Il 2012 della politica è iniziato in un modo e finito in un altro: a gennaio era sindaco Buzzanca, a dicembre c'è Croce. A gennaio il governatore era Lombardo a dicembre c'è Crocetta. Nel mezzo ci sono le amministrative, la telenovela della doppia poltrona, la giunta provinciale a 15 e le primarie del centro-sinistra.
Il 2012 è iniziato con Buzzanca sindaco e con Lombardo Presidente della Regione. Si è concluso con il commissario Croce a Palazzo Zanca e Crocetta Presidente della Regione. Nel mezzo, in questi 12 mesi, c’è di tutto, dalla fase finale della telenovela del doppio incarico, alle elezioni regionali, alla giunta provinciale record a 15, alle primarie del Pd.
Eletto sindaco e deputato regionale nel 2008, Giuseppe Buzzanca quattro anni dopo, a fine dicembre, non ricopre più nessuna delle due cariche, essendosi dimesso da primo cittadino il 31 agosto ed essendo decaduto dalla carica di deputato il 26 giugno. Paradossalmente dopo aver difeso, attraverso ricorsi e contenziosi, entrambe le poltrone dal 2010, Buzzanca si ritrova, due anni dopo, senza nessuna delle due. Resta coordinatore provinciale del Pdl.
La prima poltrona, quella di deputato regionale, l’ha persa il 26 giugno, quando, dopo un’interminabile sequela di sedute, ricorsi al Tar e al Tribunale, è stato il presidente dell’Ars Francesco Cascio a porre fine ad una vicenda iniziata nel 2010: “Buzzanca non ha esercitato il diritto di opzione tra la carica di deputato regionale e quella di sindaco, pertanto è da intendersi automaticamente decaduto dalla carica di deputato”. Meno di due settimane prima l’Ars si era espressa, con un voto, dichiarando “l’incompatibilità delle due cariche” e lasciando a Buzzanca la scelta tra le due, da effettuare entro 10 giorni, trascorsi i quali sarebbe decaduto automaticamente dall’Assemblea regionale. A prendere il suo posto all’Ars è stato il primo dei non eletti nel Pdl Antonio D’Aquino, nel frattempo transitato nelle fila dell’Mpa. Strano destino quello di D’Aquino, con una lunga esperienza a Palermo, anche come assessore regionale, ma che in questa legislatura ha fatto il “supplente”, per due brevi periodi, sostituendo prima Roberto Corona, dopo l’arresto nell’inchiesta sulle fidejussioni, e poi Buzzanca a giugno, per pochi mesi, dal momento che la legislatura è finita con il ritorno alle urne il 28 ottobre.
Ad innescare la miccia che ha portato alla decadenza di Buzzanca era stato proprio D’Aquino. Era il 2010 quando la Corte Costituzionale intervenne a proposito dell’incompatibilità dei doppi incarichi. Ma nel frattempo, nel 2009, l’Ars aveva varato una leggina ad hoc “salva-doppie poltrone” per tutelare quelle disseminate nell’isola ed oltre. La norma prevedeva che i deputati siciliani potevano mantenere la doppia poltrona fino all’ultimo grado di giudizio, la Cassazione. Anche su questa leggina si è pronunciata la Corte Costituzionale ma nel frattempo son trascorsi gli anni ed i ricorsi. La stessa Commissione Ars, a gennaio, sostenne la tesi della compatibilità per il caso Buzzanca, tesi contro la quale D’Aquino presentò ricorsi al Tar ed al Tribunale di Palermo che in primavera gli diedero ragione ed a giugno l’Assemblea votò l’incompatibilità. Una vicenda infinita, passata attraverso 3 sentenze della Corte Costituzionale, tutte le sedi possibili, Tribunali, Tar, e all’Ars che ha dedicato al caso ben 18 sedute in 2 anni e mezzo.
A fine giugno dunque Buzzanca resta “solo” sindaco di Messina. Nell’aria però c’è già quel clima tempestoso che faceva presagire le elezioni regionali anticipate e il 31 luglio Lombardo si dimette. Poco dopo vengono indetti i comizi elettorali e l’ultimo giorno utile per dimettersi, il 31 agosto, Buzzanca lascia anche la carica di sindaco di Messina, anticipatamente di 9 mesi rispetto alla scadenza naturale.
