stare insieme come comunità. In attesa dell’ennesima emergenza, che non è tale perché non è imprevista, e anzi è la normalità, il non rassegnarsi al tirare a campare è il primo atto rivoluzionario. Il non fare finta che tutti i disagi quotidiani siano qualcosa di scontato e inevitabile è il primo passo per non chiudersi nella gabbia della rassegnazione. Siamo realisti: impariamo a pretendere e a realizzare l’impossibile. Solo così diventerà possibile.