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Messina, associazioni in piazza ricordano le vittime della migrazione

MESSINA – CommemorAction, questo il nome della rete di eventi programmati in tantissimi luoghi del pianeta a cui ha partecipato anche Messina. Presso la Passeggiata a mare e nello stesso giorno, domenica 6 febbraio, in 7 paesi africani, 10 europei, 1 dell’America Latina e 1 dei Paesi Arabi per ricordare le vittime della migrazione.

Lo scopo era rappresentare da una parte la necessità di non dimenticare coloro che hanno perso la vita e dall’altra la determinazione a continuare a lottare contro le frontiere che li hanno uccisi. Uno spazio per la costruzione di una memoria collettiva, che si fa impegno concreto per chiedere con forza “verità, giustizia e riparazione” per le vittime e le loro famiglie, per trasformare il dolore in un’azione collettiva.

In occasione della Giornata globale per ricordare tutte le vittime della migrazione, Messina ha proposto una partecipata iniziativa promossa dalla “Tenda della Pace” e da “Le Veglie contro le morti in Mare”. Protagoniste tante associazioni e organizzazioni tra cui: Abarekà Nandree OdV, Agesci Messina 3, Agesci Messina 13, Agesci Zona dello Stretto (Settore Giustizia Pace e NonViolenza), Anpi Sezione Aldo Natoli, Anymore Onlus, Cambiamo Messina dal Basso, Circolo Arci Thomas Sankara, Circolo Impastato Prc Messina, Italia Nostra, Piccola Comunità Nuovi Orizzonti, Sae, Una Famiglia per amico.

Un gioco per simulare i viaggi della speranza

La mattinata si è aperta con “Fortress Europe – Nei panni di un harraga”, un gioco di ruolo, organizzato dal Circolo Arci Thomas Sankara, che ha fatto sperimentare alle ragazze e ai ragazzi dell’Agesci le tappe e le sofferenze del viaggio vissuto da decine di migliaia di migranti. La traversata del Mediterraneo, i rischi, i respingimenti, la Guardia Costiera Libica e Frontex, il lavoro delle Ong e della Guardia Costiera Italiana, l’incontro con il Parlamentare Europeo e gli attivisti per i diritti umani, l’identificazione
all’arrivo in Europa, tutte le difficoltà legate al covid.

L’epilogo per tutte e tutti è stato il superamento della frontiera, che alla fine del gioco è stata simbolicamente distrutta. Il gioco è stata l’occasione per conoscere un viaggio, quello dei migranti, fatto di rischi, paura, violenza ma anche l’approfondimento di alcune storie specifiche come quella della “Capitana” Carola Rackete che ha forzato il blocco della Marina per portare in salvo la nave carica di persone e del quindicenne ivoriano Abou, morto a Palermo per le torture subite dopo giorni su una nave quarantena.

Il ricordo delle vittime della migrazione

Dopo questo momento iniziale, tutti i presenti hanno messo sul petto una grande foto raffigurante il volto di una delle vittime delle frontiere, per svolgere, in cerchio, come le madri argentine di Plaza de Mayo, la “Marcia per i nuovi desaparecidos” (animata dall’associazione Abarekà Nandree Odv) per ricordare, una per una, tutte le persone morte nel Mediterraneo, ai confini dell’Europa o degli Stati Uniti, e di fronte ad uno dei troppi muri di cemento e filo spinato che separano donne, uomini, ragazze e ragazzi, bambine e bambini dalla speranza di una vita dignitosa. La scelta del 6 febbraio è legata, infatti, alla strage di Tarajal del 2014, in cui la polizia di frontiera spagnola massacrò almeno 15 persone che cercavano di attraversare il confine verso l’enclave spagnola di Ceuta.

L’appello alla libertà di circolazione

Gli interventi di Mariella Urzì (Piccola Comunità Nuovi Orizzonti), Carmen Cordaro e Patrizia Maiorana (Circolo ARCI Thomas Sankara), Teresa Frisone (Le Veglie contro le morti in Mare), Daniele Caliri (Agesci Zona dello Stretto) hanno fatto memoria delle tragedie e delle stragi avvenute alle frontiere e lanciato un appello perché la libertà di circolazione delle persone e l’accoglienza di chi fugge diventino non più un rischio o una sfida , ma diritti da tutelare e doveri da agire, per la piena attuazione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. La mattinata si è conclusa con un minuto di silenzio e raccoglimento e con il lancio di rose bianche nelle acque dello Stretto per commemorare vite spezzate da politiche ignobili e da silenzi acquiescenti che chiamano ad una reazione personale e collettiva.