Atm, la Cgil scrive a Buzzanca: «Indichi le sue intenzioni sull'azienda»

Atm, la Cgil scrive a Buzzanca: «Indichi le sue intenzioni sull’azienda»

Redazione

Atm, la Cgil scrive a Buzzanca: «Indichi le sue intenzioni sull’azienda»

martedì 01 Luglio 2008 - 15:38

Foti e Silipigni: «Non basta nominare commissari straordinari, si può fallire come un qualsiasi presidente»

Caro sindaco… Pino Foti e Franco Silipigni, segretari della Filt e del settore Autoferrotranvieri della Cgil, prendono carta e penna e scrivono a Giuseppe Buzzanca. Oggetto della missiva: l’Atm, azienda che continua a versare in condizioni di crisi, per la quale è stato nominato un nuovo commissario speciale (l’ing. Domenico Manna, dirigente del Comune) e il cui nuovo Cda probabilmente non arriverà prima della fine dell’estate.

«L’azzeramento dei vertici commissariali dell’Atm – scrivono Foti e Silipigni – che erano stati nominati di fretta e furia da Sinatra per provvedere a quella miracolistica trasformazione in S.p.A. dell’ente, tra l’altro non realizzata neanche stavolta, riconsegna per intero al Comune di Messina il problema di come garantire il diritto alla mobilita urbana per i messinesi, e quindi di come salvare l’azienda pubblica. Al di la di ogni giudizio sull’operato di Grasso e compagni, questa esperienza mostra che il problema è serio e che purtroppo non basta nominare commissari straordinari, ma che si può fallire come un qualsiasi presidente, se non vi è da parte della proprietà comunale la ferma è chiara volontà di come offrire finalmente ai cittadini un servizio dignitoso e, soprattutto, come renderlo meno oneroso per la collettività».

«Il pareggio del costo -politico- del biglietto – continua la lettera – così come in ogni altra parte d’Italia, si ottiene intercettando il maggior numero di utenti, attraverso l’aumento e lo svecchiamento dei mezzi, ed ampliando la gamma dei propri servizi, acquisendo anche quelle diverse attività che l’istituzione comunale ha comunque l’obbligo di offrire, e che spesso però si limita ad appaltare ai privati. Recuperare quel profitto in favore della collettività, e dunque reinvestirlo in una azienda di proprietà comunale, servirebbe a pareggiare i conti e ad offrire un efficiente servizio di trasporto pubblico capace di disincentivare l’uso dell’auto e di liberare la città dal traffico. Si tratta di pochi e semplici principi che presuppongono però due elementi imprescindibili: una forte e concreta volontà di cambiamento, ed una azienda realmente capace di gestire complessivamente il totale delle attività, senza dibattersi tra la mancanza di pezzi di ricambio ed il ritardo degli stipendi».

«Senza questi presupposti – concludono i due rappresentanti della Cgil – il destino dell’Atm, e quindi quello di lavoratori ed utenti, è già segnato, e vedrà certamente un rapido, quanto imminente, peggioramento delle attuali condizioni dell’ente. Consideriamo quindi necessario che lei indichi urgentemente le sue intenzioni al riguardo, mettendo in condizione le parti di aprire il naturale confronto sui conseguenti aspetti contrattuali».

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