Barcellona. Le carte di Balotta. Il Centro Studi contrattacca: «È l’Università a fare confusione»

Barcellona. Le carte di Balotta. Il Centro Studi contrattacca: «È l’Università a fare confusione»

Barcellona. Le carte di Balotta. Il Centro Studi contrattacca: «È l’Università a fare confusione»

venerdì 30 Ottobre 2009 - 13:02

«L’Università non è priva di responsabilità – scrive il direttore Antonio Catalfamo – e deve rispondere della gestione, tutt’altro che irreprensibile, del patrimonio ereditato da Nino Pino, protrattasi per ventidue anni».

La vicenda dell’eredità di Nino Pino Balotta fa ancora discutere. A prendere la parola stavolta è il Centro studi a lui dedicato, con l’intento di fare chiarezza, in particolare in seguito alla nota pubblicata dal Rettore Francesco Tomasello. Nella nota del Rettore – ricordiamo – si annunciava che dopo la rinuncia dell’associazione culturale “Corda Fratres”, l’Università di Messina ha finalmente deciso di prendersi cura dell’eredità del «proprio valoroso docente». Anche se, con la delibera del 30 giugno il Senato Accademico aveva concesso le carte dello studioso all’associazione “Corda Fratres”, che si era offerta di occuparsi a titolo gratuito della ripulitura e della classificazione del materiale, – scriveva il Rettore – da parte dell’Ateneo «non c’è mai stata l’intenzione di alienarne la proprietà».

A tal proposito, con un comunicato stampa a firma del direttore Antonio Catalfamo, il centro studi “Nino Pino Balotta”, dopo aver appreso «con soddisfazione» la notizia, sottolinea che la nota del Rettore «contiene alcune imprecisioni». In particolare, sulla base di un’analisi della successione dei fatti, il Centro è convinto che l’Università di Messina «è stata costretta a tornare sui suoi passi, a rivedere una delibera espressa del Senato Accademico (quella del 30 giugno 2009) e a prendersi carico della sistemazione e della valorizzazione del materiale che essa aveva ricevuto in eredità ed accettato da Nino Pino, solo dopo la campagna di stampa scaturita dall’appello di intellettuali, promosso dal Centro Studi stesso». Per questo motivo, l’Università non è priva di responsabilità, anzi «deve rispondere della gestione – tutt’altro che irreprensibile – del patrimonio ereditato da Nino Pino, protrattasi per ventidue anni». Il Centro intende chiarire, inoltre, un altro punto: «Non è il Centro Studi “Nino Pino Balotta” a fare disinformazione e confusione, ma il Rettore quando sostiene che le personalità che hanno firmato l’appello sono state “sollecitate” dal Partito dei Comunisti Italiani. Si tratta di un’affermazione che non risponde al vero. L’appello è stato promosso, com’era suo dovere, dal Centro Studi, e ad esso hanno aderito personalità di varia estrazione culturale ed ideologica. Ma il centro studi “Nino Pino Balotta” è un’associazione libera ed indipendente. Non bisogna fare, dunque, «confusione di ruoli tra Centro Studi e Partito dei Comunisti Italiani, che sono realtà ben diverse».

Il Centro, infine, si impegna a verificare che «gli oneri assunti dall’Ateneo peloritano davanti all’opinione pubblica vengano adempiuti». E si augura che «la magistratura faccia piena luce sull’intera faccenda del rispetto o meno delle volontà testamentarie di Nino Pino Balotta e che vengano accertate tutte le responsabilità, presenti o passate, a chiunque possano essere fatte risalire». A questo punto, ad intervenire sono stati tutti i soggetti autorevoli che hanno preso più o meno parte alla vicenda dell’eredità dello studioso. L’ultima parola spetta ora alla Magistratura.

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