Jack London, un romanziere coi guantoni da boxeur

Jack London, un romanziere coi guantoni da boxeur

Jack London, un romanziere coi guantoni da boxeur

mercoledì 06 Ottobre 2010 - 22:23

Mattioli1885 pubblica due fra i racconti più importanti dedicati alla -nobile arte- dello scrittore statunitense

Si può scrivere di boxe con competenza di termini, con amore per uno sport duro (e almeno un tempo) puro, riuscendo al tempo stesso a delineare un quadro netto della propria società? Jack London vi riuscì benissimo e fra le sue numerose pagine dedicate a questo sport che amava anche praticare, l’elegante casa editrice Mattioli 1885 ha scelto di pubblicare due racconti (Una bistecca e Il messicano) in La classica faccia da pugile (pp.110, €10).

Come giustamente ricorda Mario Maffi nella prefazione (si è anche occupato della traduzione con cura) sarebbe ingiusto, forse impossibile, “catalogare” Jack London data la mole di romanzi (oltre 50) e racconti (oltre 100) che scrisse, trattando i temi più disparati. Al pari di Mark Twain e Faulkner, London era un maestro dell’arte del raccontare, proseguendo nel solco dell’oralità tipica della narrativa americana. Ma quasi sempre, fra le righe, riusciva anche a celare un messaggio destinato al Lettore.

Una bistecca a mio avviso va inteso in una concezione darwiniana. Lo scontro fra il pugile esperto ma ormai sorpassato Tom King contro il talento esplosivo del giovane Sandel, è l’evidente metafora della principale legge di natura, ben evidente in un branco di belve: alla fine l’organismo vecchio cederà dinanzi a quello più giovane. Una sorta di infinito passaggio di consegne, un destino inevitabile che un giorno, come prevede lo stesso King, toccherà anche al baldanzoso Sandel. E’ inevitabile. E in quella bistecca che Tom King non ha potuto acquistare, nella sua lunga camminata sino alla sala incontri e nel suo mesto ritorno a casa, con la moglie ad attenderlo speranzosa sulla soglia, c’è tutta la tragica bellezza della scrittura di Jack London.

Il messicano, il secondo racconto, è ancor più metaforicamente esplicito: un ragazzino messicano e gracile sale sul ring contro il classico fusto made in USA: gli oppressi contro gli oppressori ovvero Felipe Rivera contro Danny Ward. Una lotta di classe travestita da incontro di boxe dove in palio non c’è solo una ricca borsa di denaro ma il destino stesso della rivolta popolare contro il latifondismo yankee. Un racconto toccante che vibra d’emozioni sino all’ultima riga.

Maffi giustamente ricorda che London, all’epoca della rivolta messicana si schierò nettamente a mezzo stampa contro i peones. Un controsenso? Un ravvedimento? Una licenza poetica? Può darsi. Eppure è difficile non pensare che London non abbia messo tutta la sua essenza ribelle in quell’urlo rabbioso che Felipe Rivera rivolge all’arbitro: «Conta!». Del resto, in passato, l’autore di Zanna bianca e Il richiamo della foresta fu anche pirata e cercatore d’oro…

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Premi qui per commentare
o leggere i commenti
Tempostretto - Quotidiano online delle Città Metropolitane di Messina e Reggio Calabria

Salita Villa Contino 15 - 98124 - Messina

Marco Olivieri direttore responsabile

Privacy Policy

Termini e Condizioni

info@tempostretto.it

Telefono 090.9412305

Fax 090.2509937 P.IVA 02916600832

n° reg. tribunale 04/2007 del 05/06/2007

Questo sito è associato alla

badge_FED