Dopo la cerimonia mattutina degli onori ai Caduti garibaldini e ai patrioti milazzesi sepolti nel Cimitero di Milazzo, la sera si è svolto il convegno “A egregie cose” organizzato dall’Istituto Tecnico Industriale e dalla Società Milazzese di Storia Patria. I lavori sono stati preceduti dalla proiezione di un video (ideato da Filippo Russo e realizzato da Orazio Russo) che ha ripercorso i 150 della nostra storia unitaria, dalla proclamazione del Regno d’Italia al completamento dell’unificazione con la prima guerra mondiale, dall’avvento del fascismo alla Liberazione, dall’attentato di piazza Fontana all’assassinio di Moro, da Tangentopoli alle stragi di mafia al pontificato di Giovanni Paolo II.
Dopo il saluto del dirigente prof. Stello Vadalà, che ha riaffermato l’apertura dell’Istituto alle iniziative culturali che interessano la città ed elogiato l’impegno del prof. Filippo Russo, ha introdotto i lavori l’assessore alla Cultura, prof. Stefania Scolaro, che ha illustrato il significato dell’iniziativa e le finalità educative di essa.
Sono seguite le relazioni. Il prof. Gigi Billé ha tracciato il profilo del giovane patriota milazzese Riccardo D’Amico, morto poco più ventenne nel carcere borbonico di Cosenza, nel 1851, dopo essere accorso con la “Legione siciliana” in risposta all’appello rivolto dai calabresi ai “fratelli siciliani”. Billé ha dato lettura dell’epigrafe dettata da Chinigò per una lapide poi mai realizzata, ed ha auspicato che sia l’Amministrazione comunale a farlo, onorando così, nell’anniversario dell’Unità d’Italia, la memoria di uno dei tanti giovani eroi, martiri per la libertà.
Il prof. Filippo Russo, dopo aver auspicato che si provveda al restauro delle tombe, indecorosamente in abbandono, dei patrioti sepolti nel nostro Cimitero, ha illustrato le figure di tre personalità legate al Risorgimento e all’ideale nazionale: il ferrarese Gaetano Ungarelli, che, “trafitto da piombo borbonico, combattendo da eroe”, cadde il 20 luglio 1860 a Milazzo, dove era accorso, coerente col suo anelito di libertà che gli aveva fatto subire l’esilio e il carcere; Luigi Foramiti, che dopo aver partecipato ai moti del ’48, negli anni Sessanta dell’800 fu comandante della guarnigione del Castello a Milazzo, dove si stabilì e concluse la sua vita; e il prof. Apollo Lumini, direttore della Scuola tecnica di Milazzo negli Novanta, che visse quando ormai l’epopea risorgimentale si era conclusa, ma che nella sua attività di studioso della letteratura (in particolare di Dante) e delle tradizioni popolari mantenne vivo l’amor di patria. Gli studenti Lucia Cambria e Tindaro Di Pasquale hanno letto quattro lettere scritte a Milazzo da volontari garibaldini.
Il presidente del Comitato cittadino, prof. Bartolo Cannistrà, dopo aver rimarcato l’esigenza che la ricostruzione storica e l’analisi critica del passato si coniughi col recupero del dato esistenziale, della tensione ideale che portò tanti giovani al sacrificio della vita, si è soffermato sul significato della grande, spontanea partecipazione popolare per le celebrazioni del 150° dell’Unità d’Italia, vedendo in essa la riaffermazione della dignità di un popolo, e sottolineando come –grazie anche all’opera dei Presidenti Ciampi e Napolitano- gli Italiani abbiano “riscoperto” l’Inno nazionale, il Tricolore, la stessa parola Patria, riappropriandosi di valori e simboli liberati dalla retorica e dal nazionalismo che per tanto tempo li aveva connotati.
Ha chiuso i lavori l’assessore Scolaro che ha sottolineato come gli esempi di limpido eroismo delle personalità ricordate nel corso della serata debbano essere illustrati ai giovani e costituire il cemento per la ricostruzione morale del nostro Paese.
