Alluvione, un anno dopo. Mons.La Piana: “Basta con i silenzi, basta con le voci vuote. Ieri come oggi fatti, non parole”

Alluvione, un anno dopo. Mons.La Piana: “Basta con i silenzi, basta con le voci vuote. Ieri come oggi fatti, non parole”

Alluvione, un anno dopo. Mons.La Piana: “Basta con i silenzi, basta con le voci vuote. Ieri come oggi fatti, non parole”

venerdì 01 Ottobre 2010 - 11:37

Le parole dell’Arcivescovo rimbombano tra le pareti della cattedrale: dodici mesi di voci e di silenzi che devono però lasciare il posto ai fatti. “A volte sembra di navigare in tempestose bufere. La sicurezza è ancora lontana”

La Cattedrale è già gremita in ogni ordine di posto quando alle 11.06 l‘organo comincia ad intonare le prime note che accompagnano l’ingresso di Monsignor Calogero La Piana. Stavolta nelle prime file, i parenti delle 37 vittime, nessuna autorità, nessuna carica istituzionale. I posti di fronte l’altare, lì dove l’anno scorso un tappato di fiori copriva le bare in legno disposte ordinatamente l’una affianco all’altra, sono stati rigorosamente riservati a chi, in quella maledetta notte, ha definitivamente perso un pezzo della propria vita. E’ a loro, è ai fratelli trascinati via da quell’inferno di fango, che l’Arcivescovo si rivolge non appena guadagnato il pulpito: “Abbiamo ancora davanti agli occhi quelle immagini di lutto, rimaste impresse nella mente di tutta la città. Facciamo fatica a riacquistare fiducia ma la nostra fede ce lo impone”.

Il dolore è composto. Nessun applauso ad interrompere la celebrazione. Le famiglie delle vittime del 1.ottobre (non tutti hanno deciso di partecipare alla commemorazione), ascoltano con attenzione le parole di La Piana. Parole che, a distanza di un anno, rimbombano in modo anche più forte tre le pareti della Cattedrale, fino ad arrivare tra le macerie della disastrata via Puntale, luogo simbolo della tragedia. Il presule, come fatto in occasione dei solenni funerali di Stato, si rivolge di nuovo agli amministratori, locali, regionali e nazionali. E lo fa ripercorrendo dodici mesi di “voci e di silenzi”. “La sensazione che spesso si ha è di navigare in tempestose bufere. Non tutte le ombre sono state diradate dalla luce che ci aspettavamo. La sicurezza viene avvertita ancora lontana ma oggi continuiamo a chiedere pace per i nostri fratelli “ingoiati dal fango”.

L’Arcivescovo elenca l’una dopo l’altra le zone investite dall’alluvione: “Giampilieri, Scaletta, Briga, Altolia, Molino: quante volte abbiamo sentito pronunciare i nomi delle nostre comunità distrutte. Abbiamo denunciato da subito i peccati e le responsabilità di chi ha contribuito a causare il tragico evento, ma ancora una volta ci rivolgiamo a loro, ai nostri amministratori, a chi ci governa”. Ed è a questo punto che La Piana racconta i dodici mesi contraddistinti da voci spesso vuote e silenzi assordanti: “Voci non sempre esenti dal desiderio di ostentare solidarietà; voci troppo spesso superificiali; le voci dei media, diventate strumenti in mano di chi aveva il desiderio di esserci, mostrandosi troppo interessato”. E poi le voci ‘vere’, quelle della gente che ha gridato aiuto, che aveva bisogno: “Le vostre, carissimi familiari, che avete perso sicurezze e riferimenti. Di voi che non volete essere abbandonati”.

Ma la tragedia del 1.ottobre è stata fatta anche di silenzi, silenzi che Mons. La Piana definisce più assordanti delle stesse parole: “I silenzi dei fratelli scomparsi; i silenzi di chi deve dare una risposta a coloro che da subito si sono prodigati per dare aiuto alle comunità colpite. Ebbene, non vogliamo più questi silenzi, né queste parole vuote e di circostanza. Ieri come oggi vorremmo finalmente ascoltare fatti e non parole”. A distanza di un anno, l’omelia recitata da Monsignor La Piana coglie ancora nel segno: le responsabilità passate e presenti, le mancate risposte alle disperate richieste di aiuto lanciate da chi quella notte ha veramente perso ogni cosa, rimangono ferite aperte che qualcuno, prima o poi, dovrà provare a rimarginare.

Correlato in basso l’articolo sull’Omelia pronunciata in occasione dei funerali di Stato

(foto Sturiale)

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