Ai domiciliari due amministratori di una società edile, un ex consigliere comunale e la figlia consulente

Il ritorno economico, secondo gli investigatori, era di circa 10mila euro per progetto. Il meccanismo era semplice: Francesco Curcio seguiva la preparazione tecnica del progetto da presentare, poi faceva nominare la figlia Roberta, ingegnere e neolaureata, quale consulente tecnico di parte; il progetto veniva fatto velocemente rientrare nel primo ordine del giorno della Commissione comunale di valutazione impatto ambientale, presieduta da Luca D’Amico, ed in men che non si dica veniva dato parere favorevole.

A finire agli arresti domiciliari, stamani, per questo giochino di consulenze ed appalti, sono stati in quattro: Francesco Curcio, 59enne ex consigliere comunale ed esponente della commissione VIA (valutazione impatto ambientale), Roberta Curcio, figlia 30enne, Aurelio Arcoraci, 59enne amministratore unico della società edile favorita e Giuseppe Bonaccorso, 57enne che curava gli interessi di Arcoraci. Per loro l’accusa è “corruzione per atti contrari a doveri d’ufficio e violazione dell’obbligo di astensione in presenza di interesse proprio o di prossimo congiunto”.

Finisce sotto accusa per falso ideologico anche il 60enne Biagio Restuccia, dipendente del Dipartimento Pianificazione Urbanistica del Comune di Messina, che ricopriva il ruolo di “creatore di corsie preferenziali” per i progetti che interessavano ai Curcio. Per lui è stata prevista la sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio.

L’indagine ha preso avvio nel 2010, a seguito di segnalazioni e denunce da parte di soggetti che si sono ritenuti danneggiati da questo meccanismo di favoreggiamento all’interno della Commissione comunale.

Due anni di intercettazioni telefoniche ed ambientali, quelli portati avanti dalla Sezione di Polizia Giudiziaria, che hanno riguardato circa venti progetti, undici indagati, tra cui anche privati.

I reati risalgono al 2009 e, nello specifico, riguardano due progetti edilizi della zona Sperone e Sant’Agata riconducibili all’amministratore edile Aurelio Arcoraci ed al suo curatore di rapporti Giuseppe Bonaccorso.

Il ruolo della Commissione era verificare ed eventualmente emettere parere favorevole di progetti edilizi tenuti a rispettare la “salvaguardia, la protezione ed il miglioramento dell’ambiente, compresa la conservazione degli habitat naturali, della flora e della fauna selvatiche”, così come da direttiva 92/437/CEE.

Come detto i progetti di Arcoraci avevano sempre una via preferenziale sia nel rientrare velocemente negli ordini del giorno sia nell’essere approvati. Bastava, infatti, coinvolgere Curcio che, in cambio di un facile parere favorevole all'interno della propria commissione, chiedeva soltanto che la figlia venisse nominata tecnico di parte. Poi, grazie all'aiuto degli altri esponenti, tutto filava liscio. Poco importava se altri privati rimassero esclusi e, talvolta, osteggiati nella presentazione dei propri progetti. L'importante era l'ok dato a quelli vicino ai Curcio.

Insooma, un sistema, quello scoperchiato dalla Polizia che si rivela esser ben più ampio e che coinvolge più persone di quelle arrestate stamani. Sette, infatti, sono gli altri indagati, mentre due sono le custodie cautelari già respinte.

Il provvedimento è stato emesso dal Gip Massimiliano Micali su richiesta del Sostituto Procuratore Liliana Todaro.

Veronica Crocitti