Occupazione femminile: a Messina non si oltrepassa il 29,2%. Per la Cisl un dato allarmante

Occupazione femminile: a Messina non si oltrepassa il 29,2%. Per la Cisl un dato allarmante

Occupazione femminile: a Messina non si oltrepassa il 29,2%. Per la Cisl un dato allarmante

giovedì 25 Febbraio 2010 - 12:11

Nel convegno tenutosi questa mattina a S. Maria Alemanna proposte e iniziative per migliorare la posizione lavorativa delle donne

A Messina lavora soltanto il 29.2% delle donne. Un dato allarmante per la Cisl che ha evidenziato la preoccupante situazione dell’occupazione femminile nel corso del convegno tenutosi presso la Chiesa S. Maria Alemanna alla presenza del segretario nazionale confederale Liliana Ocmin, titolare della delega alle politiche migratorie, alle donne e ai giovani, e del segretario regionale della Cisl Maurizio Bernava. Il secondo dato emerso nel corso dei lavori è quello riguardante le donne disoccupate: Messina è al quinto posto nazionale per donne che cercano lavoro con il 19%. Al primo posto c’è Enna con il 22.2%, al secondo Sassari col 21,5%, poi di seguito Lecce 20,2% e Palermo 19,8%.

Ma Messina ha anche un altro primato: tra il 2007 e il 2008 ha visto aumentare la disoccupazione femminile di ben 4,8 punti percentuali: le donne disoccupate sono passate da 13.000 nel 2007 a 17.000 nel 2008. Tutto questo nonostante le ingenti somme derivanti dai fondi europei che la Regione ha stanziato per la formazione e l’inserimento lavorativo delle donne. Un altro dato è la grave carenza degli asili nido comunali Il piano dei nidi comunali del 1979 prevedeva 19 asili nido, ad oggi sono solo 2. Una carenza che penalizza le famiglie costrette a supplire ricorrendo a strutture private con un notevole dispendio economico che non tutte sono in grado di fronteggiare. Per comprendere l’entità del fenomeno a Messina basta considerare che i bambini al di sotto dei 3 anni sono circa 9.600 e di questi circa 600 sono stranieri. Per questi ci sono solo 73 posti negli asili nido comunali.

L’Italia – ha sottolineato Mariella Crisafulli nella sua relazione – è molto lontana dall’obiettivo del trattato di Lisbona del 2000 che prevede nel 2010 una copertura territoriale di asili nido ad almeno il 33% dei bambini al di sotto dei 3 anni. Messina è anni luce distante, con solo lo 0,7% di copertura del servizio. I due soli nidi pubblici sono entrambi nella zona nord: a San Licandro accoglie i bambini da 3 mesi a 3 anni, 48 bambini. ‘L’angolo del Cucciolo’ accoglie, invece, 25 bambini da uno a 3 anni. E’ stata anche annunciata l’apertura del nuovo asilo nido a Camaro che potrà accogliere 25 bambini, ma si tratta sempre di una goccia nel mare, e consentirà a Messina di passare dallo 0,7% all’1 % di copertura del servizio. Ma – ha spiegato la Crisafulli – senza dati costantemente aggiornati non è possibile sviluppare politiche di azione finalizzate all’inserimento delle donne nel mercato del lavoro”.

La Cisl ha chiesto la costituzione presso la Provincia Regionale di Messina di un “Osservatorio Donna Lavoro” che serva a rilanciare l’occupazione femminile e allo stesso tempo svolga azione di monitoraggio delle condizioni delle donne nel nostro territorio, mediante partenariato con attori sociali e istituzionali come l’Inps, l’Assessorato provinciale al lavoro, l’Assessorato provinciale alle pari opportunità, l’Ufficio provinciale del lavoro. Il sindacato ha lanciato anche la proposta di istituire un tavolo per contrastare l’occupazione irregolare e le discriminazioni di genere nel mondo del lavoro, sensibilizzando le aziende a utilizzare i finanziamenti previsti per le politiche di conciliazione, promuovendo l’utilizzo del telelavoro e dei servizi di supporto come potrebbero essere asili nido aziendali e/o interaziendali e centri estivi.

“Il Mezzogiorno – ha spiegato la segretaria nazionale Liliana Ocmin – è una vera emergenza nazionale. Serve un grande Piano di Rilancio per il Sud che, a partire anche dalla riformulazione dell’utilizzo dei fondi strutturali per il Mezzogiorno, sia in grado di sostenere e premiare l’occupazione femminile, tuttora fortemente penalizzata. In Italia, oggi, lavora solo il 46 per cento delle donne; sette milioni di donne in età lavorativa sono fuori dal mercato del lavoro e al sud il tasso di occupazione crolla al 35 per cento, mentre a Messina lavora solo il 29,2% delle donne.

Servono proposte per le donne meridionali, che vivono sulla propria pelle la difficoltà quotidiana della crisi e l’eredità pesante dei problemi strutturali del territorio. Dobbiamo stimolare il recupero del territorio e la sua valorizzazione, ricercare nuove opportunità, incoraggiare forme di piccola imprenditoria femminile legata alla tutela e alla conservazione del territorio. Chiediamo il miglioramento e l’ottimizzazione dei servizi per l’impiego, pubblici e privati, rendendoli funzionali al profilo di un mercato del lavoro in evoluzione. Il potenziamento dei servizi alla famiglia, alla persona e all’infanzia anche attraverso l’utilizzo di strumenti come i voucher o “buoni lavoro” per prestazioni occasionali relative alla cura della famiglia. Una diversa redistribuzione dei compiti e corresponsabilità all’interno della famiglia, in vista di un rinnovato concetto di nucleo familiare, inteso come nuova responsabilità genitoriale”.

Liliana Ocmin ha ricordato come la Cisl abbia lanciato proposte orientate a una P.A. al servizio dei cittadini e dell’impresa, con iniziative tese a migliorare l’offerta e i costi dei servizi, liberando anche risorse da destinare ad una politica di crescita, di investimenti e di contrattazione. “Una Pubblica Amministrazione efficace, efficiente e produttiva diventa nodo strategico nell’economia e nella vita sociale del Paese – ha detto – incidendo profondamente nella formazione del PIL e nella redistribuzione della ricchezza. Intervenire su più fronti per agevolare l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro, in particolare sul rapporto tra scuola e percorsi di formazione, coerenti con le attitudini dei giovani e con i fabbisogni professionali del mercato del lavoro a medio e a lungo termine; sull’alternanza tra fasi d’istruzione e di studio in aula e tirocini esterni, per integrare l’istruzione formale col “saper fare”, stimolare nei giovani, una consapevole scelta professionale e lavorativa; sull’innalzamento dell’età per l’accesso all’apprendistato e sull’incremento degli sgravi fiscali per le imprese che assumono giovani apprendisti”.

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