7 giorni d'ordinaria follia, dal tormentone ponte alle frasi shock di La Russa

7 giorni d’ordinaria follia, dal tormentone ponte alle frasi shock di La Russa

Marco Olivieri

7 giorni d’ordinaria follia, dal tormentone ponte alle frasi shock di La Russa

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domenica 02 Aprile 2023 - 10:32

Dal lavoro che non c'è al degrado del territorio e ai troppi muri, simbolici e materiali: la settimana a livello locale e nazionale

Caro diario, e cari lettrici e lettori, quanto è bizzarro il mondo. Pieno d’insidie e di stramberie. Ci sono troppi muri, simbolici e materiali, a Messina e dappertutto, e questi sette giorni d’ordinaria follia, come la rubrica che vogliamo inaugurare, ci servono per fare il punto, parziale, su una realtà necessariamente in movimento. Ma dato che, per riflettere, la mente ha bisogno di aria e di uno sguardo ad ampio respiro, ho scelto come immagine il panorama che si coglie da Forte S. Jachiddu. Un “naufragare dolce” in un mare così suggestivo, se per un attimo ci si dimentica dell’accozzaglia d’abitazioni e di piani edilizi scellerati su cui si è ricostruita negli anni una città che meritava un altro tipo di sviluppo. Uno sviluppo più armonico e degno della sua bellezza.

Domina il tema ponte mentre La Russa ci ricorda che il secondo dopoguerra non è finito

A Roma dobbiamo assistere alle dichiarazioni di un presidente del Senato, Ignazio La Russa, utili per ricordarci che, ancora oggi, il riconoscimento della Repubblica nata sulle ceneri del fascismo e della guerra non è scontato. Poi, dopo le più che legittime critiche e polemiche, il passo indietro (fonte Italpress): “Non ho difficoltà a precisare che ho sbagliato a non sottolineare che i tedeschi uccisi in via Rasella fossero soldati nazisti ma credevo che fosse ovvio e scontato, oltre che notorio”.

Nel frattempo, a Messina, e non solo, tiene banco il dibattito sul ponte sullo Stretto. Un’occasione unica per alcuni. Una bandiera per il ministro Salvini e l’attuale governo. Un incubo per i movimenti contrari. Un argomento divisivo che affrontiamo e affronteremo con onestà intellettuale, sviscerandone ogni aspetto sul piano dei contenuti.

Un tema delicatissimo, in attesa di conoscere la fondamentale valutazione sull’impatto ambientale, per quanto riguarda la gestione cittadina, una volta che dovessero partire i lavori. Su questo i sindaci di Messina e Villa San Giovanni chiedono un necessario confronto con il governo. Un tema che meriterebbe un dibattito più elevato, e meno da tormentone mediatico, mettendo al centro le infrastrutture, i trasporti e il futuro economico e sociale del territorio nel quadro di una strategia internazionale.

Dal ponte ai troppi muri, insistiamo, che vengono costruiti ogni giorno: contro migranti, profughi e persone che hanno bisogno di spostarsi per vivere senza morire su un barcone, coppie omosessuali e comunità transgenere, poveri, emarginati, baraccati, senza fissa dimora, abitanti delle cosiddette periferie, percettori del reddito di cittadinanza. Europa e Italia, vi svegliate? O da patrie delle politiche sociali e dei diritti, di un welfare e di una società delle pari opportunità di partenza (l’ascensore sociale è rimasto bloccato al pianterreno) da rianimare, dopo la sbornia neo liberista, dovremo sempre più tollerare preoccupanti passi indietro? E veri e propri incubi, come la progressiva privatizzazione della sanità? Come canta Ivano Fossati, neo dottore honoris causa in Letteratura moderna all’Università di Genova, “Sarà la musica che gira intorno/ Quella che non ha futuro/ Sarà la musica che gira intorno/ Saremo noi che abbiamo nella testa un maledetto muro”.

Rifiut sul Viale Gazzi, foto di Messina Servizi

Dai muri alla marginalità a cui noi abitanti releghiamo spesso la città dello Stretto. Il display di Atm rotto in corso Cavour (nella foto in basso) o le discariche a cielo aperto sono il segno che un patto tra istituzioni e cittadini va fondato su basi nuove. Sulla cura del territorio. Dobbiamo pretendere il massimo da chi governa, a partire dalla manutenzione e dai servizi, ma serve uno sforzo collettivo. E, non dimentichiamolo, la madre di tutte le battaglie è il lavoro che non c’è. Incapacità a creare lavoro, bassa qualità dell’occupazione, crisi economica e sociale nel territorio messinese: solo un cambiamento radicale per il sud d’Italia a livello nazionale ed europeo, in un Paese che rischia di perdere il treno del Pnrr, può salvarci. Assieme a una nuova assunzione di responsabilità da parte di noi cittadini, in modo da non fare sconti a chi rappresenta le istituzioni.

Dall’Afghanistan a Messina per la libertà

Infine, un pensiero per Shokria Ahmadi (nella foto), nata a Herat, città dell’Afghanistan, in una famiglia colta e benestante. Shokria è una profuga che studia e vive a Messina. La sua storia, che Tempostretto ha raccontato, ci ricorda che la libertà non è mai scontata. E che, nel segno di una società più giusta e accogliente, i diritti riconosciuti agli altri non saranno mai un ostacolo ai nostri.

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