L’analisi - Conoscenza e prevenzione sismica. Le verifiche di sicurezza degli edifici

L’analisi – Conoscenza e prevenzione sismica. Le verifiche di sicurezza degli edifici

L’analisi – Conoscenza e prevenzione sismica. Le verifiche di sicurezza degli edifici

lunedì 21 Marzo 2011 - 09:36

Di seguito pubblichiamo il contributo dell'ex direttore del servizio sismico della Regione Siciliana Leonardo Santoro

Sarebbe bello conoscere il futuro. Sarebbe bello avere la certezza o almeno la speranza che l’edificio che abitiamo, la scuola dove studiano i nostri figli, l’ospedale dove veniamo curati, il viadotto su cui transitiamo tutti i giorni, non crolleranno quando e non, se, arriverà un terremoto a Messina. Oggi si può. La moderna ingegneria antisismica è capace di simulare l’azione del terremoto e “predirci” se una struttura ha in sé la capacità di dissipare l’energia scatenata dal terremoto o invece crolla prima che tale energia raggiunga il suo massimo. Oggi è possibile cioè effettuare una efficace verifica tecnica dei livelli di sicurezza sismica di una struttura.

Vado per ordine.

Dopo il terremoto del 2002 che causò il crollo di una scuola a San Giuliano di Puglia, lo Stato emanò un’Ordinanza nazionale di protezione civile, la n.3274/2003 che imponeva l’obbligo per tutti gli Enti proprietari di strutture strategiche ai fini di protezione civile o rilevanti ai fini di un eventuale collasso, di provvedere alla verifica delle loro capacità di resistere all’azione di un terremoto violento.

Tale obbligo passava attraverso una prima fase in cui tali strutture ed i relativi Enti proprietari dovevano essere individuate dalle Regioni.

Con una delibera di Giunta regionale, la n.408 del 2004 questo in Sicilia avvenne. Tutti gli Enti furono avvertiti, fu costituita una banca dati contenente tutte queste strutture. Furono stanziati dallo Stato i fondi per effettuare tali verifiche.

In cosa consistevano tali verifiche, a quali risultati conducevano, quali azioni dovevano essere poste in essere dagli Enti proprietari a seguito degli esiti, eventualmente negativi, di tali verifiche sismiche.

Innanzitutto, in cosa consistono tali verifiche. Esse passano attraverso tre fasi fondamentali.

Una anamnesi in cui viene studiata l’origine della struttura. Età, caratteristiche e scelte progettuali, materiali utilizzati per la realizzazione, esiti del collaudo finale, destinazione d’uso possibile in condizioni di sicurezza.

Una diagnosi da cui, attraverso una campagna di indagini su strutture e terreni di fondazione, si ricavano le caratteristiche di resistenza attuali dei materiali strutturali, numero di barre di ferro utilizzate, qualità dei calcestruzzi, natura del terreno di fondazione e caratteristiche di trasmissione delle onde sismiche dal suolo all’apparato fondale.

Conosciute le caratteristiche di resistenza dei materiali costitutivi, la struttura viene modellata al computer e ad essa viene applicata la sollecitazione sismica prevista per il massimo terremoto possibile nel sito, in termini sia di accelerazione sismica che di periodo di ritorno di tale evento sismico di riferimento.

Quelle che vengono così effettuate sono una serie di verifiche agli stati limite di: operatività; danno; salvaguardia della vita ed, infine, di collasso.

A queste sollecitazioni crescenti corrispondono, da parte della struttura, una determinata capacità di resistenza.

Esistono cioè livelli crescenti di accelerazioni al suolo e tempi di ritorno dei terremoti di riferimento oltre i quali la struttura appunto: non è più operativa; viene danneggiata; si danneggia ma, non crollando ancora, rimane salvaguardata la vita degli occupanti; crolla.

Tali valori rappresentano quindi i limiti di resistenza della struttura.

Se questi valori vengono rapportati con i valori di accelerazione al suolo e tempi di ritorno dei terremoti previsti nell’area di sedime dell’opera si ha contezza della reale capacità di resistere da parte dell’opera.

