Politica

Reggio, gli strali di Ancora Italia: debito del Comune sopra i 300 milioni, urge il dissesto

REGGIO CALABRIA – Torna Ancora Italia sulle vicende del bilancio del Comune di Reggio Calabria. «La soluzione migliore per i cittadini sarebbe quella della dichiarazione del dissesto, ma una simile soluzione toglie agli assessori e consiglieri collusi uno strumento clientelare», afferma il portavoce del movimento politico Peppe Modafferi: per questo non verrebbe realizzata.

…Mezzo miliardo di euro “in fumo”?

A fine 2014, al momento dell’elezione di Peppe Falcomatà a sindaco insomma, il debito ammontava «a poco più di 100 milioni di euro e le forze di sinistra ululavano allo scandalo»; ma a fine 2020 «il debito dichiarato è stato di 400 milioni circa, significa che l’Amministrazione della “Primavera” ha bruciato ricchezza nei sei anni di amministrazione per 500 milioni di euro – dicono da Ancora Italia -. Tra il 2020 e il 2021 ha ricevuto a fondo perduto 140 milioni di euro. A fine 2021 pare che il debito si aggirasse intorno ai 300 milioni».
Mentre in atto le carenze manutentive e il degrado sarebbero «frutto, oltre che dell’incapacitá di chi amministra, anche della carenza di liquidità» che avrebbero co-generato gli amministratori senza peraltro, si legge nella nota indirizzata ai media, «che la città abbia tratto alcun beneficio».

Pesantissime ripercussioni sui creditori dell’Ente

Il censimento dei debiti commerciali oggetto di recente bando, poi, non ha fin qui ottenuto – neanche in Seconda Commissione consiliare “Bilancio” – i chiarimenti dovuti. Modafferi & C., peraltro, contestano le dichiarazioni di Irene Calabrò sulla “necessarietà” dell’avviso in base alla Finanziaria 2021: in realtà, ribattono, la rilevazione dei debiti commerciali non è un obbligo ma solo «una delle condizioni necessarie richieste per ottenere un finanziamento pluriennale».
Ma al di là della poco rincuorante circostanza che i cittadini reggini vedano i loro amministratori “costretti” a chiedere l’ennesimo finanziamento ventennale, preoccupano le eventuali conseguenze quali possibili aumenti dei tributi e dei canoni concessori, blocco delle procedure esecutive, riduzione dei dirigenti.
In più, ci sono altri profili inquietanti: in primis, la scarsa pubblicizzazione dell’avviso quando invece, se entro 60 giorni un creditore commerciale non reclama e quantifica il proprio credito verso l’Ente locale, perde il diritto a riscuoterlo.
E poi, il Comune non riconoscerà l’intero dovuto, ma una somma dal 40% (per i debiti vecchi di oltre dieci anni) all’80% al massimo (debiti più recenti).

«L’assessore Calabrò riveli l’ammontare del debito»

Ancora Italia chiede peraltro all’assessore comunale alle Finanze Irene Calabrò di rendere pubblico l’ammontare del debito; primo, inderogabile “paletto” di reale trasparenza. In seconda battuta, il movimento politico censura la presunta «situazione fallimentare in cui versa il Comune» e dalla quale non vorrebbe uscire, appunto tramite il ricorso allo strumento del dissesto, «per perverse logiche clientelari».
Senza per questo lasciar passare in cavalleria l’«imbarazzante silenzio» dei consiglieri d’opposizione di centrodestra sull’argomento.