Cultura

I Confina-Menti di Giko, la luce oltre il buio

MESSINA – E’ una reinterpretazione inedita quella del dualismo nero-bianco operata da Giacoma Venuto, per tutti Giko. Una reinterpretazione che ha una chiave ben precisa, quella della padronanza tecnica dell’artista messinese, che spazia ormai provetta dall’olio agli smalti, o utilizzando i policarbonati.

Reduce dalla proficua esperienza in Grecia, Giko porta questa nuova esperienza al Museo della Mafia di Salemi, dove “Confina-Menti” sarà visitabile fino al 31 marzo prossimo. Sono quaranta pezzi che cambiano la prospettiva sul suo cammino artistico. La colorista messinese ha infatti abbandonato i colori brillanti attraverso i quali ha raccontato il mondo fatto suo, o meglio ha utilizzato il nero per far risaltare un unico colore, il più importante dei non-colori, la luce.

“E’ un percorso che risente inevitabilmente del periodo della pandemia, sono pezzi che sono figli di quel confinamento cui tutti eravamo costretti”, ammette infatti l’artista. Un periodo che ci ha costretto a sperimentare la disconnessione, l’alienazione sociale, chi ha oppressi e sfiduciati. Sentimenti che Giko ha catturato, rielaborato e superato cercando appunto la luce oltre tutto, la luce su tutto. Usando il nero come tela assoluta, come voragine da riempire, vi ha impresso sopra ogni tema, sciorinandolo tela per tela, pannello per pannello, per restituirlo brillante, vivo, sopravvissuto e orgogliosamente artistico.

Sul nero spiccano perciò il cervello di “Materia Grigia”, due ali che superano le sbarre, i simboli tipici della connessione e disconnessione tratti dalla nostra quotidianità. O anche una foglia, perché tra i tanti aspetti che il confinamento ci ha fatto riconsiderare c’è soprattutto quello del nostro rapporto con e dentro la natura di cui siamo parte.

Impossibile quindi perdere il percorso del Museo nato dall’esperienza dell’allora sindaco Vittorio Sgarbi, un altro palcoscenico centrale per l’opera di Giko, ormai abituata agli scenari di primo piano, italiani e non.