"Nelle periferie dell'umanità... con lo spirito delle beatitudini"

“Nelle periferie dell’umanità… con lo spirito delle beatitudini”

“Nelle periferie dell’umanità… con lo spirito delle beatitudini”

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martedì 11 Marzo 2014 - 08:34

Momento sorprendente è stato l’esibizione dell’Orchestra del Mondo Nuovo, una formazione sinfonica composta in parte da ragazzi con handicap fisici e psichici. La Solenne Prolusione è stata tenuta da Mons. Pierangelo Sequeri, teologo, filosofo e musicista, che opera nella Diocesi di Milano

Si è aperta nell’Aula Magna del Rettorato, la Settimana Teologica 2014: il tema scelto, “Nelle periferie dell’umanità…con lo spirito delle beatitudini”, si collega al monito del papa sull’importanza delle periferie non come localizzazione geografica di un territorio, ma soprattutto come vissuti esistenziali, spesso ignorati perché fonte di disagio personale. Paradigma di questo sguardo rinnovato sono le Beatitudini e, in particolare, il discorso della montagna che ritroviamo nei capitoli 5-7 del Vangelo di Matteo.

Dopo un filmato introduttivo che ha sintetizzato i momenti salienti delle tre precedenti edizioni, è stato il nostro Arcivescovo, Mons. Calogero La Piana a porgere il saluto iniziale a tutte le autorità religiose (tra cui Mons. Francesco Sgalambro, Vescovo emerito di Cefalù, il Vicario Generale, Mons. Carmelo Lupò, Don Giuseppe Lonia, responsabile dell’Ufficio per le Comunicazioni Sociali che, come ogni hanno, ha curato l’organizzazione di questo evento insieme al gruppo tecnico di lavoro presieduto da Mons. Tindaro Cocivera, Vicario Episcopale per il Laicato), civili e militari presenti e a tutti i convenuti, non prima di aver espresso particolare gratitudine al Rettore, Prof. Pietro Navarra e alle autorità accademiche per l’ospitalità offerta, segno forte della volontà di condividere con la Chiesa locale un impegno non solo religioso, ma anche sociale e culturale, fondamentale per il rinnovamento cittadino.

“La Settimana Teologica – ha detto Mons. La Piana – attenziona le problematiche sociali e le sollecitazioni del magistero; ha inoltre lo scopo di favorire la stagione educativa alla vita buona del Vangelo attraverso il sostegno della coscienza ecclesiale. La scelta del tema di quest’anno è legata ai continui appelli del Santo Padre a considerare le tante forme di povertà presenti in mezzo a noi: le periferie che ci spingono a ritornare alla scuola di Gesù per lasciarci educare dal Suo insegnamento. Dall’ascolto della Parola, siamo abilitati a guardare gli uomini e la loro storia con i Suoi occhi, secondo il paradigma delle beatitudini”.

Subito dopo ha preso la parola Mons. Cocivera per introdurre i lavori dei tre giorni. Il sacerdote ha innanzi tutto ricordato le tematiche affrontate negli anni precedenti e la loro contestualizzazione all’interno del programma pastorale decennale della nostra Chiesa locale che, in particolare nell’ultimo triennio, ha riguardato la formazione degli adulti quali educatori nei luoghi della vita cristiana. Mons. Cocivera ha poi parlato delle motivazioni di questa quarta edizione: “La nostra attenzione va a coloro che il Papa definisce non cittadini, ossia gli abitanti di quelle periferie esistenziali che si rivelano come categorie pedagogiche che indicano come stare in mezzo agli altri, illuminati dalla luce della Parola. Il paradigma di questo sguardo ritrovato sono le beatitudini e soprattutto il discorso della montagna, che rappresentano una risorsa cui attingere per lasciarci educare alla comprensione di stili e scelte poco considerati; siamo tutti impegnati a trasformare i disagi, da limite umano a beatitudine, da osservatorio a impegno comune”.

L’ensamble messinese è il primo che applica il modello “Musicoterapia Orchestrale”, ideato e brevettato dalla Cooperativa Sociale Esagramma di Milano. La scelta di fare esibire questi ragazzi rappresenta un segno del modo particolare di guardare alle periferie umane come ricchezza da cui trarre una rinnovata volontà di condivisione umana.