Vale a dire se, dalle calcolazioni agli stati limite, si è visto che la struttura verrebbe danneggiata gravemente al raggiungimento di un livello di accelerazione al suolo di 0,15 g (15% dell’accelerazione di gravità che è pari a 9,81 m/sec.q.) e l’accelerazione di danneggiamento prevista in quel luogo dalle mappe di pericolosità (che hanno oggi sostituito per legge la classificazione sismica, n.d.r.) è pari a 0,10 g, significherà che la struttura ha la probabilità del 63 % di non rimanere danneggiata gravemente.

Analoghe considerazioni vengono fatte in termini di tempo di ritorno del terremoto.

L’ultima fase delle verifiche sismiche è una prognosi nella quale, a seguito dei risultati di tali calcolazioni, è possibile decidere quale debba essere la vita residua della struttura, quali siano gli interventi possibili di recupero, quale la funzione da assegnare alla struttura nella sua vita residua.

Apparentemente tali verifiche quindi possono dare risultati a prima vista non comprensibili sia in senso positivo che negativo di evidente sicurezza strutturale.

Un Ospedale, per esempio, che sia stato costruito nel 1911, caratterizzato da calcestruzzi che evidenziano dalle prove di schiacciamento delle carote di conglomerato cementizio, resistenze molto basse, diciamo un quarto di quelle originarie e presenta un numero di barre di ferro in quantità limitate, potrebbe, da tali verifiche non rispondere alla verifica per lo stato limite di esercizio ed ai conseguenti limiti rigorosi imposti dalle verifiche sismiche descritte.

Si badi bene però. Con tali verifiche si chiede ad una struttura costruita appunto novanta anni fa di resistere a valori di accelerazione e sollecitazioni sismiche previste oggi dall’attuale normativa. Ma c’è anche da considerare che tale struttura ha già superato, indenne, il collaudo del tempo e degli eventi sismici via via succedutisi dall’epoca di costruzione fino ad oggi.

Anche di questo si deve tenere debito conto assieme alle risorse di resistenza residua cui la struttura attinge dissipando l’energia sismica.

Mi riferisco alle murature collaboranti, ai solai rigidi, ai margini di sicurezza imposti dalle norme vigenti all’epoca di costruzione.

L’insieme di tali fattori consente un giudizio finale e tutto sommato statisticamente affidabile, dal punto di vista probabilistico, sull’effettiva vulnerabilità sismica dell’opera.

Di contro un edificio recente, diciamo una scuola costruita nel 1970 che presenti, dalle prove di carotaggio, calcestruzzi realizzati con sabbie marine o rileva la posa in opera di barre di acciaio corrose dalle correnti galvaniche presenti nel sottosuolo, può apparentemente rispondere in termini di geometria strutturale, ai moderni dettami normativi, fornire risultati di soddisfacente sicurezza sismica al danno lieve ma, contemporaneamente, non garantire sufficienti margini di sicurezza alla verifica dello stato limite di collasso.

Di tutti questi fattori, quindi, il tecnico competente deve tenere conto applicando “cum grano salis” i principi normativi che, rammento, dettano le regole generali che non possono che cristallizzare una metodologia, non certo valutare ogni possibile casistica esistente.

Per concludere, un accenno a ciò che, in provincia di Messina è stato fatto. Ingenti sono state le risorse finanziarie assegnate per l’effettuazione delle verifiche sismiche. Svariati sono stati gli edifici ed i ponti oggetto di controlli.

Certo c’è ancora moltissimo da fare oggi che, lo Stato, scaduto il periodo concesso alle Amministrazioni pubbliche per l’effettuazione delle citate verifiche sismiche (31 dicembre 2010), ha iniziato a finanziare gli interventi di adeguamento o miglioramento sismico solo ed esclusivamente sulle strutture per le quali siano disponibili le risultanze di tali verifiche sismiche.

Deve quindi essere chiaro da subito che oggi, nessun alibi è possibile addurre da parte di un Ente che ad oggi non abbia provveduto ad effettuare le verifiche sismiche delle proprie strutture. Verifiche, sottolineo, caratterizzate dall’obbligatorietà imposta dall’Ordinanza di protezione civile citata in premessa.

Oggi le Istituzioni preposte hanno quindi la possibilità di predisporre piani di protezione civile in cui inserire, quali strutture strategiche o rilevanti, manufatti che effettivamente abbiano fornito garanzie di sicurezza a fronte delle verifiche sismiche effettuate.

Tutto il resto è colpevole ammissione di una inconsapevole o una incosciente sottovalutazione del rischio sismico.

Leonardo Santoro

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