Lombardo all’Ars: «La maggioranza si è dissolta». A gennaio il nuovo governo

Lombardo all’Ars: «La maggioranza si è dissolta». A gennaio il nuovo governo

Lombardo all’Ars: «La maggioranza si è dissolta». A gennaio il nuovo governo

giovedì 03 Dicembre 2009 - 00:13

Nuova spaccatura sulla mozione di censura sul caso Armao, ritirata dall’opposizione e “rilanciata” dall’Udc. Il Pdl: «Si riparta dalla coalizione che ha vinto le elezioni». Il Pd: «Pronti a fare la nostra parte»

La crisi politica regionale è ormai conclamata, e mentre si studiano possibili quanto “futuristiche” alleanze a geometrie variabili, un dato è certo: il nuovo governo Lombardo vedrà la luce a gennaio. E’ quanto emerge dalla seduta di ieri sera dell’Ars, durante la quale lo stesso governatore si è lasciato andare a quella che può essere considerata una presa d’atto: «le forze che mi sostenevano si sono dissolte». Insomma, la maggioranza non c’è più. Una realtà ormai consolidata, soprattutto dopo la bocciatura del Dpef dei giorni scorsi. Questo non significa che nuove “amicizie” non possano nascere in seno al parlamento regionale. «Il voto contrario al Dpef – ha sottolineato Lombardo- è stato un ribaltone in aula al quale bisogna porre rimedio. L’Ars può sfiduciare il presidente. Io non sono inchiodato alla poltrone ma ho il dovere morale di portare avanti questo impegno perché lo devo ai siciliani. Se c’è un clima di serenità lavoriamo insieme». Soprattutto sulle riforme, campo nel quale il Pd, attraverso il capogruppo Antonello Cracolici, si dice «pronto a fare la propria parte». E un primo segnale è arrivato: proprio il Pd, infatti, “soddisfatto a metà” dell’ammissione di crisi di Lombardo («soltanto nel momento in cui verrà accertata la crisi del centrodestra saremo disponibili a valutare un percorso sulle riforme da realizzare»), ha ritirato la mozione di censura nei confronti dell’assessore Gaetano Armao (tecnico area Pdl Sicilia), finito sotto accusa per un presunto conflitto d’interessi intorno all’affaire termovalorizzatori. Armao ha rimesso le deleghe, e per l’opposizione la partita si è chiusa lì. «Il Pd ha vinto, volevamo il ritiro delle deleghe e lo abbiamo avuto senza votare la mozione che ritiriamo», ha affermato Cracolici.

Non la pensa allo stesso modo l’Udc, che con Giovanni Ardizzone ha spiegato che «l’oggetto della mozione non e’ assolutamente venuto meno: sarebbe stato così se il presidente Lombardo avesse revocato le deleghe, perché in tal modo avrebbe espresso il suo giudizio sull’operato di Armao, cosa che non è avvenuta». Ecco perché l’Udc rilancerà la questione con un nuovo ordine del giorno. Lombardo ha poi tentato di stemperare gli animi: «Se ho sbagliato e sono stato impulsivo o sgarbato, chiedo scusa. La maggioranza si deve muovere con coerenza. Ed è per questo che lancio un appello alle forze politiche a ai gruppi parlamentari». Ma al Pdl “lealista” tutto ciò non basta: «Lombardo scelga di ripartire dalla stessa coalizione con cui è stato eletto – ha detto il capogruppo Innocenzo Leontini – con dentro anche l’Udc, estromessa dalla giunta. Non ci piace l’appello generico a tutti. Sia chiaro e coerente». Ma per un Lombardo “ter” bisognerà aspettare gennaio, quando la riforma degli assessorati sarà realtà. Nel frattempo si valuterà la nomina di un esercizio provvisorio, anche se la crisi si “evolve” di giorno in giorno (il 9 dicembre Lombardo tornerà in aula all’Ars). Quale sarà la nuova coalizione di governo? Si passa da una riconferma di quella attuale ad un rientro dell’Udc, finendo con una soluzione alternativa ma, ad oggi, ancora improbabile, con dentro Pd e Pdl Sicilia. Una sorta di governo di “salute pubblica” finalizzato alla stagione delle riforme.

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