Piano di rientro della sanità, per il Pd più -ombre- che luci

Piano di rientro della sanità, per il Pd più -ombre- che luci

Piano di rientro della sanità, per il Pd più -ombre- che luci

giovedì 19 Febbraio 2009 - 13:21

Sotto la lente di ingrandimento del Partito Democratico «le numerose incongruenze del piano sanitario regionale»

Piano di rientro della sanità e prestazioni d Diagnostica di Laboratorio nel mirino del gruppo provinciale del Pd. Dati alla mano, gli esponenti del Partito Democratico Pippo Rao e Antonella Sindoni effettuano una dettagliata descrizione della situazione sanitaria attualmente delineatasi in Sicilia, cominciando proprio col paragonare la realtà sicula con quella della regione Lazio, anch’essa soggetta d un piano d rientro per il deficit prodotto in sanità: due le cifre da considerare partendo da dati che sia in termini demografici che di superficie territoriale, si equivalgono: 450 milioni di euro quelli dedicati a questo comparto nel territorio del centro Italia, 297 quelli destinati invece dall’assessore Russo .

Il Pd focalizza l’attenzione innanzitutto sull’eventuale possibilità di accorpamento di strutture private già presenti sul territorio “al fine di allineare il numero degli erogatori alla media nazionale” e domanda: «Se aggregandosi più strutture avranno i budget loro assegnati che si sommeranno in cosa consisterà il risparmio per il S.S.R.?». Notevoli poi secondo il partito le incongruenze insite nel piano stesso che, da un alto precisa come il 70/75% delle decisioni cliniche si basano e necessitano di esami di laboratorio che hanno oltretutto il merito di “compensare i costi” e di “costituire uno strumento di contenimento della spesa sanitaria per gli effetti prodotti sulla riduzione delle giornate di degenza, sul contenimento della spesa dei farmaci, sulla prevenzione di patologie ad alto costo sanitario e sociale”, dall’altro abbassa ulteriormente l’aggregato di spesa assegnato agli accreditati esterni riducendolo da 297 milioni a 294 milioni di euro.

Ancor più paradossale appare il documento sul piano di rientro quando prende in considerazione il numero delle prestazioni all’interno dei singoli presidi ospedalieri a favore dei pazienti ricoverati, e nella quantificazione dei costi necessari a sostenere il settore pubblico: a differenza delle cliniche private dove si considera una cifra onnicomprensiva, nelle strutture pubbliche non si considerano voci come il costo dei reattivi, il costo dei materiali ausiliari, dei macchinari, il costo del personale, straordinario, il costo della luce, manutenzione ordinaria e straordinaria, costo dei rifiuti speciali e non ultimo costo del premio di produttività da ripartire agli operatori.

«Pertanto tra i 5,20 euro lordi (infatti a questo sono da sommare le voci sovraelencate) a prestazione nel pubblico, abbiamo una offerta da parte del privato che è di 4,20 euro netti ridotti nel 2007 a 3,70 in media a prestazione. Iniquo appare il sistema di classificazione dei laboratori che al di sotto di 100.000 prestazioni sembrano doversi aggregare. L’assurdo è che se in questi anni – continuano Sindoni e ao – è stato messo un limite con l’assegnazione del tetto di spesa, come si pensa di pretendere di penalizzare il settore se non si eseguono una media di 100.000 prestazioni annue? Ed ancora quali esperti hanno motivato che la distanza fra punto prelievo e centralizzato non dovrà essere superiore a 25 Km. Distanza che si potrà accrescere in presenza di rete viaria o strada ad alta velocità mentre per i consorzi già presenti la distanza non verrà presa in considerazione».

Secondo il Pd, inoltre, quando poi si asserisce che bisognerebbe ottimizzare l’utilizzazione della tecnologia strumentale sfruttandola per l’intero arco della giornata si fa notare che lavorando H 24 i costi inevitabilmente lieviteranno in maniera esponenziale. Più qualità e più ore di lavoro sicuramente non possono coniugarsi a minore spesa. Inoltre il carico di lavoro sarà annuale, non suddivisibile in mensilità bensì in due semestri. Pertanto non si avrà il diritto alle ferie estive e neanche alle ferie di natale. Discriminazione pure nei requisiti per la direzione dei laboratori. Se infatti il medico direttore responsabile è corretto debba possedere la specializzazione in disciplina afferente la patologia clinica non si capisce perché tale requisito non sia richiesto per il biologo o il chimico.

«A fronte di tutto ciò il Pd – concludono Rao e Sindoni – ritiene di attivare in ogni sede istituzionale tutte le iniziative del caso, volte a tutelare un settore che si vuole pesantemente discriminare, con gravissime ricadute occupazionali e soprattutto di garanzia di tutela della salute».

(foto Dino Sturiale)

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