Anche Messina ha il suo primo elenco di commercianti che dicono no al pizzo

Anche Messina ha il suo primo elenco di commercianti che dicono no al pizzo

Francesca Stornante

Anche Messina ha il suo primo elenco di commercianti che dicono no al pizzo

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martedì 27 Maggio 2014 - 15:46

Sono 50 tra imprese, commercianti e liberi professionisti ad aver aderito subito alla campagna promossa da Addiopizzo per il consumo critico. Presentata a Palazzo Zanca la lista, nella speranza che l'elenco possa crescere giorno dopo giorno

Oggi è un volantino, 50 nomi, è l’inizio di un cammino. La speranza è che domani possa essere un opuscolo con tanto di cartina topografica allegata, come a Palermo dove la lista raccoglie già più di 800 nomi. “Pago chi non paga”, la campagna di Addiopizzo per il consumo critico inizia a raccogliere i suoi primi frutti ed oggi a Palazzo Zanca è stato presentato ufficialmente il primo elenco di commercianti, imprenditori e liberi professionisti che hanno deciso di dire no al racket pubblicamente e che non hanno paura di esporre nelle loro vetrine il simbolo della lotta al pizzo. Il percorso per arrivare al traguardo di oggi, che adesso deve essere solo punto di partenza, non è certo stato semplice. Lo ha raccontato don Terenzio Pastore, presidente di Addiopizzo Messina, che ha ricordato le reticenze di molti commercianti, il timore di chi non si è mai trovato ad aver a che fare con il pizzo ma che preferisce evitare “per non avere problemi”, perché in fondo “non si sa mai”. Don Terenzio, insieme ai ragazzi che ogni giorno dedicano tempo ed energie per provare a debellare una piaga che Messina fatica a far sparire, ha parlato con orgoglio dei risultati raggiunti in questi anni , risultati che fanno sperare che c’è la possibilità di cambiare. “Rompiamo questo muro di silenzio e uniamoci” ha detto il presidente di Addiopizzo rivolgendosi ancora una volta all’intera città, dai giovani studenti dell’Istituto comprensivo Albino Luciani presenti nel Salone delle Bandiere di Palazzo Zanca all’ultimo commerciante o professionista che pensa che i metodi mafiosi del racket siano lontani e che invece potrebbe ritrovarsi nella ragnatela delle estorsioni senza neanche rendersene conto.

Ai commercianti che dicono no al pizzo oggi è stata consegnata la vetrofania del consumo critico. Ma cos’è esattamente il consumo critico? A spiegarlo è proprio Addiopizzo. “E’ la scelta consapevole che facciamo ogni volta che comperiamo dei prodotti, selezionandoli non solo in base al prezzo ed alla qualità, ma anche al comportamento delle imprese che ce li offrono. Così facendo segnaliamo i comportamenti che approviamo, e sosteniamo attivamente le forme produttive sane. Il consumo critico per un’economia di legalità e sviluppo è una scelta di impegno individuale e collettivo nel contesto in cui si vive. Non si può pretendere che gli imprenditori denuncino i propri estorsori se l’ambiente in cui vivono è indifferente alla piaga del pizzo. Ma non basta! Vogliamo rendere ancora più profonda e costruttiva la nostra esperienza civile, ecco perché abbiamo scritto il “Manifesto del cittadino/consumatore per la legalità e lo sviluppo. I sottoscrittori del Manifesto si impegnano preventivamente e pubblicamente ad effettuare i loro acquisti presso tutti gli operatori economici che denunciano e che si oppongono all’estorsione. L’obiettivo finale della campagna, attraverso il sistema delle denunce collettive e un’adeguata protezione delle Istituzioni, è sostenere i commercianti perché trovino il coraggio e la forza di ribellarsi al ricatto mafioso”.

Chiunque, commercianti e consumatori, può far parte di questo cammino. Perché, come recita lo slogan di Addiopizzo, “un popolo che paga è un popolo senza dignità”.

Francesca Stornante

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