Il progetto lo ha presentato la Fi.Di.Al. di Antonino Fiorino, ha ottenuto i pareri favorevoli e presto approderà in un’aula “allergica” alle delibere urbanistiche
Sorgerà un centro commerciale in contrada Papardo? Forse sì, forse no. A pronunciarsi dovrà essere il consiglio comuanle, che si ritrova tra le mani una delibera con la quale si potrà dare il via libera o stroncare sul nascere un progetto che va avanti da anni. Il 18 maggio scorso il consiglio comunale aveva già approvato il piano quadro in un’area ricadente in zona “F1f” in contrada Papardo. Piano quadro proposto dai proprietari dei terreni, ossia la Fi.Di.Al. spa, Giovanni Bonanno, Carlo Stagno, Michele Stagno D’Alcontres e Francesco Stagno D’Alcontres, che prevedeva il progetto di un centro commerciale, appunto, e un piano di lottizzazione. Nel settembre 2006, infatti, la Fi.Di.Al., di cui è amministratore unico Antonino Fiorino, imprenditore attivo nel campo degli ipermercati, aveva presentato un progetto di piano di lottizzazione attraverso lo Sportello unico attività produttive (Suap). Il centro commerciale dovrebbe estendersi su un solo livello per circa 15 mila metri quadri, oltre ad un piano interrato per parcheggi.
Per il progetto, visti i tempi di particolare “attenzione” al territorio, vale quanto disposto per tutti il 7 giugno scorso dal dipartimento Pianificazione urbanistica, che prescrive di «imporre alla ditta lottizzante di porre in essere ogni attività utile a mitigare e contrastare i possibili rischi di dissesto idrogeologico, adottando fin dalla fase di realizzazione ogni utile precauzione operativa, specie in presenza di fronti di scavo o a ridosso di zone collinari, con interventi sui relativi versanti, provvedendo inoltre alla regimentazione delle acque piovante dell’intero ambito di intervento ed alla predisposizione di un progetto del cantiere che dovrà essere condotto secondo le prescrizioni di legge». Per inciso, ma è un tassello importante, l’area, pur all’interno della parte del territorio comunale dichiarata “di notevole interesse pubblico”, si trova all’esterno delle aree a rischio idrogeologico e di quelle sottoposte a vincolo idrogeologico, mentre ricade in Zona a protezione speciale (Zps).
Della vicenda è stato investito anche il collegio di difesa del Comune. Questo perché il dirigente dell’Urbanistica, Giovanni Caminiti, aveva chiesto un parere legale sulla necessità o meno che fosse il consiglio comunale ad esprimersi sul progetto, e se invece non fosse sufficiente la decisione presa dalla conferenza dei servizi. Un “by-pass” che il collegio di difesa ha stoppato con ben due pareri, ribadendo che tra le competenze esclusive del consiglio comunale rientra «la pianificazione urbanistica, dovendosi intendere non soltanto l’approvazione del piano regolatore generale, ma anche quella di tutti gli strumenti urbanistici attuativi (piani di lottizzazione, piani esecutivi, ecc.)».
Il progetto, in ogni caso, ha già ottenuto i pareri favorevoli dell’ingegnere capo del Genio civile, Gaetano Sciacca («l’area è costituita litologicamente da sedimenti sabbioso-ghiaiosi. Non si riscontrano fenomeni di instabilità»), pur con delle prescrizioni e della Soprintendenza ai Beni culturali, dell’Asp n.5 (allora Ausl), ha ottenuto la verifica della valutazione d’incidenza, il nulla osta “ai soli fini viabili” del dipartimento Mobilità urbana e Viabilità e il parere favorevole “condizionato” della Commissione urbanistica comunale. Resterà da acquisire un nuovo parere della Soprintendenza in merito al Piano paesaggistico. E poi l’ultimo scoglio, il consiglio comunale. Che ultimamente sulle materie urbanistiche vota col contagocce, vedi il caso Molini Gazzi, in sospeso da circa due anni.