Fino a pochi mesi prima aveva lottato per difenderle entrambe, quella regionale e quella messinese, in meno di due mesi le perde tutte e due. Fino a giugno aveva sostenuto di aver scelto la poltrona di Palazzo Zanca per amore della città, eppure, due mesi dopo, quella stessa carica la lascia. “In questi 1520 giorni ho ultimato il 99% del mio programma-dichiara- Se ho combattuto per difendere gli incarichi l’ho fatto per una questione di principio. Ora è arrivato il momento di lasciare. Il quadro politico nazionale, regionale e locale è cambiato”.
Pochi giorni prima si erano dimessi a raffica gli assessori Udc e la giunta perdeva pezzi ogni giorno, compreso l’assessore Corvaja (Pdl) che non ha condiviso la scelta delle dimissioni del sindaco.
A settembre arriva a Palazzo Zanca il commissario Luigi Croce, cui viene lasciata in dote una situazione esplosiva, fino alla drammatica lettera della Corte dei Conti.
Nel fare gli auguri, a fine 2011 l’ex sindaco Buzzanca disse: “E’ stato un anno eccezionale”. Per comprendere l’entità dello tsunami che ha travolto Messina in 12 mesi basta leggere gli auguri 2012 fatti non da un sindaco, ma dal terzo commissario in meno di dieci anni, Croce: “Senza l’intervento di Crocetta il dissesto sarebbe stato inevitabile. Auguro ai messinesi un 2013 finalmente positivo, ribadendo la volontà della gestione commissariale di garantire la vivibilità, nell’attesa di poter riconsegnare la città ad un’amministrazione attiva che possa avviare programmi di sviluppo. Messina e i messinesi lo meritano”.
LE ELEZIONI REGIONALI
Il 2012 è iniziato con Lombardo presidente della Regione, ma a far gli auguri di fine anno, proprio a Messina e dopo averla salvata dal dissesto, è stato Rosario Crocetta, neo governatore.
Eletto nel 2008 con una percentuale di oltre il 60% dei consensi, doppiando il Pd, e con una maggioranza di centro-destra il presidente Lombardo si dimette anticipatamente, 4 anni dopo, il 31 luglio. Nel frattempo ha cambiato più assessori regionali che giacche, ha fatto una serie di ribaltoni ad “alta simpatia Pd” ed ha concluso la legislatura con un monocolore Lombardo. Nel mezzo ci sono le liti con gli alleati, gli strappi col Pdl, con Miccichè, quelli a fase alterne con l’Udc, fine una sorta di governo finto-tecnico con il sostegno del Pd, che, solo alla fine, lo abbandona. Gli unici fedeli resteranno gli uomini di Fli. Ad aggravare la situazione è stata l’inchiesta della procura di Catania per concorso esterno all’associazione mafiosa e voto di scambio.
Il 28 ottobre la Sicilia è tornata alle urne in anticipo rispetto alla scadenza naturale. Il clima dal 2008, anche nell’isola come nel resto d’Italia è cambiato. Che i venti non fossero più gli stessi si era capito nell’antipasto delle amministrative di maggio, che hanno portato, ad esempio, Leoluca Orlando al Comune di Palermo e, più vicino a casa nostra, a Barcellona un sindaco donna, rappresentante della società civile, Maria Teresa Collica che vince nel feudo storico di Nania.
Alle elezioni d’ottobre il centro-destra si presenta spaccato, così che il Pdl appoggia Nello Musumeci (La Destra), e Miccichè, che pur aveva avuto il placet di Berlusconi, gira le spalle e corre da solo con il Grande Sud. A sinistra è l’Udc a far un balzo in avanti per sostenere Rosario Crocetta, subito seguito dal Pd. Il ticket Pd-Udc funziona e porterà alla vittoria Crocetta. La sinistra vera, quella di Sel, mette in campo Claudio Fava, che però due giorni prima della presentazione delle liste, incappa in un incidente burocratico: non aveva trasferito in tempo la residenza da Roma a Palermo. Sul fil di lana in 48 ore viene sostituito con Giovanna Marano.
La campagna elettorale scorre sul filo conduttore dei “codici etici”, ultima moda del momento nel generale clima di antipolitica. Il dibattito è acceso, a Messina, fanno notizia i casi di Dino Oteri (Lista Musumeci Presidente) e Francesco Pettinato (Idv). Sempre per via del codice etico pochi giorni prima della presentazione delle candidature il segretario nazionale del Pdl Angelino Alfano stoppa la campagna e gli entusiasmi del messinese Roberto Corona, arrestato a gennaio. Corona fa un passo indietro e scende in campo Nino Germanà.
