Strage di gatti randagi a Messina: indagini in corso

Strage di gatti randagi a Messina: indagini in corso

Iria Cogliani

Strage di gatti randagi a Messina: indagini in corso

venerdì 13 Dicembre 2024 - 10:00

L'ultimo caso dIetro l'ospedale Piemonte. Una petizione a Ganzirri e il parere del comandante Giardina in una città divisa tra chi li aiuta e chi li tortura

MESSINA – Randagi, questi clandestini. Clandestini che possono essere uccisi, cacciati, feriti, abbandonati. E, sì, la convivenza tra uomini e animali, soprattutto se liberi nelle strade, nelle piazze, nelle spiagge, sulle colline o tra gli alberi, non è facile. I cani fanno paura, con quei loro denti-pugnali universalmente chiamati canini. I gatti fanno sporcizia, così tanti quanti sono. E, ovviamente, non c’è neanche da parlare di topi, insetti, serpentelli e meduse.

Convivenza difficile

Però c’è un “però” enorme da considerare. Le regole della convivenza sono stabilite dall’essere umano, animale anch’egli, ovviamente (vertebrato, mammifero, dell’ordine dei primati). È l’essere umano che fa o non fa quelle azioni in grado di rendere l’esistenza e la co-esistenza degne di essere vissute. Ecco perché molti cittadini e cittadine hanno a cuore i “loro” randagi. Registrano le colonie di felini, per esempio. Portano loro da mangiare e da bere. Si preoccupano di curarli, di liberarli dai parassiti, quando possono si occupano di metterli in sicurezza, trovare adozioni e stalli.

E spesso questi cittadini e cittadine si sentono soli, abbandonati. Non di rado sono anche invisi ai vicini e aspramente criticati. «I gatti sporcano». «Portano malattie». «Non ne posso più di vedere i gattini schiacciati dalle macchine». I gattari (o le gattare) «lasciano immondizia ovunque». «La città è fatta per le persone non per i gatti». «Se nessuno mettesse da mangiare i gatti se ne andrebbero e ci lascerebbero in pace». «Le case di una zona con tanti gatti si deprezzano». E via dicendo.

Una questione di legge

«Maltrattare, ammazzare, torturare, rapire, abbandonare animali sono tutti reati penalmente perseguibili e severamente puniti», ricorda il comandante della polizia municipale di Messina Giovanni Giardina. E infatti l’ art. 544 ter del Codice penale recita: «Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da tre a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro. La stessa pena si applica a chiunque somministra agli animali sostanze stupefacenti o vietate ovvero li sottopone a trattamenti che procurano un danno alla salute degli stessi. La pena è aumentata della metà se dai fatti di cui al primo comma deriva la morte dell’animale».

In cerca dei colpevoli

Si tratta, però, di reati che raramente sono scoperti, vien da ribattere. «Per muoverci bene abbiamo bisogno di indicazioni», risponde il comandante. E fa un esempio attualissimo. «In questi giorni la sezione decoro urbano e benessere degli animali è impegnata a fare accuratissime indagini nell’area che resta dietro l’ospedale Piemonte. Una persona ci ha avvertito che fino a poco tempo fa qui vivevano decine di gatti, una sessantina ha detto. Molti di questi gatti sono stati ritrovati morti, probabilmente avvelenati. Tantissimi altri sono letteralmente scomparsi e non se ne sa niente. Tutto questo nel giro di pochissimo tempo. “È stata una strage”, ha detto questa persona. Noi stiamo prendendo informazioni in loco. Stiamo visionando i video delle telecamere esistenti. Non intendiamo fermarci. Abbiamo preso molto seriamente la segnalazione. Ecco, noi siamo qui anche per far rispettare le leggi contro il maltrattamento degli animali».

Appello e denuncia

Comunque sia, Messina sembra divisa tra chi accudisce i gatti randagi e chi non li tollera (al di là delle leggi che li proteggono e ne affidano la salvaguardia al Comune). Un caso emblematico è quello della Zona Nord – Ganzirri.

Un gruppo di residenti si sta dando da fare per far firmare una petizione da presentare alla Circoscrizione. C’è dentro una denuncia contro «quegli esseri, diciamo, umani che infliggono torture di giornaliera crudeltà prendendo a calci i gatti della zona, distruggendo i piccoli ripari costruiti per loro, avvelenandoli». E c’è dentro anche una richiesta, perché «le tasche dei volontari» non possono bastare a sfamare, curare, proteggere. Soprattutto quest’anno «che è stato un “annus horribilis”, con decine di gattini lasciati in mezzo alle carreggiate, sulla Panoramica, sulla litoranea, e intere colonie “scomparse” nottetempo». C’è qualcosa che non funziona – concludono i firmatari – in una società moderna e progredita che delega ai volontari ciò che per legge dovrebbe essere compiuto dalle amministrazioni.