La Solenne Prolusione di questa Settimana Teologica 2014 è stata tenuta da Mons. Pierangelo Sequeri, teologo, filosofo e musicista, che opera nella Diocesi di Milano. Estasiato dall’esibizione dell’Orchestra, ha innanzi tutto rimarcato la fondamentale importanza della musica che “se di qualità, provvede alla formazione di alcune parti dell’anima”. Il relatore ha poi introdotto l’uditorio nel tema scelto per la sua comunicazione: il cambiamento del concetto di periferia dopo l’avvento dell’industrializzazione, non solo in un’accezione socio-economica, ma soprattutto spirituale. Le grandi città moderne, non hanno più una delimitazione netta tra il centro storico e la periferia, che un tempo era vista come la parte marginale del territorio di riferimento; in quest’ultima, è avvenuto prima il fenomeno dell’insediamento e subito dopo la formazione della cittadinanza. “Ormai – ha affermato Mons. Sequeri – siamo consapevoli che l’abitante della città moderna si sente comunque periferico. I credenti d’Europa hanno la percezione di essere in un sistema il cui centro non è più quello storico della città. L’uomo vive una marginalità che non è solo politica, culturale e sociale, ma anche interiore; egli si sente marginale anche nei confronti del cristianesimo a cui appartiene”. Secondo il sacerdote, mentre un tempo, sapevamo esattamente quale fosse il centro della cristianità che si viveva, poiché quasi sempre coincideva con la propria chiesa o con la Cattedrale, adesso non è più così a causa anche dell’avvento di nuove forme di comunicazione che, se da un lato ci rendono cittadini del mondo, dall’altro ci pongono ai margini del contesto stesso in cui viviamo; tutto questo ha reso e renderà cruciale, dal punto di vista culturale, il modo di vivere il tempo e la contemporaneità. Sequeri fa poi un passo indietro verso il Nuovo Testamento, pensando alla scena originaria della rivelazione del Vangelo, che non si svolge al centro città (Gesù non lo amava), e ai suoi protagonisti: Gesù, i discepoli e la folla. I discepoli sono coloro i quali viene spiegato il significato che comporta la predicazione del Vangelo; le folle sono le persone a cui questo viene predicato, preferibilmente in parabole, per lasciar loro la libertà di decidere secondo il proprio modo di affrontare la quotidianità. “Ultimamente, ci siamo specializzati nel considerare Gesù e i discepoli, ma abbiamo trascurato le folle. Se, però, la forma della città moderna ha la fisionomia della folla, con una coscienza spiccata di marginalità, tutti devono essere protagonisti delle loro scelte. Ognuno deve aver coscienza di essere essenzialmente un individuo, anche se solo al mondo e quindi artefice nel bene e nel male della propria vita. La teologia degli ultimi anni ha perso di vista quei personaggi del Vangelo come Zaccheo, la Cananea, la Samaritana, che entrano nella sequela di Gesù per un atto di fede autentica. Il grande problema del Cristianesimo, oggi, è l’incapacità di annunciare alla folla la novella, ossia che la morte non è il nostro destino e che saremo eternamente ciò che i nostri affetti hanno deciso che siamo, nel bene e nel male. Il popolo delle beatitudini è composto da quelle persone che ogni giorno si prendono cura delle loro creature; non esiste quella convenienza di cui parla la teoria dell’attore sociale, che vede l’uomo proteso all’ottimizzazione dei propri bisogni e alla massimizzazione di quanto desideri. Dalla modernità abbiamo acquisito la realizzazione di un’alleanza con la borghesia, in cui la credibilità dell’uomo dipende da come si realizza nella quotidianità. Essa, però, ha combattuto una battaglia per l’interiorizzazione del cristianesimo, coltivando un disagio insuperabile nei confronti del rito, della devozione, della liturgia. Oggi, probabilmente, è necessario riconsiderare il rapporto che Gesù ha con la folla nelle periferie, che diventano così il luogo simbolo di un contatto diretto. Non è possibile accogliere un Cristianesimo troppo teorico e poco pratico. In questa religione, per fortuna, non c’è l’epica dei grandi eventi, ma si parla di un uomo nel suo quotidiano. È importante far nostra questa consapevolezza e metterla nella rete comunicativa. Dobbiamo portare la Chiesa dove ci sono le folle: solo così potremo realizzare l’incontro del Cristianesimo col popolo delle beatitudini e dar loro la certezza, in nome di Dio, che non sono masse anonime e che la rivelazione di Dio è lì dove ci sono loro”.

Un commento

  1. IL VESCOVO…
    di Messina è uomo di fede grande e carità una di queste sere darà un segnale di risveglio magari dormendo lui nella casa di Vincenzo una notte. Perché sono sicuro si risveglierà… lo troveremo non in Curia ma tra gli ultimi.

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