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Parco Aspromonte: basta sciacallaggio sul disastro ambientale dovuto agli incendi

Dolore e rabbia animano la resistenza delle comunità dell’Aspromonte, che da giorni lottano sul fronte di incendi ancora non domati. Dolore per la perdita di due vite umane, spirate nel tentativo di sottrarre alle fiamme quel poco che avevano, quell’uliveto che rappresentava tutta la loro vita. Rabbia per lo sviluppo degli accadimenti che mai potevano e dovevano portare al disastro avvenuto. Nel caso dell’Area Grecanica e cioè nei comuni di Bagaladi, San Lorenzo, Condofuri, Roccaforte del Greco, non abbiamo assistito ad una pluralità di focolai causati da piromani, come spesso è accaduto in passato.

Le zone colpite

Siamo stati invasi da un vero e proprio fronte di fuoco, che dopo aver insistito per circa una settimana sulle colline attorno alla città di Reggio Calabria, distruggendo inesorabilmente i territori di Santa Vetere, Trunca,
Alli, le montagne sopra Gallina, senza che nessuno lo fermasse, si è propagato nei comuni di Cardeto, Motta San Giovanni e Montebello Jonico, entrando con violenza dentro l’Area Protetta, all’altezza dei piani di Bagaladi, raggiungendo, in meno di 24 ore, l’abitato di Roccaforte del Greco e provocando l’irreparabile. L’Ente Parco, come ognianno dal 2002, ha fatto partire il servizio di antincendio boschivo basato sul coinvolgimento delle Associazioni in base ai contratti di responsabilità.

Le associazioni attive

L’avvio della campagna predisposto con determina n°184 dell’8 maggio 2021. A dodici associazioni, che al loro interno formano una o più squadre, sono assegnate le zone del Parco per attività di segnalazione, monitoraggio e spegnimento. Nello specifico sul fronte degli incendi in atto nell’Area Grecanica, operano le associazioni Stella Maris e il Centro italiano protezione civile di Siderno, coordinate dalla Responsabile AIB dell’Ente
Parco, Sabrina Scalera, con 15 volontari che sono attualmente impegnati, giorno e notte, senza sosta, nel tentativo di lottare contro il fuoco.

Le domande

È opportuno ribadire che proprio i volontari delle Associazioni impegnate nella campagna Aib del Parco, hanno segnalato, in prima battuta, l’ingresso dell’incendio dentro all’Area Protetta. L’Ente assieme alla Sala operativa di Calabria Verde, ha coordinato questi volontari che hanno lavorato senza sosta per salvare il salvabile. Ci chiediamo cosa potevano fare di più? Cosa poteva fare l’Ente Parco oltre che mantenere, potenziandolo, il proprio modello ideato a difesa degli incendi? Siamo nell’ora del dolore per la perdita di vite umane e della vicinanza alle loro famiglie.

Contro lo sciacallaggio mediatico

Siamo nel momento dello sconforto per la scomparsa di organismi viventi animali e vegetali, di piante secolari che i nostri occhi, e quelli delle future generazioni, non potranno più vedere. Un inferno, un disastro che dovrebbe far tacere le polemiche alimentate dallo sciacallaggio del momento. Abbastanza evidente e far chiudere tutti in un rispettoso silenzio verso ciò che non c’è più. Solo quando il sanguinamento di questa profonda ferita si attenuerà apriremo la pagina della verità.