Il punto di vista - Gli abitanti invisibili delle periferie

Il punto di vista – Gli abitanti invisibili delle periferie

Il punto di vista – Gli abitanti invisibili delle periferie

domenica 28 Febbraio 2010 - 10:05

Lo -sfogo- della presidente di Legambiente Messina Santina Fuschi sulla situazione di chi abita le zone periferiche della città. Domani intanto programmate le operazioni di bonifica del litorale di Maregorsso. Alla Provincia conferenza stampa promossa dal Cesv e da altre associazioni messinesi

Un’amara riflessione quella della presidente di Legambiente Messina Santina Fuschi sul ruolo e soprattutto sulla funzione svolta oggi dalle periferie, sempre più periferie e sempre meno aree cittadine, nonostante la vicinanza con le zone del centro. Punti di ritrovo per abitanti che diventano invisibili, come scrive la rappresentante di Legambiente, costituiti da ammassi di capannoni spesso ricoperti di eternit dove non esistono condizioni igienico-sanitarie accettabli. Negli ultimi giorni sta facendo scalpore il caso delle baracche fatiscenti ed abusive di Maregrosso, abitate da famiglie destinatarie di provvedimenti di sgombero per dare via alle operazioni di bonifica del litorale. Un esempio di povertà nella povertà e ancor più di carenza di dialogo fra le istituzioni: l’assessore alle politiche sociali Pinella Aliberti ha infatti dichiarato di non essere stata a conoscenza degli interventi programmati sul litorale e dunque di non aver potuto predisporre misure di accoglienza per le famiglie di stranieri. Domani intanto si procederà alle operazioni di bonifica per l’eliminazione dell’eternit e altri materiali di scarto, alla Provincia invece conferenza stampa da parte di alcune associazioni messinesi per denunciare la situazione di tante comunità migranti presenti sul territorio citadino e per consegnare al sindaco le firme raccolte dal fronte sociale in difesa dei Rom. Alle 14 poi sit-in di fronte la prefettura per sollecitare il Parlamento italiano al ripristino delle garanzie costituzionali e al riconoscimento dei diritti fondamentali dei migranti. Seguirà alle 18, a Piazza Cairoli, un presidio per informare e sensibilizzare i cittadini.

Le periferie nascono a seguito di una serie di leggi del 1901(legge sanitaria), 1903 e 1908 (sulle case popolari) e del 1942 (legge Urbanistica). Nascono, quindi, essenzialmente per soddisfare un bisogno di ordine igienico-democratico: case a basso costo su aree edificabili a basso costo. Ben presto periferia significa allontanamento dal centro delle città, gli abitanti diventano invisibili: solo una concentrazione di classi disagiate, di servizi inesistenti e capannoni. Il centro diventa sede privilegiato del potere economico e politico, l’unico posto in cui è ancora possibile instaurare relazioni non anonime. Si ha il cosiddetto “zoning”: una classificazione del territorio che ha creato i mostri, i non luoghi, la differenza sempre più sostanziale tra spazio collettivo e privato. Insomma l’urbanistica passa da scienza ad affare politico-economico. Il centro insieme alle periferie diventano città dalla fisionomia disordinata tra l’abuso di edilizia e dispersione dei luoghi. Oggi, alla luce delle nuove esigenze di cultura e tempo libero, si cerca di gestire le periferie in un modo diverso ma il ritardo è notevole soprattutto a causa della confusione di urbanisti e politici che progettano da semplici abbellimenti ad opere faraoniche. Al cittadino periferico ed emarginato manca tutto e non ha sufficienti conoscenze per fare proposte. Di conseguenza, il degrado aumenta così come il disagio, il traffico e l’inquinamento. Bisognerebbe mettere allo stesso tavolo amministrazioni e intellettuali, economia e cultura, normativa e sperimentazione: un lavoro impossibile se manca la volontà di fare e la duttilità di regolarsi in base alle diverse realtà territoriali. Tutto ciò da introduzione all’immagine di Messina, una città in cui spesso periferia e centro hanno simili disagi. Una città attraversata da buche sull’asfalto più che da strade. Una città dai cassonetti colmi e abbandonati e da una periferia disseminata di discariche abusive. Una città attraversata ogni 20 minuti dal tram, seppure lento, e la periferia raggiunta sporadicamente da autobus inquinanti. Dov’è la bella Messina degli anni 40 e 50? Durante la seconda notte della cultura alla galleria INPS una mostra fotografica ha testimoniato un cambiamento peggiorativo progressivo nel tempo. Da splendidi palazzi, bei viali alberati, colline verdi si è passati ad una architettura, ben rappresentata oggi per es. dal “palazzo della cultura”, agli sventramenti e all’azzeramento delle colline per dare vita ad agglomerati di pseudo villette. E che dire della cultura??? Oggi si plaude alla “notte delle cultura” come ad un evento straordinario. Fino a qualche anno fa festival e rassegne di respiro internazionali, teatri all’aperto. Cambiamenti in onore del progresso, di una modernità falsa e gretta. La vera innovazione sarebbe una Messina sostenibile, aperta ed accogliente per il turista, con iniziative continue e di largo spettro di natura culturale da offrire come alternativa alla banale movida. Poche azioni che restituirebbero tono e spessore ad una città che nasconde e camuffa sotto il cemento i suoi tesori, come i ritrovamenti archeologici. Che scotto altissimo paghiamo. Eppure Messina ha subito pestilenze, terremoti, saccheggi e guerre ed è sempre risorta. Che rammarico pensare che non riesce ad approfittare in senso costruttivo delle sue sette vite. Per contro ne approfittano i costruttori di case come è facile notare dal piano regolatore che prevede uno sviluppo insostenibile, fatto di palazzi, di varianti di destinazione d’uso. “Eppur si muove” Messina, dalle colline al mare, non degrada, scivola, crolla, sprofonda….

Santina Fuschi

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