Il suo spettacolo, DMT Death. Muerte. Tod.", rielabora il dolore per la perdita della sorella
L’attrice e performer messinese Marìka Pugliatti è tra i semifinalisti del Premio Tuttoteatro.com. Un mini
video dello spettacolo dal titolo “DMT Death. Muerte. Tod.” viene proiettato stasera, alle 18, a Roma, al Teatro Biblioteca Quarticciolo, partecipando alla fase semifinale della sesta edizione del premio nella sezione “Miglior Teaser”.
Uno spettacolo che nasce da una ferita personale, Marika Pugliatti: “Un viaggio personale nel dolore”
“Dmt” è scritto e interpretato da Marìka Pugliatti, attrice di teatro e di cinema. La regia del teaser è di Gaetano Costa che ha curato anche la fotografia, mentre il disegno luci dello spettacolo è firmato da Andrea Sanson. Scene di Giuliana Di Gregorio, costumi Philippe Berson, suono e musiche Gaetano Dragotta, consulenza alla drammaturgia Paolo Mannina e Clément Roussier, assistente Antonella Porcarello. Produzione di Nutrimenti Terrestri, con il sostegno di Babel / Spazio Franco.
Marìka Pugliatti ha iniziato ad immaginare il lavoro durante la lettura di “Al Paese dei Tarahumara” di Antonin Artaud, in cui l’autore parla dell’incontro fatto in Messico con l’omonima tribù, e soprattutto della sua esperienza di pre-morte sotto l’effetto di decotti a base di Dmt, sostanza psicoattiva dagli effetti psichedelici presente in molte piante e nel fluido cerebrospinale degli esseri umani.
Il viaggio “geo-psichedelico” di Artaud ha ricondotto l’attrice e performer al dolore e alla rabbia provati per la scomparsa prematura della sorella. Nelle note allo spettacolo così Marìka Pugliatti introduce lo spettacolo: “Il personaggio di Io, la protagonista, è un’attrice che forsennatamente cucina, cuce, recita, intreccia, ripete, accoglie e sorride, condivide ogni suo spazio vitale con la superba madre, una super-madre, mia madre, forse tutte le madri, una sorta di Super-Io, che spronando, incoraggiando e a volte frustando, non le permette di fermarsi, ricordare e pensare. Ma i ricordi ci sono e i pensieri pure. Fuggendo dal self-control e dalla iperattività della superba madre, grazie alle parole di Artaud ripetute come un mantra sciamanico, Io viaggia, come scrive l’autore francese, “dall’altra parte delle cose”, in un luogo dove c’è calma e silenzio, un silenzio apparente però, quello dell’alta montagna o dell’alto mare, che forse è un boato sommesso, un luogo dove è permesso ricordare”.
Continua l’attrice, che dopo il liceo “La Farina” a Messina si è formata a livello teatrale in ambito nazionale: “In in questo luogo Io ritrova Sorellina e inizia finalmente a sciogliere un nodo. Ma la stanchezza ormai è troppo grande e la morte incombe”.
“Il teatro è la mia famiglia”
Ha raccontato l’attrice, in precedenza, a Tempostretto: “Il teatro è la mia famiglia. La mia prima volta sul palcoscenico è stata come se finalmente avessi trovato il mio posto nel mondo. I miei primi passi sono stati con Pupetto (Donato Castellaneta) e poi con Carlo Cecchi, degli attori più che registi. Ho imparato che il teatro è fatto fondamentalmente dagli attori. Poi c’è stata l’esperienza con Romeo Castellucci, per il quale sono stata Clitennestra nell’Orestea. Poi con il collettivo artistico Lemosche, con Olivier de Sagazan, con Marussich, con il brivido della performance che è un po’ come tuffarsi nel vuoto. Il cinema mi fa sentire quei brividi, pur rimanendo in un’atmosfera familiare, protetta. Al ciak sento che la scena prende vita e tutto lo studio fatto in precedenza sul copione e il mio bagaglio tecnico spariscono nell’immediatezza ed estemporaneità dell’azione”.
