La caduta della legge sulle Province una seconda Caporetto in pochi giorni. Il deputato dem: A Messina congresso spedito, con l'auspicio di una sintesi democratica"

di Carmelo Caspanello
PALERMO – Quaranta voti contro venticinque, con tredici franchi tiratori: deputati della maggioranza che hanno votato con le opposizioni. Il disegno di legge sulle Province è caduto sul primo articolo. Bocciato dall’Assemblea regionale siciliana. Con il primo articolo (elezione diretta di presidenti e consiglieri) cede tutta l’impalcatura di quello che avrebbe dovuto essere un punto cardine del programma di Governo della Regione. E’ la seconda Caporetto in pochi giorni, dopo quello sulla legge salva-ineleggibili. C’è già chi parla di elezioni anticipate. Il deputato regionale dem Calogero Leanza sorride. Frena e fa una analisi della situazione politica all’Ars.
Onorevole Leanza, una giornata campale, quella di ieri all’Ars, iniziata con gli attacchi al governo del Comitato di Liberazione, cioè Pd, Sud chiama Nord e Movimento 5 Stelle e finita con una seconda caporetto del governo regionale. Partiamo da qui.
“Devo dire che la conferenza stampa dei tre capigruppo delle opposizioni non ha affatto altro che ribadire quel che già, insomma, era stato detto, cioè un’opposizione comune in aula. Poi, al di là degli epiteti più o meno folcloristici o acchiappa like, come si dice nel 2024, la sostanza della delle cose è che i gruppi parlamentari stanno cercando di attuare una strategia comune alternativa all’interno dell’aula contro questo modus operandi del governo regionale che si è tramutato nella débâcle di ieri sera. Quaranta voti a venticinque con tredici deputati della maggioranza che hanno votato con le opposizioni. Questo è un pessimo segnale per la maggioranza di governo. Non si è perso per uno o due voti o per cinque voti, ma si è perso per oltre dieci voti. Il governo non ne fa una bella figura. È chiaro che sono dinamiche interne all’Aula. Non sono un complottista, un disfattista. Cerco sempre di guardare alla realtà e alla natura delle cose”.
C’è da evidenziare un particolare, di non poco conto. Prima la legge salve ineleggibili, che non è passata. Pochi giorni dopo la maggioranza cade su un argomento cardine del programma del governatore Schifani, cioè la riforma della legge per le province e qui naturalmente siamo al secondo ko. Politicamente c’è già chi chiede le dimissioni di Schifani, ad esempio Cateno De Luca, lo hanno fatto altri, ma a suo avviso cosa succederà adesso?
Premetto che quello della legge salva-ineleggibili era un tema che non doveva neanche arrivare in Aula. Dopodiché, rispondo alla sua domanda su cosa accadrà alla Regione e le dico: assolutamente nulla. Schifani ha già fatto una dichiarazione per dire che va avanti, sicuramente. Secondo me non azzererà neanche la Giunta. Questa è la mia idea personale. Lei ha evidenziato correttamente che parliamo di una legge, la riforma delle Province, che era un tema cardine del programma del governatore Schifani e del centro-destra che è stato affossato dagli stessi partiti della maggioranza. Ho detto che sono dinamiche di aula perché non c’è nessun ragionamento ideologico dietro al voto della maggioranza. C’è semplicemente un personalismo per i singoli deputati che non sono stati accontentati. Questo ha comportato il voto di dissenso rispetto all’indicazione dei partiti e della maggioranza”.
Secondo lei adesso l’unica via d’uscita per le Province sono le elezioni di secondo livello oppure si attenderà la linea nazionale che sarà dettata a fine anno con una riforma complessiva?
“Questo dobbiamo chiederlo innanzitutto al Governo regionale, perché il Governo potrà non dire nulla sulla sua giunta, sulle sue dimissioni, ma dovrà dirci qualcosa sulle Province. Dovrà dirci cosa intende fare, se intende presentare un nuovo disegno di legge, se intende ammettere quantomeno gli errori che sono stati fatti finora, oppure se va tutto bene. Noi ovviamente ne trarremo le conseguenze, anche perché il modus operandi di questo Governo non consente il dibattito. Il presidente Schifani, ricordo a me stesso, oltre che a lei e a chi ci ascolta, non ha detto una parola in aula. Cioè non è che si è votato e successivamente lui abbia detto guardate è andata così e io intendo fare questo… Assolutamente nulla. Si è alzato e se ne è andato. Come possiamo portare avanti una Regione con i mille problemi che ha quando il presidente si trincera dietro a questo silenzio”.
