Camilleri ritorna in libreria con -L'intermittenza-

Camilleri ritorna in libreria con -L’intermittenza-

Camilleri ritorna in libreria con -L’intermittenza-

lunedì 04 Ottobre 2010 - 09:04

Un thriller legato al mondo aziendale che mette in gioco fusioni, acquisizioni e tradimenti d'ogni tipo

Una delle doti maggiori di Camilleri è la sua abilità di attirare il lettore dentro la storia, capacità che ritroviamo anche nel suo nuovo libro (il quarantottesimo cui vanno sommati i venticinque dedicati a Montalbano), L’intermittenza, pubblicato da Mondadori (pp. 171, €18). Dietro la bella copertina con un tocco di surrealismo noir, c’è un thriller dalle tinte politico-aziendali di grande attualità visto che al centro della scena ci sono acquisizioni aziendali, scissioni, scritture private, accordi sindacali vuoti di significato e tradimenti. Parecchi tradimenti, sia sessuali che etici.

Un avvertimento al lettore: non deve trarre spavento dalla lunga lista di personaggi che precede il romanzo poiché Camilleri ambienta il libro nella nostra Italia contemporanea e sebbene gli attori presenti sulla pagina siano diversi, i veri protagonisti non sono tanti: il rampante Mauro De Blasi cui orbitano attorno la fedelissima segretaria Anna, la moglie Marisa e il vicedirettore Guido Marsili; il vecchio industriale Manuelli ormai pronto a cedere il timone; Beppo Manuelli, il rampollo di famiglia inesperto ma con un asso nella manica; Luigi Ravazzi, capitalista d.o.c. e ovviamente, come in ogni thriller che si rispetti c’è anche la femme fatale, Licia Birolli.

Il libro comincia con una sorta di blackout che coglie l’ambizioso Mauro mentre sta radendosi, lasciandolo senza spiegazioni. Fra l’altro eguale disavventura lo colpirà, inesorabile, più avanti e in ben più spiacevoli occasioni. Un malessere incomprensibile soprattutto perché quest’assentarsi da se stesso, questa estraniazione, questa intermittenza ha un che di vagamente letterario, quasi poetico. Perché dovrebbe colpire proprio lui che non legge mai un libro? Sarebbe una debaclé se gli altri squali d’impresa, come lui, dovessero accorgersi che sta perdendo colpi. Dunque meglio dissimulare, dimenticare tutto anche perché c’è in vista un’importante acquisizione aziendale che permetterà all’azienda di assorbire un rivale a prezzi stracciati e la “scocciatura” di dover chiudere due stabilimenti e mandare a casa cinquecento o mille dipendenti non lo scuote affatto visto che si è facilmente assicurato coperto le spalle grazie ad astuti giochini politici. Ma il cammino è ricco di insidie e come anticipato, di molteplici traditori.

Per narrare questo thriller d’affari Andrea Camilleri ha scelto, ha ragione, una narrazione incrociata: paragrafi brevi dedicati a ciascun personaggio che gli permettono di tessere una trama ed una tela fitta, sullo sfondo di una Milano quantomai cinica ed industriale. E la vicenda narrata è così morbosamente verosimile, fra inciuci politici e capitani d’industria spietati, che è come se Camilleri avesse guardato dal buco dello serratura del jet set italiano. E allora con c’è di che meravigliarsi se il primato di scrittore siciliano vivente “più tradotto” sia saldamente nelle sue mani, dal turco al lituano, dall’ebraico allo sloveno.

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