Società

40 anni per una strada, 4 giorni per distruggerla. Come Mario Bros, nel videogioco dei cantieri di Messina VIDEO

MESSINA. Era sul finire degli anni ’80, quando in paese da me arrivò la prima consolle Nintendo, la portava “l’amico del nord”, quello che tutte le estati trascorreva le intere vacanze a casa dei nonni. Erano pomeriggi interminabili passati a giocare con il joystick in mano. Il gioco più gettonato era Super Mario Bros, giocavamo a rotazione, una partita ciascuno scansando funghi velenosi, mostri e raccogliendo monete, i più bravi restavano in vita superando vari livelli, gli scarsotti perdevano prima. Avevamo visto così tante volte il gioco, che ormai i primi “quadri” li passavamo in scioltezza, sapevamo a memoria gli ostacoli. Corda, salto, fungo, soldo, mostro, arrivo.

Forse nel tempo quelle giocate mi sono state utili, perché ho sviluppato la stessa tecnica di reminiscenza per scansare i fossi con la macchina. 24 anni di guida, perfezionata dalla percorrenza giornaliera della Sp36, la strada che faccio in salita e in discesa per raggiungere casa. L’eterna arteria budello, incubo per i non residenti, palestra allo sterzo per gli abitanti della vallata Santo Stefano, che tra strettoie, auto in sosta e camion in transito, la maledicono tutti i giorni in attesa della “strada promessa” nel torrente. In decenni di guida ho imparato a conoscerla a memoria, mi sentivo un po’ Mario Bros nel percorrerla, come quando giocavo al Nintendo, conoscevo ormai l’esatta posizione di ogni possibile ostacolo. Buche in sequenza altezza cimitero destra, centro, sinistra. Curva dopo carabinieri tombino fogna, passa al centro. Pizzeria fosso sulla destra. Ponte ferrovia grata traballante, sterza a sinistra.

Per anni nella vallata ci siamo abituati a questa guida, fino a quando lo scorso anno ci hanno fatto spegnere la consolle. Dopo 40 anni di buche, la Sp 36 vide la bitumazione totale. Dalla statale 114, fino alla piazza di Santo Stefano di Briga, ci siamo ritrovati un tappeto uniforme di asfalto. Ricordo l’eccitazione quando la prima sera, con il cantiere finalmente smontato e la carreggiata totalmente libera, la percorsi di notte tornando da una cerimonia. Arrivai a casa senza quasi toccare lo sterzo. Gli ammortizzatori della mia vecchia Peugeot 206, che in 16 anni di onorata carriera avevo cambiato tre volte, mi ringraziarono commossi. Quel fine settimana i discorsi degli anziani in piazza furono tutti sul nuovo asfalto, dalla vespa alla macchina, passando per la moto ape, nessuno ricordava mai una strada così liscia, c’è chi sosteneva che non era mai stata asfaltata per intero. La vallata si sentiva quasi in debito con qualche magnanimo politico o addirittura entità superiore. Peccato che tutto durò giusto un anno. Da alcuni giorni la Sp36 è tornata cantiere, la sede stradale liscia è tornata groviera. I lavori per il passaggio della fibra hanno bucherellato, tagliato, smontato l’asfalto posizionato un giro di calendario fa. Destino di una città che sembra perennemente dentro un videogioco.

Cantieri necessari, ma…

A Messina “i cantieri durano troppo” – scrive il mio collega Marco Ipsale – e, aggiungo “a volte con poca logica programmatica”. Avremo una vallata collegata con la fibra ultra veloce, ma per tornare a casa dovremo scansare le nuove buche e grate. 40 anni per asfaltare una strada, 4 giorni per distruggerla. In attesa che la sede stradale venga ripristinata decentemente, come mi auguro avverrà, mi preparo ad affrontare il livello successivo di questo videogioco che è Messina. Game over.