Renzi pensa alla sindaca di Lampedusa per la Regione. Picciolo: “Non decide lui”

L’ordine di scuderia, fino al 4 dicembre, è far campagna elettorale a tamburo battente per il sì. Poi, a urne chiuse, si penserà alle Regionali 2017.

Così il premier ha dato le indicazioni ai suoi, anche dopo gli ultimi sondaggi che hanno visto il No in vantaggio, sia pure di poco. L’obiettivo è convincere gli indecisi.

In Sicilia la campagna elettorale per il sì degli alleati Pd-Udc-Ndc-Sicilia Futura ha il sapore della prova generale per l’appuntamento di ottobre 2017 e come il pane ed i pesci si moltiplicano a dismisura i più disparati eventi e conferenze stampa dei rappresentanti ai vali livelli istituzionali. Il previsto tour del ministro Alfano è stato rinviato in seguito al terremoto nel centro Italia, ma superata la fase d’emergenza riprenderanno gli eventi in programma.

La maggioranza di Crocetta vorrebbe portare in dote al premier il migliore dei risultati il 5 dicembre, anche se l’umore dei siciliani non sembra andare in quella direzione. E’ importante l’esito del referendum anche in vista delle Regionali del prossimo anno e delle amministrative di primavera. Se l’alleanza tiene e porta risultati si può provare a ripeterla. Anche per questo è stato rinviato il voto per i Consigli Metropolitani ed i Liberi Consorzi.

Se invece i risultati non dovessero essere quelli sperati gli alleati potrebbero prendere altre decisioni. E’ in questo quadro piuttosto incerto che irrompe il nome della sindaca di Lampedusa, Giusi Nicolini, quale candidata alla Presidenza della Regione che Renzi vorrebbe per il dopo Crocetta. Non è un caso che a Roma, alla manifestazione di sabato, c’era proprio lei. E sempre la Nicolini è stata uno dei “simboli” che il premier ha voluto con sé da Obama.

Ma l’indiscrezione non è stata accolta con grande entusiasmo da quanti stanno lavorando per mettere insieme un’alleanza che dovrà vedersela con i 5Stelle.

Il primo a far capire che non cederà il passo con facilità è stato lo stesso Crocetta che ha ricordato di essere ancora, fino a prova contraria, l’attuale governatore.

Dietro le quinte l’ipotesi Nicolini è stata accolta con molta freddezza dai più, anche perché sarebbe una scelta calata dall’alto e punterebbe, vecchio vizio del Pd siciliano, su un simbolo, anzi un doppio simbolo: donna e impegnata nell’emergenza migranti. Dopo le carrellate di candidati simbolo antimafia adesso si punterebbe sull’accoglienza.

A chiarire che Renzi non potrà decidere in solitudine chi sarà il candidato è Beppe Picciolo, capogruppo di Sicilia Futura, che sottolinea l’importanza della condivisione:

“Con un pizzico di presunzione sarà davvero difficile che il candidato a Governatore della Sicilia possa passare sopra la testa di Sicilia Futura e senza una preventiva consultazione del quadro delle alleanze. Lo affermo con assoluta certezza e, avendo avuto modo di vedere come sta aggregando l'area moderata, Matteo Renzi non commetterebbe mai errori simili di grammatica politica. Il Presidente Crocetta fa benissimo a rivendicare oggi il suo ruolo di leader della coalizione ed è evidente che nessun leader siciliano illuminato, e ne abbiamo uno sparuto numero, potrà pensare di vincere le elezioni Regionali senza fare i conti con lui. Il resto, ad oggi, sono chiacchiere da bar."

Ed è vero che l’area moderata siciliana si sta aggregando, con Ncd di Alfano e la parte Udc che sta con D’Alia, ormai sempre più indirizzati verso un’alleanza stabile con il Pd di Renzi. In Sicilia gli uomini di Alfano e i centristi per il sì (così si chiama il gruppo Ars dopo che il segretario nazionale Cesa ha “sconfessato” l’operato dei dirigenti siciliani) sono i più attivi nell’organizzare eventi per il sì al Referendum.

Gli alleati provano a misurarsi sui risultati delle urne prima di passare alle prossime competizioni.

L’idea quindi è una grande coalizione anti 5Stelle con Pd-Sicilia Futura- Area Popolare (formata da Ncd e Udc). Di recente si sta facendo strada anche un’altra ipotesi, quella di una grande ammucchiata per fronteggiare l’ondata grillina. In questo caso centro-sinistra e centro-destra potrebbero provare a unirsi in quello che in tempi non lontani Renzi chiamava il Partito della Nazione e che in epoche distanti anni luce era a Dc. Ma questo è il piano B. Al momento i riflettori sono tutti puntati sul Referendum e il Pd siciliano sa che se fallisce questo appuntamento poi sarà dura far sentire la sua voce a livello nazionale sulle candidature 2017.

Ecco perché quelle voci sulla Nicolini sono sembrate fuori luogo e fuori tempo.

Rosaria Brancato