Nel frattempo a lasciare il Pdl era stato uno dei fondatori di Forza Italia a Messina, nonché deputato regionale uscente ed ex assessore regionale, Nino Beninati, transitato all’Udc non senza togliersi sassolini dalla scarpa su un partito locale “troppo spostato a destra”.
I venti si fanno burrasca e lasciano presagire l’esito delle urne quando Beppe Grillo, il 10 ottobre, attraversa lo Stretto di Messina a nuoto e poi attraversa a piedi tutta la Sicilia, incontrando in ogni piazza siciliani indignati e stanchi.
Quattro anni dopo il 2008 i siciliani mandano alla Regione una realtà diversa. Ma non ha votato quasi la metà degli elettori.
Diverse le novità emergono dalle urne: Rosario Crocetta è il primo presidente della Regione di sinistra eletto direttamente dai siciliani.
Il Movimento 5 Stelle è il primo partito all’Ars, passando da 0 deputati del 2008 a 15 con una percentuale che è la più alta: 14,89%. Il candidato alla Presidenza del M5S, Giancarlo Cancelleri si piazza addirittura terzo, dopo Crocetta e Musumeci con un 18,8%.
Il Pdl crolla, passando dal 33,4% del 2008 con 34 deputati al 12,91% del 2012 con 12 deputati. In sintesi è dimezzato.
A Messina il M5S è il secondo partito e con il 13,82% porta a Palermo la prima deputata messinese Valentina Zafarana. Dovevamo aspettare Beppe Grillo perché un partito portasse una donna messinese all’Ars.
Anche a Messina il Pdl crolla, dimezzando il numero dei deputati da 4 a 2 (erano Beninati, Buzzanca, Corona, Formica ora sono solo Formica e Germanà).
Il Pdl viene persino scalzato dal Grande Sud di Miccichè, a Messina guidato da Francesco Stagno D’Alcontres, che porta 2 deputati all’Ars, Bernardette Grasso (Grande Sud) e Beppe Picciolo (PdS).
Degli 11 deputati uscenti solo 6 sono le riconferme: Giovanni Ardizzone (Udc), Santi Formica (Pdl), Beppe Picciolo (PdS), Franco Rinaldi, Giuseppe Laccoto, Filippo Panarello (tutti e 3 Pd). Gli altri sono nuovi: Valentina Zafarana (M5S), Marcello Greco (Crocetta Presidente), Nino Germanà (Pdl), Bernadette Grasso (Grande Sud), più un ritorno Carmelo Currenti (Musumeci Presidente).
Il Pd è il primo partito a Messina, con il 16,64%, seguito dal M5S. Il patto di ferro Pd-Udc nello Stretto ha portato Crocetta oltre il 33%, diventando determinante nell’esito finale.
In un anno dunque anche il governo regionale muta, si passa da Lombardo a Crocetta. Fino ad inizio estate in giunta c’erano due messinesi: Mario Centorrino e Daniele Tranchida. Nella neo giunta Crocetta entra Nino Bartolotta, assessore regionale alle Infrastrutture e ai Trasporti, segretario provinciale del Pd, ed unico assessore “politico” dell’intera squadra. E’ di Bartolotta l’emendamento, poi firmato da Crocetta, che ha portato i 40 milioni a Messina.
Ma alla città va anche la carica più alta all’Ars: la presidenza di Giovanni Ardizzone, Udc. Appena eletto ha annunciato rigore e lavoro ed infatti i deputati sono stati chiamati in aula fino alla vigilia di Natale “Non è più tempo di Gattopardi. I siciliani aspettano risposte da noi e le daremo. E questo sarà un Palazzo di Vetro”. Dopo oltre 20 anni un messinese torna a ricoprire la prestigiosa carica.
Sul finire di dicembre va ad un altro messinese, Marcello Greco, la presidenza della Commissione Formazione e lavoro, che in piena bufera Report sui fondi destinati agli enti di formazione vicini alla deputazione, con la norma anti-parentopoli varata dalla giunta, è una delle Commissioni più delicate. “Sulla formazione dobbiamo girare pagina” ha dichiarato Greco.