Il capogruppo Pd all’Ars Michele Catanzaro ha ribadito ieri che il fronte dell’opposizione sta facendo bene, che si sta privilegiando un progetto politico con M5S e Sud chiama Nord, ribadendo che potrebbe essere esportato di fuori è un tema che continua a tenere banco sotto il profilo politico. Cosa intendeva dire nello specifico Catanzaro? Ovviamente lo sguardo lo rivolgo alle elezioni europee.
“Questa è una domanda che dovete fare al presidente Catanzaro. Io sono uomo di partito e quindi come tale seguo le direttive dello stesso. Ho tuttavia il mio pensiero, critico, autonomo, ovviamente non nei confronti del presidente del gruppo o del gruppo parlamentare in quanto c’è piena sintonia. Critico nel senso che ho la capacità e le condizioni per poter discernere ciò che è bene da ciò che è male, soprattutto per la provincia di Messina. Il tema dell’alleanza con gli altri partiti d’opposizione, nello specifico con Cateno De Luca, in provincia di Messina, ha una rilevanza particolare. Questo è certo che non può essere trascurato, è certo che non possiamo passarci sopra come se la provincia di Messina sia, diciamo, irrilevante rispetto alla dinamica siciliana e questo non lo consentirò. Noi siamo parte integrante, anzi parte principale, visto che viviamo il partito in prima persona sul territorio. Per quanto riguarda il resto, alle Europee il Pd andrà da solo, non ci saranno ingressi esterni, ma non lo dico io, lo dicono gli organismi di partito che sono deputati a prendere queste decisioni. E soprattutto c’è il tema più importante che è quello del futuro. È chiaro, però, che non possiamo dire noi vogliamo stare sempre da soli, vogliamo continuare a fare opposizione, vogliamo salvare il mondo da soli”.
Per fare una sintesi, ieri è stata la prima prova tecnica vera di coalizione Pd, M5S, ScN?
“C’è già stata durante la Finanziaria, le opposizioni sono state compatte, ovviamente ognuna con le sue differenze ideologiche, valoriali, anche in termini di proposte”.
Mi riferivo alla conferenza stampa in cui è stato annunciato il Comitato di liberazione, alla prima uscita pubblica in comune, in questo senso…
“Io ho guardato la conferenza stampa e a dire il vero, di Comitato di liberazione ne ha parlato solo l’onorevole De Luca, quindi diciamo dobbiamo parlare più che altro di una strategia comune dell’opposizione all’interno dell’aula. Questo è quello che io vedo, la realtà dei fatti. Poi c’è chi parla, c’è chi si diverte a dire la sua sulle alleanze, sul futuro, su chi sarà il prossimo presidente della Regione. Mancano tre anni e mezzo alle elezioni”.
Non crede ad elezioni anticipate?
“No. Mio padre diceva sempre che gli agnelli non festeggiano Pasqua (il papà è il compianto presidente della Regione Vincenzo Leanza, ndr)”.
Come procedono i lavori in vista del congresso a Messina?
“Procedono spediti. Il Partito democratico spesso ha procedure che risultano farraginose all’esterno perché particolarmente garantiste dal punto di vista del rispetto delle regole e anche della trasparenza e della linearità nei confronti degli iscritti. C’è stato, come avete visto dalle notizie giornalistiche, qualche iscritto, dirigente o militante che ha sollevato una questione relativa al tesseramento cartaceo, una questione che va ovviamente ricondotta a quella che è la reale natura delle cose. Una discussione, un dibattito interno al partito democratico, che ovviamente è il sale della democrazia, del nostro partito, cioè l’essenza stessa del nostro partito, un partito che si confronta, che interpella gli iscritti costantemente per ogni sua decisione. Si va avanti verso il congresso e spero ci siano più candidature, espressioni di più modi di vedere e di intendere il Partito democratico, così che poi si possa aggiungere ad una sintesi che sia una sintesi fatta democrazia. Nel senso che alla fine si arriverà a un ragionamento condiviso: chi vince non potrà gestire il partito da solo, dovrà tener conto delle altre aree a quanti si sono messi in gioco e questa sarà secondo me la rinascita del partito democratico in città”.

Bisogna dividere la Sicilia politicamente in due tronconi, occidentale e orientale, i deputati della occidentale non conoscono padroni comandano in tutta la sicilia
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