Il dopo-Fava è una donna, Giovanna Marano

Il dopo-Fava è una donna, una sindacalista. La riunione fiume dei vertici regionali di Sel-Idv-Fds dopo l’incandidabilità di Claudio Fava per un ritardo nella richiesta di trasferimento di residenza da Roma alla Sicilia, si è conclusa nel primo pomeriggio con una fumata bianca sul nome di Giovanna Marano, 53 anni, sindacalista nella Fiom Cgil.

Sono state ore frenetiche dopo la bufera seguita alla nota del Viminale che metteva nero su bianco le irregolarità del ritardo nella presentazione del cambio di residenza e poneva a rischio non solo la candidatura di Fava ma tutte le liste provinciali collegate all’europarlamentare. I tempi sono strettissimi e i vertici Sel-Fds-Idv hanno dovuto vagliare tutte le ipotesi sul tappeto, compresa quella di un “dirottamento” o su Crocetta (argomento al centro di una discussione tra Orlando e Bersani). Ma dopo i toni accesi delle scorse settimane e dopo la fuga dei dissidenti Pd verso il progetto Fava era impossibile quanto difficile da far capire, un ritornare sui propri passi e un’alleanza con gli ex Cuffariani.

Per tutta la mattina è continuato il pressing sul senatore Fabio Giambrone, segretario regionale dell’Idv, Rita Borsellino, europarlamentare eletta nelle liste del Pd, e sul sostituto procuratore Antonio Ingroia, che comunque sin dal primo momento aveva escluso la sua candidatura. Rita Borsellino, per la quale sarebbe stata la “seconda volta” dopo la sua candidatura nel 2006 contro Cuffaro, ha declinato l’invito, pur essendo molto vicina a Claudio Fava al punto d’aver contestato ai vertici del Pd la scelta di un’alleanza su Crocetta con l’Udc. Un suo sì tra l’altro avrebbe aperto un nuovo fronte di polemiche con un Pd in questo momento spaccato proprio su quest’insolita alleanza con i centristi. Di recente la direzione regionale del Pd ha vietato ai propri tesserati e dirigenti di candidarsi nelle liste di Crocetta Presidente. Una sua candidatura in chiara direzione anti-Pd avrebbe creato ulteriori ferite. Chi ha detto “ni” all’inizio è stato Fabio Giambrone, non troppo convinto evidentemente dall’ipotesi. Scartata poi strada facendo la possibilità di un ticket in caso di vittoria con Crocetta (e con Fava vicepresidente del governo regionale), perché subordinata ad un’uscita dell’Udc dalla coalizione, fatto questo che a poche ore dalla presentazione delle liste aveva il sapore della fantapolitica.

Poco dopo le 15 la fumata bianca, Giovanna Marano è la candidata alla Presidenza della Regione di Sel-Idv-Fds indicata da Claudio Fava e dalle forze della coalizione di “Libera Sicilia”.

“La scelta di Giovanna- ha dichiarato Fava- protagonista delle più importanti vertenze operaie in Sicilia, raccoglie la sfida sul lavoro e sui diritti sociali che sono al centro del nostro programma di governo. Ho deciso di accompagnare Giovanna Marano da candidato vicepresidente sottraendo la mia candidatura alla Presidenza al rischio di un già preannunciato rigetto e sulla base di una considerazione politica ispirata al massimo senso di responsabilità verso la coalizione e gli elettori siciliani”.

Il ritiro della candidatura non equivale al voler rinunciare alla sfida che invece continuerà in base al progetto che resta inalterato.

“Resto in campo – ha concluso – accanto a Giovanna Marano, una donna che possiede qualità morali e una storia personale che garantiscono sul modo in cui saprà battersi in questa importante sfida”.

Alla fine ha prevalso di continuare sul solco della strada intrapresa da tempo, quella di una corsa in autonomia senza “accodarsi” al carro Pd-Udc-Api, cambiando il nome del candidato e consentendo alle liste, già pronte nelle diverse Province, di poter competere alle regionali.

Ancora una volta, c’è da annotare, è comunque la sinistra a voler puntare su una donna per la Presidenza della Regione, dopo Rita Borsellino, Sonia Alfano e Anna Finocchiaro. Fatto singolare questo, dal momento invece che all’Ars, le deputate sono più rare dei Panda in Giappone (dal ’47 solo 24 donne su 1.260 uomini) e per intere legislature non si è vista neanche l’ombra di una quota rosa, mentre per quasi 50 anni non si è visto neanche un assessore donna in giunta.

Intanto arrivano gli attestati di solidarietà nei confronti di Claudio Fava.

“Solidarietà e stima a Claudio Fava, costretto al ritiro per un vizio di forma- scrive Adolfo Urso, della lista Musumeci Presidente-. La sua era una candidatura autorevole capace di esprimere l'immagine di una nuova Sicilia, pulita e trasparente”.

" Sono sbalordito del violento ed inaudito attacco a Claudio Fava che si era scagliato contro la casta politica- commenta Cateno De Luca – mi auguro che la questione si risolva anche se la vicenda ha assunto le sembianze di una vendetta nei confronti di un non allineato”.

Rosaria Brancato