Palazzo Zanca, pronti i concorsi per assumere nuovi dirigenti. E c’è chi avanza sospetti

Palazzo Zanca, pronti i concorsi per assumere nuovi dirigenti. E c’è chi avanza sospetti

Palazzo Zanca, pronti i concorsi per assumere nuovi dirigenti. E c’è chi avanza sospetti

venerdì 24 Settembre 2010 - 07:38

La giunta Buzzanca prevede l’assunzione di sette funzionari: sei per concorso, uno a chiamata diretta. Nessuno per mobilità da altre amministrazioni locali, come invece prevede in prima istanza la legge. E Calabrò (Pd) e Pergolizzi (Fli) insinuano: «I requisiti calzano a pennello su qualcuno…»

In un Comune sull’orlo del dissesto, che periodicamente si ritrova davanti la porta lavoratori senza stipendi, può bastare l’aver rispettato il patto di stabilità per aprire i cordoni della borsa e decidere di assumere ben sette dirigenti? La domanda la poniamo così, senza malizia. Ma il dato è questo: la giunta Buzzanca ha aggiornato il piano assunzioni, prevedendo che oltre ai due dirigenti che andranno a sostituire il Ragioniere generale in mobilità dal 2008 e il dirigente amministrativo in pensione dal gennaio scorso, dovranno arrivare altri cinque nuovi “big”, due dei quali dall’esterno, due dall’interno, uno a chiamata diretta, con incarico fiduciario, ma a tempo determinato.

Questo il dettaglio delle cinque new entry: un dirigente di Polizia municipale, per concorso pubblico, «per assicurare funzionalità nell’area della vigilanza urbana» (accesso dall’esterno); un dirigente tecnico, per concorso, con «esperienza necessaria in relazione alla gestione delle emergenze ambientali con riferimento al monitoraggio ed al coordinamento necessari per il contenimento degli effetti degli eventi catastrofici e per assicurare continuità alla gestione dell’emergenza ed assistenza alla popolazione nel post–alluvione del 1. ottobre e garantire funzionalità nell’area tecnica dove diversi dipartimenti sono coperti con interim» (accesso dall’esterno); un dirigente tecnico, sempre per concorso ma riservato ai dipendenti comunali, con «esperienza acquisita all’interno dell’ente necessaria all’attivazione delle procedure di redazione del nuovo piano regolatore generale (…) tramite l’utilizzo di tecniche informatiche avanzate per la gestione del territorio» (accesso dall’interno); un altro dirigente tecnico con «esperienza acquisita all’interno dell’ente necessaria in relazione alla attivazione delle procedure di contrasto all’evasione dei tributi comunali (Ici) tramite il confronto tra la banca dati catastale e le banche dati territoriali in possesso dell’ente, nonché per la gestione patrimoniale e per la redazione delle relative stime». Per quanto riguarda il dirigente -fiduciario-, che avrà un contratto a tempo determinato “al di fuori della dotazione organica”, verrà assunto «per garantire la funzionalità dei servizi demandati all’Amministrazione».

Tutto legittimo? La pianta organica del Comune prevede in realtà 51 dirigenti (un esercito!), dunque teoricamente non ci sarebbe nulla di sbagliato nell’incrementare i 31 attuali. Ma… C’è sempre un ma. Ad individuarlo i consiglieri comunali d’opposizione, Felice Calabrò (Pd) e Nello Pergolizzi (Fli). Secondo i quali questo provvedimento «non può che configurarsi come l’ennesima prova della supponenza di questa Amministrazione, il cui operato continua mestamente a contraddistinguersi solo per la palmare inefficienza oltre che per la censurabilità del proprio modus operandi». I due ricordano il precedente, quando il Comune ha deciso di «procedere all’assunzione, mediante l’istituto della mobilità esterna, di un tecnico, proveniente dal Comune di Taormina, al quale è stato conferito l’incarico di dirigente all’Urbanistica. Sul punto, è stato efficacemente evidenziato che le delibere sono state assunte in violazione dei principi ispiratori del decreto Brunetta, che si occupa della progressione di carriera dei pubblici dipendenti prediligendo la crescita professionale degli stessi all’intero dell’Ente di appartenenza, al fine di garantire l’efficienza della Pubblica amministrazione».

«La scelta dell’esecutivo, quindi – sottolineano Calabrò e Pergolizzi – è andata ben oltre i detti principi. Certo, da un punto di vista politico non può tacersi la sensazione che un operato siffatto sottenda più a logiche clientelari che a quelle di efficienza e trasparenza proprie della Pubblica amministrazione… tanto che, volendo prendere in prestito una celebre espressione di un’illustre esponente della Prima Repubblica verrebbe da dire che “a pensar male si fa peccato, però certe volte si azzecca…”. Per l’anno 2010, invece, la delibera ha disposto una procedura differente, ovvero quella per concorso pubblico». Ma la legge direbbe altro: lo ha confermato una recentissima pronuncia del Consiglio di Stato (agosto scorso), secondo cui «il reclutamento dei dipendenti pubblici avviene attraverso un procedimento complesso nell’ambito del quale la procedura concorsuale non è affatto soppressa, ma è subordinata alla previa obbligatoria attivazione della procedura di mobilità, in attuazione dei fondamentali principi di imparzialità e buon andamento predicati dall’art. 97 della Costituzione».

«Quest’inversione di prospettiva – affermano Calabrò e Pergolizzi – desta non poche perplessità, tenuto conto del fatto che i requisiti richiesti dal detto provvedimento sembrano calzare a pennello su qualcuno, o meglio i detti requisiti sembrano cuciti addosso a “quisque de populo”, infatti la figura professionale immaginata ricorda molto un abito su misura, anche in questo caso però vogliamo credere alla buona fede, anche se è doveroso e lecito chiedersi: la mancata attivazione della procedura di mobilità (di cui, per contro, l’esecutivo si è precedentemente avvalso) da parte di questa “sbadata” Amministrazione è una coincidenza? Anche in tale occasione a voler ragionare come qualche buon pensante potremmo far nostro il celebre detto “Il sospetto è l’anticamera della verità”, però ancora una volta vogliamo credere alla buona fede, e/o alla svista inconsapevole. E’ evidente, però, che un operato di tal genere non fa altro che comprimere in maniera inequivocabile il dovere oltre che principio di trasparenza atteso che, non dimentichiamo, è compito delle amministrazioni – concludono i consiglieri – rendere pubbliche in ogni caso le disponibilità dei posti in organico da ricoprire attraverso passaggio diretto di personale da altre amministrazioni».

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