Il governatore sceglie lo storico primo presidente di Confindustria Sicilia come consulente per lo sviluppo economico e le politiche industriali. E sull’inchiesta ribadisce: «Sui rifiuti la Regione ha fatto saltare un grande affare alla mafia». Ma Castiglione (Pdl) attacca: «Si dimetta»
Si chiama Domenico La Cava, per tutti Mimì, ha 95 anni ed è stato scelto consulente per lo sviluppo economico e le politiche industriali dal presidente della Regione Raffaele Lombardo. Il quale, tra una difesa d’ufficio e un attacco politico-giudiziario, trova il tempo di continuare a governare e “nominare”. La Cavera è un pezzo di storia di questa regione: primo presidente di Confindustria Sicilia, fondatore della Sofis, prima società finanziaria pubblica in Italia, esponente di spicco del cosiddetto “Milazzismo”, primo esempio di quella politica con maggioranze a “geometrie variabili” che tanto piace a Lombardo. «La sua importante esperienza, la sua competenza, la sua saggezza serviranno d’aiuto – afferma Lombardo – e da stimolo all’azione del governo regionale anche al di là delle competenze specifiche legate all’incarico. C’era La Cavera dietro la decisione di Pietro Valletta di aprire lo stabilimento Fiat a Termini Imerese. E c’era La Cavera accanto a Silvio Milazzo. Non ci aspettiamo – conclude Lombardo – che alla sua onorabilissima età, Mimì La Cavera si sottoponga ai pressanti ritmi della vita di palazzo. Ci basta, e ci serve, il sostegno della sua lucidità, l’esempio della sua forza positiva».
Intanto il governatore sceglie il suo blog per continuare a difendersi “mediaticamente” dagli attacchi relativi all’inchiesta per cui è indagato, insieme al fratello e ad alcuni parlamentari, per concorso esterno all’associazione mafiosa. «Credo che la mafia reagisca per come può. Talvolta può far pervenire alle persone giuste le informazioni sbagliate o quelle che le convengono. Io credo che magistrati e cittadini, a cui mi rivolgo, debbano guardare ai fatti. Uno di questi riguarda la riforma del sistema dei rifiuti. La Regione, infatti, è riuscita a far saltare il più grande affare della mafia, infiltrata in un sistema che le avrebbe consentito un affare da 5 – 7 miliardi di euro e una rendita annua di centinaia di milioni per i prossimi 20-30 anni. Ciò perché il governo – continua – ha avuto la forza, il coraggio, l’onestà, il senso del dovere per bloccare questa porcheria. Il resto sono tutte chiacchiere, fandonie, infamie, che dimostrerò essere tali quando me lo consentiranno». Lo farà ai giudici, ovviamente, ma anche «al popolo siciliano, attraverso l’ Assemblea Regionale Siciliana. So quello che devo dire ai parlamentari e come rendere conto, perché sono i rappresentanti di cinque milioni di persone».
Ma l’attuale opposizione, il Pdl “lealista”, non è certo tenero. Così Giuseppe Castiglione: «Lombardo deve dimettersi sul dato politico che valutiamo come fortemente negativo e non per l’inchiesta della Procura di Catania. Il nostro giudizio sul governo della regione siciliana è estremamente negativo ma, lo ribadisco, solo ed esclusivamente su ciò che riguarda il piano politico».