Quaggiù qualcuno li odia

E mentre questi residenti si ergono a difesa dei gatti (ma anche dei cani, come si legge in altre parti del documento), ci sono altri residenti della stessa zona che – in un turbinìo di telefonate e di accuse “on the road” – ce l’hanno con chi dà da mangiare ai gatti del territorio. Le ragioni addotte sono sempre più o meno le stesse: i piattini con il cibo sono “immondizia”, le scodelle con l’acqua creano “disordine”, i gatti “sono troppi”, “graffiano i sedili delle moto”, “fanno un rumore insopportabile quando si bisticciano per le femmine”, “fanno pipì ovunque”.

C’è del vero in queste accuse, ovviamente. Peccato però che i gatti non sappiano usare scopa e straccio, detersivo e secchio. Peccato non sappiano prenotare un intervento di sterilizzazione dal veterinario né abbiano i soldi con cui pagarlo. Peccato che, ormai, non siano capaci neanche di cacciare il proprio cibo (se non, magari, nei cesti di immondizia, con quel che ne consegue). Di fatto chi non vuole che siano accuditi li condanna – più o meno consapevolmente – a morte.

Randagi? No, di proprietà

E chi invece se ne occupa e preoccupa? Ecco, frequentemente rischia di pentirsene. È capitato non ad una sola persona di aver prelevato un gatto in fin di vita dalla strada e averlo portato direttamente all’OVUD (l’ospedale veterinario universitario) per scoprire solo lì che non avendo interpellato la polizia municipale il gatto a quel punto non figurava più come randagio ma di proprietà. Risultato? Tutte le spese finiscono a carico del cittadino di buon cuore e non, come è per i randagi, a carico del Comune. «Non avendo attivato le procedure di soccorso previste dalla normativa in materia di soccorso animali, nessun costo può essere addebitato a questo Comune. Pertanto i costi del ricovero e cura dl gatto di cui sopra sono totalmente a carico di chi lo ha fatto ricoverare in clinica», ha risposto l’ufficio comunale (in data 14 giugno) ad una soccorritrice. La quale a sua volta ha scritto: «Provvederò io alle spese. Naturalmente MAI più mi occuperò di un randagio».

Intanto, il Servizio Sanità del Comune ha, tra gli altri, il compito di realizzare «attività relative alla gestione del randagismo ed il “benessere animale”».

Benessere animale?

E anche se è vero che la legge non ammette ignoranza, anche se è vero che la procedura corretta prevede che si avvertano i vigili e che sia l’apposito servizio a trasferire l’animale malato all’ospedale veterinario, anche se è vero tutto questo, restano comunque aperte due questioni.

La prima è che, per quanto celere possa essere l’intervento comunale, i tempi si dilatano comunque rispetto ad un trasporto immediato (a proposito: il gatto per cui quella privata cittadina ha pagato le spese di visita, cura e ricovero, è morto, era gravissimo e non si è riusciti a salvarlo).

La seconda questione attiene ai rapporti tra cittadinanza e pubblica amministrazione. Non esiste un modo per snidare i truffatori, quelli che vogliono per il proprio animale cure gratuite e per questo lo “spacciano” per randagio, e, allo stesso tempo, evitare di infierire sulle persone in buona fede, che ci sono e non sono poche? La risposta del comandante Giardina è possibilista. «Un modo andrebbe trovato», dice. Anche se non è facile, lo capiamo tutti.

In evidenza foto di Annalisa I. da Pixabay.

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7 commenti

  1. Forse, dico forse (non ho notizie), qualcuno si è rotto le scatole di brutto, a causa dei tanti randagi, e ha deciso di risolvere il problema in malo modo. Ma se il Comune, avesse fatto al propria parte negli anni (cattura di tutti i randagi), nessuno sarebbe arrivato a questo eccesso sbagliato. Né ancora qualcuno mi ha saputo spiegare perché dovrei perdere almeno mezza giornata del mio prezioso tempo, se trovo nel mio giardino un animale randagio, quindi non mio. Se va bene, almeno mezza giornata. Io sono responsabile solo e soltanto dei miei animali, se ne ho. E ci sarebbe altro da dire (allergie, orti coltivati, assalto alla differenziata, di solito umido, ecc.)

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  2. Nstwviva il duce 13 Dicembre 2024 12:38

    Se ‘sti gatti randagi facessero i bisogni nel vostro giardino, sul vostro tappeto davanti la porta, o sulle piante nei vostri vasi, sareste così benevoli nei loro confronti? Comunque avvelenarli no e neanche maltrattarli.

