1 maggio 1947: le verità nascoste su Portella della Ginestra

1 maggio 1947: le verità nascoste su Portella della Ginestra

Emanuele Ferrara

1 maggio 1947: le verità nascoste su Portella della Ginestra

giovedì 03 Maggio 2012 - 09:54

Il signor Emanuele Ferrara, lettore di Tempostretto, si sofferma sugli interrogativi ancora aperti sulla strage di Portella della Ginestra e messi in luce dal film di Paolo Benvenuti.

Recentemente la vicenda della strage di Portella della Ginestra è tornata alla ribalta, grazie al film di Paolo Benvenuti ” Segreti di Stato”, nel quale si parla espressamente dell’ipotesi che la strage sia stata perpetrata da reduci fascisti, in particolare da militanti della X Mas, sostenuti da uomini dei servizi e dal ministro degli interni Mario Scelba. Tale ipotesi è suffraga dal fatto che i proiettili trovati nei corpi delle vittime, non corrisponderebbero alle armi in dotazione alla banda Giuliano, bensì alle armi dei militari inviati dal ministro Scelba che, nell’occasione della manifestazione del 1 Maggio 1947, si trovavano nascosti dietro le rocce della Pizzuta e della Cumeta, mentre Giuliano avrebbe ordinato ai suoi di sparare in aria. La matrice della strage appare subito chiara: la voce popolare parla dei proprietari terrieri, dei mafiosi e degli esponenti dei partiti conservatori ed i nomi sulla bocca di tutti sono: I Terrana, gli Zito, i Brusca, i Romano, i Troia, i Riolo, i Celeste, e l’avvocato Bellavista che durante la campagna elettorale del 1947 aveva tuonato contro le forze della sinistra a difesa degli agrari. Ma l’inchiesta giudiziaria si concentra sulla banda Giuliano e procede con indagini frettolose e superficiali: non si fanno le autopsie sui corpi delle vittime e le perizie balistiche per accertare il tipo di armi usate per sparare sulla folla. Il 17 ottobre 1947 la sezione istruttoria della Corte d’appello di Palermo rinvia a giudizio Salvatore Giuliano e gli altri componenti la banda. La corte di Cassazione, per legittima suspicione, decide la competenza della Corte d’assise di Viterbo, dove il dibattimento avrà inizio il 12 giugo 1950 e si concluderà il 3 maggio 1952, con la condanna all’ergastolo di 12 imputati. Nella sentenza, si sostiene che il Bandito Giuliano, compiendo la strage e gli attentati successivi, ha voluto combattere i comunisti e si richiamava la tesi degli avvocati difensori secondo i quali la banda Giuliano aveva operato come “un plotone di polizia”, supplendo in tal modo alla carenza dello Stato in quel preciso momento storico.
La sentenza di Viterbo non toccò il problema dei mandanti della strage e dell’offensiva contro il movimento contadino e le forze di sinistra, affermando esplicitamente che la causa doveva essere ricercata altrove. le ragioni per le quali Giuliano ordinò la strage di Portella della Ginestra rimarranno a lungo, forse per sempre, avvolte nel mistero. Nel frattempo la costituzione dell’associasione ” Non solo Portella”, ad opera dei familiari delle vittime, e l’attività di ricerca dello storico Giuseppe Casarrubea, hanno portato a significativi risultati. Anche le perizie effettuate sui corpi superstiti della strage di Partinico del 22 giygno 1947, hanno documentato che tra le armi utlilizzate c’erano bombe petardo di produzione americana e da alcune testimonianze risulta che tra gli esecutori c’erano mafiosi e dirigenti della DC, esponenti del X MAS di Juinio Valrio Borghese, agenti dei servizi segreti americani, ed esponenti del Vaticano, in un complicato gioco delle carte, inquietante e dirompente. Sulla base di nuove acquisizioni documentali nel dicemvre del 2004, i familiari delle vittime hanno chiesto la riapertura dell’inchiesta. Per Portella della Ginestra, come del resto per le altre stragi che hanno insanguinato l’Italia repubblicana, la verità resta ancora sepolta nel mistero. Un cordiale saluto da Emanuele Ferrara

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