Concorsi e voto di laurea. Abrogato l'emendamento che "differenzia" le Università

Concorsi e voto di laurea. Abrogato l’emendamento che “differenzia” le Università

Concorsi e voto di laurea. Abrogato l’emendamento che “differenzia” le Università

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giovedì 09 Luglio 2015 - 22:01

Esultano i deputati messinesi Garofalo e D'Uva, che ritenevano la soluzione un declassamento soprattutto per le Università del sud a vantaggio di quelle del nord

"Lo stralcio dal testo del ddl delega Pa della norma che introduceva il criterio del peso dell’Ateneo per l’accesso ai pubblici concorsi, è un’ottima notizia. Siamo particolarmente soddisfatti perché recepisce quanto da noi indicato. Far passare un emendamento del genere avrebbe significato creare di fatto atenei di serie A e di serie B, aprendo evidenti profili di incostituzionalità”. Così il deputato di Area Popolare, Vincenzo Garofalo: "L’accesso alle selezioni pubbliche deve essere uguale per tutti. Quello che serve sono validi sistemi di valutazione e selezione che misurino le effettive capacità ed i meriti dei candidati. In questo senso, condivido appieno che si faccia una riflessione seria anche sull’eventuale eliminazione del requisito del voto minimo di laurea che potrebbe portare ad una discriminazione tra candidati con pari capacità e qualità”.

Sulla stessa linea il collega del Movimento 5 Stelle, Francesco D'Uva: "Dopo giorni di critiche, pressing mediatico e sollevazioni, il Governo ha fatto un passo indietro su quell’odiosissimo emendamento Meloni (PD), contenuto nel Ddl Pubblica Amministrazione, che indicava il prestigio dell’Ateneo come parametro di valutazione per i concorsi nella PA. Ebbene, la Commissione Affari Costituzionali ha finalmente abrogato l’emendamento. Questa è una vittoria che giunge al termine di una battaglia trasversale, senza colori politici, combattuta affianco di studenti ed universitari. Ancora una volta il Governo aveva tentato di creare Università di Serie A e Università di Serie B, avallando il disegno di una società a caste, dove le più agiate avrebbero continuato ad istruirsi e formarsi, mentre le più povere avrebbero continuato a soccombere".

2 commenti

  1. Benedetto XVII 10 Luglio 2015 09:35

    Va dato merito all’impegno che l’on. D’Uva ha dedicato a una norma che avrebbe sancito ufficialmente una discriminazione inaccettabile. Va però riconosciuto che questa distinzione esiste già di fatto e da molti anni nel mondo privato e potrà essere eliminata solo da un miglioramento netto dell’offerta delle scuole del Sud, Università in testa. La tanto decantata abolizione del valore legale del titolo di studio altro non è che l’applicazione del principio della qualità senza l’ingiusta consacrazione legislativa.

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  2. Benedetto XVII 10 Luglio 2015 09:35

    Va dato merito all’impegno che l’on. D’Uva ha dedicato a una norma che avrebbe sancito ufficialmente una discriminazione inaccettabile. Va però riconosciuto che questa distinzione esiste già di fatto e da molti anni nel mondo privato e potrà essere eliminata solo da un miglioramento netto dell’offerta delle scuole del Sud, Università in testa. La tanto decantata abolizione del valore legale del titolo di studio altro non è che l’applicazione del principio della qualità senza l’ingiusta consacrazione legislativa.

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