"Coronavirus. Le salme dei nostri caduti in guerra e le vittime della pandemia"

“Coronavirus. Le salme dei nostri caduti in guerra e le vittime della pandemia”

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“Coronavirus. Le salme dei nostri caduti in guerra e le vittime della pandemia”

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giovedì 02 Aprile 2020 - 15:54

"Questo nemico è peggio di una guerra. Ed è per tutti una sfida per cambiare". La riflessione di Stefano Sudano

Riceviamo e pubblichiamo la seguente “riflessione”, corredata da foto, inviataci da Stefano Sudano, socio del “Centro Studi Le Tre Torri” di Messina.

“Felici per aver festeggiato il nuovo anno che era appena entrato, si registravano già i primi casi di persone affette da “Coronavirus” (poi catalogato COVID19).  In principio si è diffuso in Cina e l’impatto è stato subito degno di attenzione; da lì a poco, l’epidemia si è fatta strada, mettendo in ginocchio l’Asia. Pensando che tale epidemia potesse essere facilmente risolta, grazie alla preparazione indiscussa dei nostri medici e ricercatori, si abbassò la guardia e a febbraio, come d’incanto, il virus è arrivato in Europa su aerei di linea a insaputa di tutti.  La diffusione è stata veloce; gli ospedali non sono stati in grado di sopperire a tale emergenza, i morti che si sono registrati sono stati considerevoli tanto da creare disservizi anche nei cimiteri dei vari paesi. Per ovviare a tale aggravio, sono stati spostati da un cimitero all’altro da autocarri medi dell’esercito, in quanto i centri per la cremazione erano saturi. Al dolore e alla consapevolezza di rendersi conto che una volta entrati in ospedale non si era più sicuri se sarebbero tornati a rivedere i propri cari, si è aggiunta la beffa di non poter ricevere i parenti o una frase di incoraggiamento dai propri cari. Sono stati infine privati di un funerale.

Il nemico invisibile

        Oggi, alle soglie del terzo millennio, la maggior parte della popolazione, obbligata a stare in casa, cerca di capire come l’uomo, dotato di mezzi e risorse, possa essere messo in ginocchio da un nemico a invisibile, ma tenace nel fare danno e a decimare la popolazione che in qualche modo ha trovato nel suo raggio d’azione.

La pandemia peggio di una guerra

Come non ricordare, quindi, anche i nostri Caduti della Seconda Guerra Mondiale e il lavoro incessante nel cercare di farli rientrare in Patria per assicurare loro una degna sepoltura presso il Sacrario di Cristo Re.              Da tutto ciò si percepisce che la pandemia è decisamente peggio di qualsiasi altro conflitto e ci dovrebbe fare riflettere sui fatti e sul perché ancora oggi si registrano, nel mondo, focolai di guerriglia, quando basta un nulla per azzerare e rendere vani tutti gli sforzi raggiunti fin qui dai nostri scienziati, per assicurare un minimo di benessere e longevità.

L’allarme viene dalla Terra

         Altra riflessione va fatta sul cambiamento climatico, dove fatti ed eventi che hanno messo a dura prova il nostro territorio, non sono bastati a far capire ai grandi del Terra che è arrivato il momento di un radicale cambiamento. Occorre perseguire l’obiettivo primario che consiste nella salvaguardia del pianeta, rinunciando magari ai beni derivanti dal petrolio (la plastica) e ai derivati dell’acciaio. Sfida non facile, ma con uno sforzo incisivo si potranno rivedere i parametri che prevedono forni perennemente accesi.

Cambiare modo di vivere

L’unico mezzo efficace per contenere il contagio è stato quello di fare stare a casa intere comunità. Il danno che stanno subendo i paesi coinvolti non sono stimabili e per uscirne occorre un vaccino. In attesa di ciò, bisogna rivedere gli ambienti di lavoro, privilegiando le fabbriche e a seguire gli altri settori, allo scopo di non registrare un crollo economico. Una sfida che coinvolge tutti e se saremo tutti uniti nel perseguire obiettivi seri, mirati a far lavorare tutti gli italiani (evitando sterili sussidi), vedrete che usciremo da questo incubo migliori di prima, ma senza dimenticare i nostri defunti”.

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