La storia della sig.ra Maria Pino
Maria Pino, 42 anni, di Milazzo, sposata, con due figli, per anni è stata costretta a trascorrere le sue giornate chiusa in casa, con porte e finestre chiuse, con una mascherina sulla bocca, una flebo sempre accanto, ed un’alimentazione ridotta a patate e riso, perchè l’aria e il cibo la danneggiavano talmente da farle rischiare la morte.
Se solo per pochi minuti osava uscire da casa, si sentiva mancare sino allo svenimento. Iniziato il suo calvario alla scoperta della malattia che l’affliggeva, dopo decine di consulti ed un numero indecifrabile di analisi di tutti i tipi, alla fine la signora Pino ha avuto la sua diagnosi finale: M.C.S. (Sensibilità Chimica Multipla), malattia non riconosciuta dal nostro Stato pertanto identificata come rara; procurata da fattori nocivi presenti nell’aria, quindi, una malattia da inquinamento ambientale.
Nulla di anomalo considerando che l’annoso problema è sempre in discussione nella zona industriale di Milazzo e della Valle del Mela.
Con grande dispiacere e sacrificio, la signora è stata costretta ad andare via dalla sua amata Milazzo per risiedere in un luogo dall’aria salubre. Ciò, però non è bastato a farla ristabilire, per cui ha dovuto far ricorso a cure all’estero.
La storia della sig. Pino, trattata in gionali, tv locali e nazionali ed internet è stata letta sul web da un milazzese, trasferitosi molti anni fa in America, Nino Codraro, di 76 anni, che con la moglie e la figlia, si sono prodigati per trovare un centro specializzato dove suggerire il ricovero alla loro compaesana, la cui triste storia tanto li aveva commossi.
Il Centro di ricerca specializzato nello studio e nella cura di patologie legate all’inquinamento atmosferico, è stato individuato in quello del dott. Allan Lieberman, direttore del Center For Occupational & Environmental Medicine di Charleston, nello stato della Carolina del Sud. Lo studioso di medicina ambientale, esaminate le cartelle cliniche giunte dall’Italia, ha accettato il caso. La sig. Maria, dunque, ha cominciato il suo viaggio della speranza.
Giunta a Charleston, le sono stati ripetuti tutti gli esami, taluni con tecnologie avanzate, per poi venire sottoposta ad un mese di cure, con una prima fase intensiva in ospedale, ed una seconda in day hospital.
Farmaci mirati e una dieta controllata a base di prodotti biologici hanno pian piano migliorato la condizione di salute della signora, che ha testato i benefici con le uscite all’aria aperta, prima per pochi minuti e poi di durata sempre maggiore, senza accusare i malori che le avevano reso la vita impossibile e da trascorrere -dentro una campana di vetro-.
Dopo aver constatato la ripresa, il dott. Lieberman ha comunicato a Maria che era giunto il momento di tornare in Italia, dove avrebbe dovuto semplicemente proseguire la cura, ma con la raggiunta possibilità di condurre un’esistenza in condizioni prossime alla normalità.
Adesso Maria Pino è rientrata in Italia, non a Milazzo, ovviamente. Dovrà vivere in un ambiente dove non esistono industrie né alcun tipo di inquinamento ambientale, ma ha potuto finalmente riprendere la sua quotidianità.
Milazzo le manca; è pur sempre il paesino dove è nata e cresciuta e dove spera di poter tornare ma questo solo -se- e quando l’ambiente sarà sufficientemente bonificato.