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  3. Premetto che sia disumano uccidere un animale, anche quando potenzialmente pericoloso per gli uomini come lo può essere un orso. Questo perché la terra non è esclusiva proprietà dell’uomo.
    Il punto è un altro: formare artificiosamente una colonia di gatti è snaturarli. I gatti sono felini, quindi predatori; si dividono il territorio e cacciano in competizione tra loro. Vederli bighellonare distratti e annoiati nella zona di distribuzione del cibo (che molte volte è anche un pericoloso asse viario) è umiliante per un animale, sinonimo di fierezza e autosufficienza da un padrone.
    Senza contare quanto possa essere pericoloso se all’improvviso venisse a mancare il supporto alimentare per un animale che ha ormai scordato come procacciarsi autonomamente il cibo. Per cui, se ultimamente i gatti hanno problemi di qualunque genere gli unici responsabili sono coloro che per cinque minuti al giorno li sfamano per poi abbandonarli al loro destino. I gatti sono sempre sopravvissuti indipendentemente dall’aiuto dell’uomo, talvolta anche furbescamente sfruttandolo. Non hanno bisogno di interessati benefattori, che per 5 minuti al giorno vogliono sentirsi ipocritamente in sintonia con la natura.

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  4. Per Franco e chi la pensa come lui: spero che siate invasi da topi, blatte e quanto di più schifoso! Meglio avere loro davanti porta o nel giardino o persino dentro casa che i gatti no? Ma ricordatevi una cosa: la Terra non è dell’uomo, la Terra è di tutti gli esseri viventi e anche i gatti hanno diritto a vivere e se c’è qualcuno che li aiuta ben venga! Una persona che veramente vuole sentirsi in sintonia con la natura RISPETTA GLI ANIMALI E SE SI TROVA NELLA SITUAZIONE DI DOVER AIUTARE UN ESSERE IN DIFFICOLTÀ LO FA CON IL CUORE, SÌ, DEDICA TEMPO DELLA SUA VITA, TEMPO CHE DIVENTA PREZIOSO PER LA SUA OPERA DI BONTÀ,ANZICHÉ STARE AD OZIARE INUTILMENTE E RENDERE ANCORA PIÙ MISERA LA PROPRIA DI VITA! Mi fermo qua ma ci sarebbe molto da dire.

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  5. Per Sera: io ti auguro ogni bene e non voglio animali in mezzo alle scatole, a meno che non decido di averne uno. Fermo restando che chi li ha uccisi, ha sbagliato. Poi la Terra è dell’uomo e per l’uomo. Come gli animali sono dell’uomo e per l’uomo, rispettandoli certo, ma per l’uomo. Ognuno poi è libero di pensarla altrimenti, ma questa è la realtà. Invece di augurare il male al prossimo smettetela (rivolto agli animalisti fanatici) di trattare gli animali come persone: non lo sono. Sono esseri senzienti che vanno rispettati, eventualmente “amati”, ma esistono per l’uomo. Tanta Salute, Ricchezza e Prosperità! E niente animali non voluti!

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  6. Ciò che manca, a mio avviso,in generale, è il RISPETTO …. chi rispetta gli animali ,intanto dovrebbe averne cura a 360 gradi senza arrecare danno agli altri….ultimamente le colonie feline “improvvisate “, non curano i gatti rispettando le regole….chi dà dà mangiare ai gatti, spesso lo fa in modo inappropriato in quanto lascia cibo in quantità enorme che spesso viene lasciato a marcire nei piatti sparsi in giro ,creando sporcizia e cattivi odori,non parliamo del fatto che per tenere una colonia, i gatti vanno sterilizzati…..gli “animalisti” si devono mettere in testa che non possono imporre agli altri gli animali che vogliono aiutare, perché non è corretto fare colonie
    feline per esempio nell’ aree condominiali, ma si dovrebbero trovare aree adatte che non creino disagi agli altri,perché non è giusto pestare gli escrementi lasciati per terra ,perché non c è nessuno che li raccoglie, non è giusto per chi ha un giardino averlo poi distrutto ….. chi li vuole tenere, lo deve fare a casa propria,o nel proprio giardino o trovare una soluzione idonea ……. ha perfettamente ragione il lettore invelatosempre…condanno chi li maltratta e uccide , ma “condanno “pure chi li vuole tenere senza controllo alcuno …..tra poco ci saranno i botti di Capodanno…..chi penserà a tutti questi animali accuditi per strada???? NESSUNO,neanche quelli che gli danno da mangiare, perché non è che possono portarseli giustamente ,tutti a casa per salvaguardarli, e allora che ci si indigna a fare ,se la storia purtroppo, è destinata a ripetersi ?????

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  7. Per Franco: Ogni bene lo auguro anche a te. Uno è liberi di non volere animali e non per questo non rispettarli! Mi dispiace dirti che gli animali NON SONO PER L’UOMO E LA TERRA NON È SOLO PER L’UOMO MA PER TUTTI GLI ESSERI VIVENTI. Prova ne è che gli animali senza gli uomini sanno vivere benissimo, gli uomini senza animali non hanno vita! Dalla storia dei tempi! Prima che arrivasse l’uomo sulla Terra, gli animali c’erano già! E questo dimostra benissimo che, RIPETO, GLI ANIMALI SONO ESSERI LIBERI NON SOGGETTI ALL’ESSERE UMANO E come esseri senzienti meritano RISPETTO! E NON VIVONO PER L’UOMO. GRAZIE A LORO L’UOMO VIVE. SCIENZA ! Buona vita!

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