Sanità e scuola al ribasso in un clima d'eterna emergenza

Sanità e scuola al ribasso in un clima d’eterna emergenza

Marco Olivieri

Sanità e scuola al ribasso in un clima d’eterna emergenza

giovedì 07 Dicembre 2023 - 09:30

Sembrano due facce di una stessa medaglia: la dimensione pubblica arretra e quella privata prende il sopravvento. Tra dimensionamenti e tagli

Sanità sempre meno pubblica e scuole dimensionate: lo Stato abbandona il sud”. Questo titolo dell’11 novembre rispecchia il clima d’eterna emergenza, reso ancora più evidente dopo lo sciopero nazionale in campo sanitario. Nel frattempo, in Sicilia si è avuta conferma dell’accorpamento degli istituti scolastici. La Conferenza regionale è intervenuta sulla rete scolastica siciliana, apportando un taglio di 95 autonomie in tutta la regione. Undici nella provincia di Messina.

Sembrano due facce di una stessa medaglia: la dimensione pubblica arretra e quella privata prende il sopravvento in due forme diverse. Nell’ambito della salute, attraverso il progressivo affievolirsi di un patrimonio enorme, quello del sistema sanitario nazionale. Nella scuola, tramite un ridimensionamento, sull’altare dei costi, e una rinuncia a potenziare la proposta pubblica scolastica, puntando invece a ridurre e tagliare.

Così spesso, nel Meridione, chi non può s’arrangia e chi ha la possibilità economica s’affida alle strutture private per il tempo pieno e per ogni opportunità per bambini e ragazzi: dallo sport a ai corsi d’inglese.

Sottolinea in una nota la Flc Cgil: “Con questi tagli abbiamo confermato che un diritto fondamentale come la scuola pubblica non è uguale su tutto il territorio ma rimane legato al luogo geografico in cui si nasce o si vive. Sono scelte miopi come queste che condannano un territorio a fenomeni sempre crescenti di denatalità e di spopolamento: senza scuola, senza sanità, arretrano i servizi pubblici. E, dove gli abitanti scarseggiano, non ci sono investimenti, non ci sono opportunità occupazionali, scompaiono le comunità e si va verso la desertificazione umana”.

Il caso dell’istituto “Battisti-Foscolo” a Giostra

Oltre a quello tra “Caio Duilio” e “Jaci”, l’accorpamento tra “Villa Lina Ritiro” e “Battisti-Foscolo”, a Messina, non comporta solo un taglio di dirigente scolastico e direzione dei servizi generali e amministrativi, con figure uniche per entrambi gli istituti. In un territorio che richiede una cura particolare, come quello della scuola in via Alessandro Manzoni, nella zona medio-bassa del quartiere Giostra, perdere un punto di riferimento stabile per famiglie significa indebolire un presidio dello Stato. In questi anni, sono state tante le iniziative dell’istituto “Battisti-Foscolo”, che ha al suo interno 60 alunni con disabilità. E non sempre il risparmio è la scelta più giusta.

Se a questo aggiungiamo i definanziamenti del Pnrr, Piano nazionale per la ripresa e resilienza, in alcuni settori strategici come efficienza energetica, rigenerazione urbana, piani urbani integrati, infrastrutture sociali e altri investimenti pubblici, emerge un profilo evidente del governo Meloni. Per chi governa, le scelte in campo economico sono davvero poche, dati i rigidi parametri, e queste scelte confermano quanto era già evidente con l’abolizione del reddito di cittadinanza. C’è un deficit d’attenzione alla dimensione sociale.

Il prevalere della sanità privata

Nel frattempo, non si spezza nel settore sanitario la tendenza negativa e le Regioni non riescono a governare la crisi del sistema pubblico. Così, un italiano su tre, quando deve fare una visita, o un esame diagnostico, si rivolge al sistema privato. Secondo Agenas, l’Agenzia sanitaria delle Regioni, il 35% di coloro che hanno bisogno di farsi vedere da uno specialista o di fare accertamenti non si rivolgono alle strutture pubbliche o convenzionate. Al contrario, vanno nei centri privati o nell’intramoenia, lì dove svolgono la libera professione i dipendenti del servizio sanitario nazionale.

Su questi temi si gioca lo Stato sociale del presente e del futuro. Vengono in mente le parole della canzone di Daniele Silvestri dal titolo “A bocca chiusa”: “E le parole, sì lo so, so’ sempre quelle/Ma è uscito il sole e a me me sembrano più belle/Scuola e lavoro, che temi originali/Se non per quella vecchia idea/De esse tutti uguali”. Su quest’idea di eguaglianza sociale e parità d’opportunità per tutti, a prescidere dal reddito, si fondano i principi di una Carta costituzionale che merita nel tempo di essere attuata fino in fondo. E non ridimensionata, o svilita, come un residuo di un vecchio sogno da mettere in soffitta.

La scuola, soprattutto nelle zone cosiddette a rischio, dovrebbe essere aperta 24 ore su 24 e l’assistenza sanitaria territoriale dovrebbe evitare l’intasamento dei pronto soccorso. Ma in questo momento storico, ed è un processo che ha le sue radici probabilmente negli anni Novanta, si gioca al ribasso. E non è una bella partita.

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