Tra queste anche la scalinata S. Barbara, che rientra però tra gli interventi previsti dalla Stu. Le altre: San Rocco a Faro Superiore, Chiesa Madre a villaggio Santo e piazza Unità d’Italia
Recupero della storicità e dell’antichità, riqualificazione all’interno di un tessuto urbano ormai fortemente “antropizzato”. Questi i principi alla base dei progetti relativi a quattro piazze della città, da oggi realizzabili grazie allo stanziamento, da parte del Cipe, di 1 milione e 115 mila euro. Perché senza soldi, si sa, non si canta messa. Sono stati il sindaco Giuseppe Buzzanca e l’assessore all’Arredo urbano Elvira Amata a presentarli questa mattina, ricordando come la progettazione era stata inoltrata a giugno nell’ambito del “Programma di finanziamento per interventi di sviluppo”. Quattro, come detto, i siti interessati: piazza San Rocco a Faro Superiore; piazza della Chiesa madre al villaggio Santo; piazza e scalinata Santa Barbara; piazza Unità d’Italia.
I due progettisti, l’architetto Nino Principato ed il geometra Salvatore Corace, hanno esposto la storia socio-culturale di questi quattro luoghi situati a nord, al centro ed al sud della città. La piazza Unità d’Italia, è il contenitore di una delle più belle fontane del ‘500 europeo, scolpita dal toscano Giovan Angelo Montorsoli, allievo di Michelangelo Buonarroti, nel 1557. Al suo carattere di perfetta centralità nel tessuto urbano cittadino, si unisce la particolare connotazione di “vuoto urbano” che fa da supporto a pregevoli edifici pubblici e privati della ricostruzione di Messina dopo il sisma del 1908: il palazzo della Prefettura, opera di Cesare Bazzani (1913 – 15), e il palazzo Carrozza in stile eclettico neo-medievale di scuola Coppedè. La piazza non è fruita perché circondata da viabilità che ha ridotto la preziosa scultura tardorinascimentale alla funzione, non certo dignitosa e decorosa, di elemento spartitraffico.
La piazza San Rocco a Faro Superiore, assume anch’essa la forte connotazione di “vuoto urbano” centrale, confluenza di importanti arterie di attraversamento e luogo deputato a tutte le attività socio-culturali della comunità. Caratterizzata dalla presenza, come una quinta scenografia architettonica, degli avanzi risistemati della chiesa di San Rocco (pregevole altare a tarsie marmoree del XVII secolo), la piazza risale alla fase di più antico impianto del casale (sec. XI) e attualmente è fruita con notevoli difficoltà, per il fatto di essere stata asservita esclusivamente alla funzione di snodo viario. La filosofia di base del progetto di riqualificazione urbana, così come per quella dell’Unità d’Italia, è la sua pedonalizzazione sottraendo alle sedi stradali inutilizzate preziose superfici da destinare esclusivamente ai pedoni.
La piazza della Chiesa Madre del villaggio Santo, già interamente pedonale, necessita di una profonda operazione di recupero a fronte dell’importante ruolo esercitato quale supporto della chiesa Madre edificata nel 1929/31 su progetto dell’architetto Francesco Barbaro autore di celebri e pregevoli realizzazioni architettoniche cittadine e per essere l’unica, importante e centrale piazza storica del casale che prese il nome di “Santo” per la venerazione particolare a San Pantaleone, santo per antonomasia.
La piazza e scalinata Santa Barbara costituisce un preziosissimo brandello di tessuto storico urbano risalente al periodo storico tra il settecento e l’ottocento. Si tratta di un episodio eccezionale di scalinata con piazza e piazzette intermedie, che si sviluppa lungo un imponete bastione cinquecentesco della cinta muraria fortificata cittadina voluta dall’imperatore Carlo V nel 1537, con interessanti tipologie di edilizia abitativa del ‘700 e dell’800 ai margini, con altre notevoli testimonianze della Messina precedente al terremoto del 1908. Curioso sottolineare che il recupero e la riqualificazione della scalinata S. Barbara rientrano tra gli interventi previsti dalla Stu nell’ambito del progetto relativo al Tirone. Una sovrapposizione che, è evidente, prima o poi andrà chiarita.
S.C.
(nella foto di Dino Sturiale: Elvira Amata, Giuseppe Buzzanca e Nino Principato)
