Una studentessa: "Donne, non siate ciò che dovete essere, ma ciò che volete essere"

Una studentessa: “Donne, non siate ciò che dovete essere, ma ciò che volete essere”

Una studentessa: “Donne, non siate ciò che dovete essere, ma ciò che volete essere”

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domenica 11 Dicembre 2016 - 23:06

Da una studentessa del Liceo La Farina, Gloria Leonardi, riceviamo e pubblichiamo questa riflessione sui modelli delle donne che oggi vengono proposti dalla televisione e dal mondo della comunicazione. "Siamo tornate al punto di partenza"

La condizione femminile, motivo di lotte e ribellioni per le nostre antenate, oggi vive una situazione paradossale, forse non troppo lontana da quella che aveva fatto nascere e diffondere i movimenti femministi. Per rendersi conto dell’enorme paradosso che ci ha intrappolate in questa finta uguaglianza dei diritti basta ascoltare gli opinionisti televisivi, rigorosamente uomini, che si preoccupano di mettere in scena un ampio excursus narrativo-descrittivo sulla nostra storia; quello che i conduttori, ma anche gli uomini che incrociamo per caso mentre corrono al lavoro, “dimenticano” di dire è che la donna, oggetto di mercificazione nel passato, ha solo percorso un sinuoso cammino, affrontato la mutazioni legate all’epoca e alla società, sopportato un notevole tormento morale ed è tornata al punto di partenza: vallette e veline in costume per decorare gli studi televisivi e i calendari ne sono un evidente e, oserei dire, terrificante segno di regressione. Tuttavia, in questo grottesco panorama è interessante, se non esilarante, osservare tutti i misogini, che abitualmente occupano il tempo a denigrare la figura femminile, mentre si aggirano alla disperata ricerca di una donna che li guidi e li consigli.

Mi duole, però, dover affrontare l’altra faccia della medaglia e dover quindi ammettere che la mercificazione esiste, ma questa non solo non si indigna e non si ribella, addirittura spesso aspira ai modelli mediocri che la società propina, diventando motore di un circolo vizioso e completamente diseducativo; mi viene facile pensare che la mercificazione non dispiaccia loro poi così tanto e che lo schema sociale attribuito loro non è stretto per niente, anzi se ne compiacciono. E’ evidente, per quanto sopra affermato, che è impossibile fare una generalizzazione su una questione che presenta diverse sfumature e che analizza da una parte il “modello velina”, mentre dall’altro descrive le caratteristiche di una donna che “disobbedisce” allo schema sociale propinatogli. Per questo motivo continuerò a difendere coloro le quali prenderanno le redini della propria vita e smetteranno di essere soltanto madri, mogli, figlie, fidanzate o belle, carine, eleganti, educate e inizieranno ad essere ciò che vogliono, nella misura in cui lo vogliono. Non ci sono e non ci dovranno mai essere limiti in ciò che desideriamo. Quindi, come si dice spesso, imparate il valore della disobbedienza e concedetevi la possibilità di essere e di fare ciò che vi rende felici.

Gloria Leonardi, Liceo La Farina

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