L'affondo - I tacchini vivono a Sud

L’affondo – I tacchini vivono a Sud

L’affondo – I tacchini vivono a Sud

giovedì 28 Gennaio 2010 - 13:09

Sacconi e De Michelis auspicano un Paese a guida nordista

Un antico proverbio irlandese – adottato dagli Americani per il Thanksgiving day – recita: –I tacchini non hanno mai chiesto di anticipare il Natale-.

Ebbene, possiamo affermare con certezza che non è vero.

Un’approfondita analisi sociopolitica ha dimostrato senza ombra di dubbio che esiste nel Meridione d’Italia una particolare specie di tacchino, stanziale e molto numerosa, che non solo auspica l’anticipazione del Natale, ma chiede che quella stessa tipica pietanza, farcita di castagne, sia riproposta in altre ricorrenze.

Sarebbe però ingiusto credere che i cuochi ingannino i poveri e ingenui gallinacei nascondendo le loro vere intenzioni: i nostri cucinieri professionisti, in stragrande maggioranza, non hanno remore a proclamare ai quattro venti che non intendono cambiare il piatto di base del menu.

La dimostrazione decisiva della esattezza della nostra tesi è stata data dalla lettura del libro –Dialogo a Nordest-, di Gianni De Michelis e Maurizio Sacconi; politici con trascorsi socialisti entrambi, più volte ministro della Prima Repubblica il primo, attuale Ministro del Welfare il secondo.

Cosa c’entrano i sunnominati autorevoli personaggi con i tacchini del Sud?

Vediamo.

Sostiene Sacconi: –l’Italia non ha bisogno di un partito del Nord ma di un partito nazionale a prevalente guida nordista, che sia capace di far muovere la locomotiva e allo stesso tempo di togliere i freni ai vagoni più lenti-.

Non vogliamo fare torto all’intelligenza dei lettori specificando quali siano i vagoni più lenti.

De Michelis rincara la dose e afferma che il percorso del Corridoio 5 – che collega Lisbona a Kiev, attraversando la Pianura padana, NoTav valsusini permettendo – dovrebbe essere deviato fino al porto di Civitavecchia. Proprio da lì, secondo il l’ex riccioluto Gianni ballerino – Enzo Biagi, memore della sua passione per la danza e dei trascorsi giudiziari, lo definì –un avanzo di balera– – partiranno le Autostrade del Mare verso Barcelona e Valencia.

Traduzione: i traffici commerciali provenienti dall’Africa e da Suez vanno in nave fino all’Italia centrosettentrionale per poi essere distribuiti in tutta Europa.

Saltando quel trascurabile pezzo d’Italia che è a sud della Linea Gustav.

Vivesse ancora, Riccardo Lombardi, un tempo mentore politico dell’ex ministro veneziano, gli chiederebbe : e il Mezzogiorno?.

E la stessa domanda dovrebbe essere rivolta al Ministro Sacconi dai Meridionali che hanno votato il suo partito.

Intendiamoci bene, non ce l’abbiamo con De Michelis e Sacconi: la loro tesi non è affatto campata in aria e vanno apprezzati per l’onestà con la quale esprimono le loro convinzioni.

Il fatto è che la pensano nello stesso modo centinaia di altri parlamentari, di maggioranza e di opposizione, mandati al Parlamento proprio da noi, i tacchini.

Nel silenzio vigliacco di un’opposizione di sinistra timorosa di inimicarsi quei ceti senza i quali non si può governare il Paese, che continua a coltivare la speranza di battere Berlusconi legandosi ai No-a-Tutto che penalizzano pesantemente il Mezzogiorno.

Una sinistra che, a parole, condanna la visione localistica della Lega in nome di una presunta unità del Paese, senza essere in grado di proporre nulla di alternativo. E preferisce Vendola (un Ponte tra due cosche) a un serio economista filo meridionale come Francesco Boccia.

Certo, sia il PdL che il PD si sprecano nel ribadire ipocritamente che l’Italia è una e una sola, ma alle chiacchiere non fanno seguire i fatti.

Tranne la promessa del Ponte sullo Stretto, considerata da Tremonti e dalla larga maggioranza del Consiglio dei Ministri come un’incomprensibile fissazione del Cavaliere.

Ripetiamo: un Nord che guida il treno, trascinando un Centro che viaggia in Vagone Letto e un Sud in Terza Classe ha una sua validità economica: troppe volte la classe politica meridionale si è dimostrata incapace di sviluppare progetti di crescita appena credibili, ma è semplicemente da pazzi che siano gli elettori/tacchini del Sud a sostenere cuochi pronti a farcirli e infilarli nel forno.

La storia più recente dovrebbe avere insegnato che, in Parlamento, più delle belle parole o delle affermazioni di principio vale la crudele forza dei numeri e, se gli elettori meridionali continueranno a non capire che le cabine elettorali possono trasformarsi in forni per tacchini … .

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