LA GIUNTA PROVINCIALE A 15
Se Palazzo Zanca è scosso da continui terremoti e la giunta Buzzanca finisce il suo corso all’arrivo del commissario, a Palazzo dei Leoni c’è un’alleanza che va a gonfie vele incurante di quel che accade intorno: l’asse Pdl-Udc. Nelle stesse settimane in cui l’Udc divorzia da Buzzanca, paradossalmente Palazzo dei Leoni è “un’isola felice”, dove i centristi filano talmente d’amore e d’accordo col Pdl da sentire impellente il bisogno di aumentare gli assessori.
Così il 10 luglio Ricevuto presenta la giunta record a quota 15 assessori, mal digerita, per la verità da Buzzanca e dall’area ex An che protestano. La notizia finisce su tutti i quotidiani nazionali anche perché il periodo di crisi è tale da non far comprendere ai più la necessità, sul finire della legislatura, di un aumento degli assessori di un Ente, come la Provincia, che in tutta Italia si cerca di “eliminare”. Ricevuto replica sostenendo che le indennità sono state decurtate ma la polemica esplode e l’opposizione si rivolge al Tar (che boccerà a settembre il ricorso) ed alla Regione. Il Presidente affida incarichi a tempo e ad hoc e l’Idv replica “Ricevuto ha inventato gli assessori co.co.co”. A Milano, Roma, Napoli, Firenze gli assessori provinciali sono 12, a Genova e Torino 11, a Palermo e Catanzaro 10. A Messina restano 15 con buona pace dell’Udc che nel frattempo ad agosto ritira i suoi dal Comune, divorzia con il Pdl, si allea col Pd e vince con Crocetta. Misteri della politica. Una riflessione però è doverosa: da luglio ad oggi non risulta alle cronache che quest’aumento di assessori abbia giovato al territorio o apportato quegli interventi tali da giustificarne la nomina, che per noi resta un fatto squisitamente politico più che di reale esigenza. E mentre i consiglieri Pd e Udc vanno a braccetto a Palazzo Zanca, a Palazzo dei Leoni si trovano su fronti contrapposti. Nei giorni scorsi il segretario cittadino del Pd Peppe Grioli ha fatto notare il piccolo dettaglio al senatore D’Alia. Ma il leader centrista, sull’onda del Montismo è pronto a veleggiare verso altri lidi.
PRIMARIE
Dall’estate in poi è esplosa in Sicilia la voglia di voto. Mentre i siciliani disertano le urne “ufficiali”, scoppia il colpo di fulmine per le primarie. Dopo le amministrative di primavera e le regionali d’autunno sono arrivate le primarie d’inverno. Il 25 novembre, con ballottaggio il 2 dicembre, il popolo del centro-sinistra ha scelto Bersani candidato premier. In Sicilia Bersani ha ottenuto il 66,3% e Renzi il 33,6%. A Messina e provincia su quasi 29 mila votanti Bersani ha registrato il 74,6% e Renzi il 25,3%. Ma non è finita qui, perché, dopo le dimissioni di Monti e l’indizione delle Politiche per il 24 e 25 febbraio, Pd e Sel replicano il 30 dicembre richiamando alle urne gli elettori per scegliere i candidati a Camera e Senato.
Grillo nei primi giorni di dicembre ha fatto on line le parlamentarie. Nel collegio Sicilia Orientale il messinese Francesco D’Uva ha ottenuto un ottimo posto in lista, trovandosi quinto. Con il vento che spira, alimentato anche dal permanere del porcellum D’Uva ha più di una possibilità di ritrovarsi onorevole a febbraio.
Ma la voglia di primarie imperversa. Così mentre da mesi fioccano i nomi dei candidati sindaci i Movimenti decidono d’iniziare un percorso comune, o quanto meno di sedersi intorno ad un tavolo. Nasce un laboratorio che vede insieme una decina di associazioni. Nei giorni scorsi è stata presentata l’iniziativa delle primarie popolari. Entro il 20 gennaio basterà andare sul sito www.pattopermessina.it e dare il proprio contributo con idee, segnalazioni, candidature.
Il 2013 si avvicina a passi veloci e con il nuovo anno anche una lunga tornata elettorale. Ed alla fine succederà il contrario del 2012: iniziato con Buzzanca, finito con un Commissario. Il 2013 inizierà con il Commissario e finirà con….. (coprite voi i puntini)
Rosaria Brancato

Mi faccio un augurio: continuare a leggere gli articoli di Rosaria Brancato per tutto il 2013 e per molti anni ancora … (spero sia un augurio anche per Rosaria …)