Vertenza Caronte, Orsatrasporti e Filt Cgil attaccano l’azienda

“Sarà forse una coincidenza ma questa riunione a 48 ore dalle elezioni e la successiva convocata per il 30 ottobre, a urne chiuse, puzza di bluff pre-elettorale o comunque di bluff tattico da parte dell’azienda”. Non usa mezzi termini Michele Barresi, OrSA trasporti, a proposito dell’incontro-fiume di ieri al Royal tra i rappresentanti della Caronte-Tourist e le organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil, sui 69 licenziamenti annunciati dall’azienda lo scorso mese.

“Diciamolo pure, quella che si è celebrata ieri è stata quasi una farsa- prosegue Barresi-, anche perché, come sostiene l’OrSa, inascoltata e non invitata nelle sedi di contrattazione il ricorrere per i licenziamenti alla legge 233 è illegittimo dal momento che la norma non si applica ai marittimi”.

Di fatto dopo otto ore di riunione la società ha deciso di “congelare” i tagli, annunciati per far fronte ad una crisi aziendale, e riconvocare le parti (esclusa l’OrSa anche stavolta) per il 30 ottobre, e nel frattempo valutare la proposta presentata da Cgil, Cisl e Uil di un piano di prepensionamenti.

“La società ha il vizio di voler scegliersi la controparte, ma noi con 73 iscritti su 280 stiamo diventando il primo sindacato in azienda e i marittimi che hanno aderito massicciamente agli scioperi non accettano che qualcuno decida le loro sorti senza consultarli. Per questo chiediamo, come OrSa intanto di essere convocati al tavolo delle contrattazioni e poi che non vengano prese decisioni senza consultare i lavoratori. Sul piano di prepensionamento deve effettuarsi un referendum tra i dipendenti. Non è possibile che non si faccia neanche un’assemblea per comunicare le proposte sul tavolo”.

L’organizzazione sindacale è pronta allo sciopero ad oltranza per protestare contro una serie di comportamenti che finiscono col far pagare ai lavoratori non un momento di crisi ma una perdita di profitto.

“Abbiamo chiesto di vedere i bilanci-prosegue il sindacalista- anche perché la Caronte ha chiuso il 2011 con un bilancio in attivo di 1 milione ed 800 mila euro. Non comprendiamo perché il mancato profitto dell’azienda debba finire sulle spalle dei lavoratori. Annunciano 69 licenziamenti ma poi scopriamo che non esiste alcun piano di dismissione né di naviglio né di altro. La verità è un’altra”.

Secondo l’OrSa l’intera vicenda della mobilità e della crisi aziendale servirebbe a coprire un’altra realtà, e cioè l’ipotesi di puntare ad abolire il 5°turno (ottenuto negli anni scorsi con battaglie sindacali) e non rinnovare il contratto integrativo scaduto da 5 anni.

“Un bilancio del 2011 chiuso in attivo di quasi 2 milioni di euro-si legge in un comunicato dei rappresentanti OrSa Massaro, Di Maio, Barresi- comporta numeri che diventano offensivi per altre aziende realmente in difficoltà, qualora si decidesse di concedere alla società ulteriori agevolazioni. Considerato anche che opera nei fatti in regime di monopolio nello Stretto. Eventuali accordi futuri non possono prescindere né dal mantenimento del quinto turno, né dal rinnovo del contratto integrativo, né dal referendum tra i lavoratori. Non si possono fare i conti senza l’oste”.

Anche la Cgil non è rimasta per nulla soddisfatta dal vertice di ieri al Royal, rivelatosi più una maratona di parole che non di passi avanti.

“Per noi è fondamentale altre soluzioni che scongiurino i 69 licenziamenti che a fine novembre con o senza accordo saranno purtroppo operativi- dichiara Pino Foti, Filt Cgil– Dopo 7 ore di serrato e duro confronto, l`azienda non ha accettato di revocare i licenziamenti ed ha rimandato qualunque decisione al tavolo di martedi`. Siamo convinti che solo un buon accordo puo` evitare i licenziamenti e continuare a garantire occupazione e diritti”.

La Cgil sa bene che il percorso è lungo e nient’affatto semplice, ma le parti devono iniziare a dialogare senza muro contro muro.

“Se martedì- conclude Foti- la società non dovesse accettare le nostre richieste to e dimostrera` che vuole avere le mani libere per licenziare. La vertenza e` tutt`altro che conclusa”.

Rosaria Brancato