Limoni e Nocciole prodotte nella nostra provincia rappresentano il 10% della produzione nazionale. Bene anche l’olivo. Crescono quasi tutti i prezzi per la quantità minore di merce immessa sul mercato. Bisogna fare quadrato per rilanciare i frutti della nostra terra, cosa che non è successa stamattina…
Questa mattina presso la Camera di Commercio è stata illustrata l’analisi sulla produttività del settore agricolo nella provincia di Messina. Un insieme di dati principalmente riferiti al 2009, commentati dal presidente dell’Ente Nino Messina e mirati a fotografare periodicamente la condizione dell’importante settore nel nostro territorio.
Tre le principali ricchezze della terra evidenziate in sede di presentazione della ricerca troviamo olivo, agrumi e nocciola. Messina è la provincia che investe la superficie più vasta nella coltivazione di olivo all’interno della regione siciliana ed è la nona a livello nazionale. Dal punto di vista delle superfici, spiccano anche la frutta fresca e gli agrumi. E, in quest’ultimo ambito, Messina si caratterizza soprattutto per la produzione di limoni: gli oltre 600mila quintali prodotti nella provincia nel 2009 rappresentano il 70% della produzione agrumicola messinese e più del 10% di quella nazionale. Nel 2009 a Messina sia la superficie investita ad arancio che la relativa produzione hanno fatto registrare una variazione positiva rispetto al 2008, con le rese provinciali che sembrano essere strutturalmente più basse di quelle regionali. Complessivamente, negli ultimi dieci anni e con l’eccezione del 2009, la superficie provinciale investita ad agrumi è però progressivamente diminuita, accentuando quella che sembra essere una tendenza anche provinciale, regionale e nazionale.
Importante poi è anche la coltivazione del nocciolo, per la cui produzione la città dello Stretto risulta essere la prima provincia siciliana e la quarta italiana. Dal punto di vista quantitativo, la provincia di Messina non da invece un grosso contributo alla produzione cerealicola regionale e nazionale. Va segnalato però come, dei circa 1.400ettari investiti a Cereali nella provincia nel 2009, per oltre il 70% si tratta di frumento duro. Messina invece è la seconda provincia regionale per superfici investite a frumento tenero e a mais. Nelle altre produzioni cerealicole ultimo posto in Sicilia. La produzione di vino nel 2009 nella provincia di Messina è stata più bassa rispetto all’anno precedente: tale dato è in controtendenza sia rispetto alla produzione regionale che a quello nazionale.
«Dall’indagine effettuata – spiega Messina -, è emersa anzitutto l’importanza del comparto agrumicolo all’interno del contesto agricolo, e a al suo interno, la coltivazione del limone. I dati posizionano la città dello Stretto al quarto posto tra le province italiane per quanto riguarda la produzione. Quantità ma anche qualità, con il Limone Interdonato Messina Jonica che ha ottenuto nel 2009 anche il riconoscimento Igp. Di rilievo anche la coltivazione del nocciolo. Lo scorso anno sono stati prodotti circa 100mila quintali di nocciole che rappresentano il 10% della produzione nazionale. Dal punto di vista delle superfici, Messina è la seconda provincia italiana per nocciole, dietro solo a Viterbo, terza per il nespolo del Giappone e quinta per il fico d’india. Per quel che concerne poi l’olio d’oliva, il Messinese ha ottenuto due importanti riconoscimenti Dop: l’olio extravergine di oliva Dop Monte Etna e l’olio extravergine di oliva Dop Valdemone».
Nel corso dell’incontro sono inoltre stati resi noti i prezzi dei prodotti venduti dagli agricoltori messinesi, rilevati mensilmente dalla Commissione camerale prezzi, costituita da esperti del comparto agricolo. Tanti gli aumenti riscontrati. Una contrazione delle ciliegie ha determinato un aumento del prezzo del 30% nel mese di giugno rispetto allo stesso mese nel 2009. In crescita anche il prezzo dell’uva da tavola, delle pesche a pasta gialla, delle melenzane ovali, dei pomodori tondo liscio a grappoli, delle zucchine verdi da serra, dei fiori, delle patate e dei peperoni prodotti in serra, il tutto derivato dalla minore quantità di prodotto immessa sul mercato. Solo un lieve aumento per quanto riguarda ovini e caprini. Anche se non si sono riscontrate sensibili variazioni di prezzo, il mercato dei bovini da riproduzione e ristallo è stagnante e tendente al ribasso a causa dei vincoli di movimentazione che scaturiscono dall’ordinanza sanitaria relativa alla “blue tongue”. Costante il prezzo delle fragole in piena aria, in contrazione quello delle fragole prodotte in serra e dei limoni per una forte presenza di prodotto sul mercato.
«L’agricoltura nella provincia di Messina occupa un posto di grande rilievo – ha concluso Messina -, anche perché una buona agricoltura serve al territorio come presidio dello stesso. Alcune colture come il noccioleto, l’oliveto e l’agrumeto, in un territorio fragile come il nostro, sono indispensabili e pertanto dovrebbero essere incentivate per evitarne la scomparsa». Salvaguardia del territorio che deve camminare di pari passo con la necessità di essere competitivi sul mercato, anche perché la concorrenza è ormai spietata e i grandi distributori decidono spesso di trattare prodotti economicamente più alla portata anche se in molti casi qualitativamente peggiori.
Per affrontare questa sfida servono così proposte e non solo numeri e dati. Ecco perché suona come una nota stonata il battibecco di inizio conferenza tra l’assessore provinciale Maria Rosaria Cusumano e alcuni rappresentanti della Camera di Commercio. La componente della giunta Ricevuto recriminava per il mancato invito all’appuntamento di stamattina, la “controparte” ha risposto sottolineando come l’iniziativa fosse stata promossa dall’Ente con l’obiettivo di illustrare alla stampa i risultati della ricerca e che eventuali approfondimenti dovevano essere rimandati ad altra sede. Al di là dei torti e delle ragioni, una parentesi comunque spiacevole nel rispetto di un territorio che ha bisogno della compattezza di tutte le componenti, non potendosi permettere divisioni e soluzioni individuali che non facilitano certamente la necessaria promozione e valorizzazione dei prodotti locali. Per questo è importante che ognuno faccia verso una crescita che deve essere collettiva.
