In attesa dell'avvicinarsi dell'inverno occhi puntati sullo "stratwarming" in atto sulla Siberia

In attesa dell’avvicinarsi dell’inverno occhi puntati sullo “stratwarming” in atto sulla Siberia

Daniele Ingemi

In attesa dell’avvicinarsi dell’inverno occhi puntati sullo “stratwarming” in atto sulla Siberia

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mercoledì 20 Novembre 2019 - 07:30

Il forte riscaldamento in stratosfera sopra la regione artica potrebbe far scivolare il vortice polare verso l'Europa nel mese di dicembre

Quando parliamo di “stratwarming”, in meteorologia, ci riferiamo ad un anomalo e intenso riscaldamento della stratosfera terrestre sopra la regione artica, indotto da una serie di fattori. Fra questi vi potrebbero rientrare l’attività solare e l’intensità delle onde planetarie che attraversano l’intero emisfero. Lo “stratwarming” si presenta quasi sempre nel periodo invernale, in più sembra interessare in misura maggiore l’emisfero settentrionale, ed in misura minore quello meridionale, dove il fenomeno è ben più raro.

Questo anomalo riscaldamento della bassa stratosfera, una volta attivo, tende gradualmente ad espandersi verso l’alta troposfera, con un importante aumento termico che ha delle conseguenze importanti sull’evoluzione meteorologica al suolo. Lo “stratwarming” è in grado di produrre una rottura o separazione (detto “split”), in due o più “lobi”, del vortice polare. Spezzandosi in più “lobi”, che tendono a evolvere autonomamente verso le latitudini più meridionali (in genere quelli principali si collocano tra l’Artico canadese, la Scandinavia e la Siberia orientale), apportando condizioni di maltempo, nevicate e un consistente calo termico fra Europa, nord America e Asia centro-settentrionale, sul Polo Nord si forma un’area di alta pressione, con massimi barici che possono superare pure i 1045-1050 hPa.

Lo stratwarming (area in arancione) in sviluppo fra l’est della Siberia e l’Alaska tenderà a far coricare il vortice polare stratosferico (area in blu) verso l’Europa

In genere, non appena gli effetti dello “stratwarming” iniziano a dissiparsi, il vortice polare può ricomporsi dopo 15-20 giorni lungo le latitudini artiche, riposizionando il proprio minimo depressionario principale sopra il mar Glaciale Artico. Questi improvvisi e intensi surriscaldamenti della stratosfera sopra l’Artico, possono essere indotti pure a sensibili variazioni dell’attività solare, data la particolare interazione che esiste fra la radiazione solare e lo strato di ozono preesistente nella stratosfera. Bisogna considerare che in un evento di “major stratwarming”, abbastanza forte, le temperature nella bassa stratosfera artica possono crescere in modo drastico, anche di +50°C +60°C rispetto ai valori standard.

Una anomalia termica positiva veramente impressionante che produce un vero e proprio sconvolgimento barico sulla troposfera sottostante. Il meccanismo è sempre lo stesso. L’intenso surriscaldamento, che interessa la parte bassa della stratosfera, tende inevitabilmente ad estendersi verso il basso, interessando pure l’alta troposfera. Proprio qui il sensibile aumento termico, che scivola dalla stratosfera, produce un forte aumento della pressione in quota che tende a collaudare una imponente area anticiclonica, ben strutturata nell’alta troposfera, che si estende ulteriormente verso il basso, andando così a destabilizzare la figura del vortice polare, la quale, di tutta risposta all’attacco anticiclonico, andrà a spaccarsi in due o più “lobi” (“split”) in movimento verso le medie latitudini, fra l’Asia settentrionale, il nord America e l’Europa.

Andando alla deriva, fra l’America settentrionale, l’Europa e l’Asia centro-settentrionale, i vari “lobi” del vortice polare, ormai frantumato in più tronconi dalla potente circolazione anticiclonica instaurata sopra il Polo Nord, tenderanno ad arrecare condizioni di intenso maltempo, con nevicate diffuse e un consistente calo termico nelle aree maggiormente interessate. I vari “lobi” secondari del vortice polare, scivolando verso le medie latitudini, vengono alimentati dal costante afflusso di masse d’aria molto gelide, d’estrazione artica, pilotate dal robusto anticiclone artico che si va a collocare, temporaneamente, al di sopra del mar Glaciale Artico, con massimi barici che spesso possono oltrepassare i 1040-1050 hPa.

Generalmente, ma solo in pieno inverno, fra fine dicembre, gennaio e febbraio, queste sono le condizioni adatte anche per l’attivazione dei cosiddetti flussi retrogradi (da est verso ovest), che trasportando le masse d’aria molto gelide, di natura continentale (“freddo pellicolare” siberiano), dalle pianure Sarmatiche fino al cuore dell’Europa, tramite il gelido soffio dei venti dai quadranti nord-orientali (bora, tramontana e grecale in Italia). Intanto il “minor stratwarming” in atto fra la Siberia orientale e l’Alaska (un pochino in anticipo rispetto la normale tabella di marcia) potrebbe avere qualche piccola ripercussione sul fronte meteo entro la fine del mese, costringendo il vortice polare stratosferico a coricarsi in direzione dell’Europa, in attesa dell’arrivo di dicembre.

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