Tornare a vivere nei villaggi di Messina sud è possibile. Ecco come nel progetto redatto dall’Istituto Mediterraneo di Bioarchitettura

Tornare a vivere nei villaggi di Messina sud è possibile. Ecco come nel progetto redatto dall’Istituto Mediterraneo di Bioarchitettura

Tornare a vivere nei villaggi di Messina sud è possibile. Ecco come nel progetto redatto dall’Istituto Mediterraneo di Bioarchitettura

lunedì 19 Ottobre 2009 - 06:52

Le “linee guida” ed il “progetto preliminare” realizzato in collaborazione con l’associazione “L’altra città” si articolano in tre fasi: rimboschimento, recupero e conservazione dei nuclei abitativi, nuove espansioni. Cliccando su approfondimento tutte le informazioni

Si lavora senza sosta tra le macerie dei villaggi di Messina sud per cercare di liberare le strade dalle tonnellate di fango che sono improvvisamente piovute nella notte del primo ottobre, per tentare di recuperare le abitazioni che non hanno subito danni strutturali, per poter capire quando, e soprattutto se, i cittadini potranno fare ritorno tra quelle vie inghiottite dalla terra.

Numerose e spesso discordanti tra loro, le opinioni susseguitesi nelle ultime giornate proprio in merito alla possibilità di “ripopolare” o meno, le comunità di Giampilieri, Briga, Scaletta, Altolia, Molino, o piuttosto seguire l’alternativa delle “new towns” da costruire sul modello aquilano, proposta dal premier Silvio Berlusconi. Da una parte, infatti, c’è chi ritiene pura follia il tentativo di ricominciare a vivere in quei luoghi e in quelle terre, sia tra i rappresentanti istituzionali (tra cui il ministro Prestigiacomo) che tra gli stessi abitanti; ma dall’altra c’è chi invece ritiene essenziale non sradicare i cittadini dai loro villaggi, cittadini che sperano di poter tornare a vivere la loro quotidianità in quella stessa vallata diventata improvvisamente una trappola assassina. Rassicurazioni, in tal senso, sono state date dal sindaco Buzzanca, dal presidente Ricevuto e dallo stesso neo-commissario per l’emergenza Lombardo: una possibilità che può tuttavia trasformarsi in realtà solo dopo aver dato vita ad un valido programma di messa in sicurezza del territorio.

Di questo avviso sono anche i componenti dell’associazione “L’Altra città”, che in collaborazione con l’“Istituto Mediterraneo di Bioarchitettura Biopaesaggio ed Eco-design onlus” sottopone all’attenzione del Sottosegretario alla Protezione Civile, al Governo nazionale, al Presidente della Regione Siciliana, anche in qualità di Commissario per la ricostruzione, e alle amministrazioni provinciale e comunale di Messina, una proposta di “Linee guida” e di “Progetto preliminare per interventi di recupero ed eventuali espansione degli abitati di Giampilieri, Molino ed Altolia” ed eventualmente anche di Itala. Una relazione dettagliata, a firma di Caterina Sartori e Franco Providenti, in cui, passo passo, vengono illustrati tutti i passaggi di un progetto articolato in tre fasi: 1)assetto del paesaggio e rimboschimenti; 2)recupero e conservazione dei nuclei abitati dei Villaggi; 3) nuove espansioni.

Alla base del progetto la convinzione che il recupero dei villaggi colpiti dall’alluvione “sia possibile secondo le più moderne tecniche architettoniche. In particolare – si legge nella relazione allegata e consultabile per intero cliccando su APPROFONDIMENTO – ultimati i lavori di sgombero del fango, deve provvedersi alla messa in sicurezza della montagna e del torrente in modo da fermarne i possibili movimenti franosi. A tal proposito si ritiene fondamentale che vadano effettuati opportuni terrazzamenti, e piantati alberi che trattengano il terreno, ricordando che per la realizzazione delle dette piantumazioni, la Fondazione Bonino Pulejo ha offerto la propria disponibilità. Nello stesso tempo possono essere consolidati il centro storico dei Villaggi e le zone che hanno subìto minori danni, e devono essere salvaguardate Chiese, abitazioni e strutture di interesse pubblico. Va eliminato tutto ciò che di abusivo o di illegittimo è stato edificato”.

Secondo gli esperti dell’Istituto Mediterraneo di Bioarchitettura, è possibile costruire nei villaggi interessati con modalità edificatorie che tengano conto delle tipologie architettoniche preesistenti e delle condizioni del terreno e che prevedano spazi a verde e l’utilizzo di fonti di energia alternativa. “Necessario però affinché tale progetto si possa concretizzare – si scrive nel documento – che gli organi comunali competenti e, in particolare, il Consiglio Comunale, non rilascino più alcuna concessione edilizia in deroga o variante al PRG vigente, evitando così di aggravare il già precario assetto statico ed idrogeologico, se non dopo l’approvazione del Piano di Assetto Idrogeologico e del Piano Paesaggistico Regionale. Ciò anche al fine di verificare l’ammissibilità di ulteriori previsioni espansive dell’edilizia privata che rischiano di compromettere eventuali capacità espansive residue per altre tipologie di domanda abitativa, quale per esempio, quella per le categorie più deboli o anche per interventi straordinari finalizzati alla realizzazione di abitazioni per le popolazioni colpite dalle calamità”

(foto Dino Sturiale)

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