Il futuro dei servizi sociali sembra già scritto: sarà Croce Rossa

Il futuro dei servizi sociali sembra già scritto: sarà Croce Rossa

Il futuro dei servizi sociali sembra già scritto: sarà Croce Rossa

mercoledì 04 Marzo 2009 - 17:42

I pareri dei legali sarebbero favorevoli, resta da stabilire la modalità: convenzione diretta o appalto? Le critiche della Cgil: «Nessuna garanzia». Capurro al sindaco: «Basta proroghe, si proceda con appalti unici»

La rotta è stata ormai tracciata ed è quella che l’amministrazione Buzzanca, anche attraverso pareri legali, sta perseguendo: affidare i servizi sociali di Messina alla Croce Rossa. Poco importa se la questione sia stata argomento di discussione nei salotti, nei corridoi o chissà dove, così come vanno accolte con cautela anche le smentite di circostanza. L’identikit più volte disegnato, un soggetto autorevole in grado di gestire da solo l’intero comparto, sembra essere cucito addosso alla Croce Rossa, associazione il cui nome è già finito sulla stampa non senza note polemiche da parte di qualche esponente politico (l’on. De Luca

dell’Mpa su tutti). E’ percorribile questa strada? Secondo i legali a quanto pare interpellati sia dal Comune che dalla stessa Croce Rossa, sembrerebbe proprio di sì.

I dubbi sono altri. Primo, le modalità d’arrivo al traguardo già individuato. Secondo, la condivisione politica che si può trovare attorno al progetto. Terzo, come e con quali risorse il servizio verrà gestito. Per quanto riguarda il primo dubbio, le possibilità sono due: la gara pubblica, accorpando i diversi bandi in un appalto unico da circa 15 milioni di euro, oppure la convenzione diretta, dettata dalla contingenza dei tempi (un eventuale bando dovrebbe essere predisposto entro la prossima settimana). In questo caso il soggetto destinatario della convenzione potrebbe essere il SI.S.S.A. (Siciliana Servizi Socio Assistenziali), società che appartiene per il 51% alla Si.Se. (la società che gestisce il 118 in Sicilia il cui socio unico è la Croce Rossa) e per il 49% al Consorzio per la formazione e la ricerca in materia di servizi sociali, di emergenza sanitaria, di diritto internazionale umanitario e di protezione civile della Croce Rossa di Catania. La sede legale del Sissa, per inciso, è proprio a Messina.

Secondo dubbio, la condivisione politica. Della posizione di De Luca (e dunque dell’assessore a lui legato, Pinella Aliberti) abbiamo già detto, ma anche Gianpiero D’Alia dell’Udc avrebbe preferito una soluzione diversa, magari un consorzio, purché si procedesse all’appalto unico. Dunque passare per una gara pubblica potrebbe mediare fra le varie parti, anche se è chiaro che ogni soluzione dovrà trovare l’avallo del consiglio comunale. Infine il terzo dubbio, ovvero come verrebbe gestito in concreto il servizio. Le risorse sarebbero tali e quali a quelle finora messe a disposizione dell’Istituzione per i Servizi sociali, ovvero fondi comunali e finanziamenti della legge 328. Ma la Croce Rossa, o chi per essa, assorbirebbe l’intero personale (più di 600 dipendenti) oggi operante nel settore? A differenza della Cisl, che sembra sposare in pieno l’idea, la Cgil esprime forti perplessità al riguardo: «Se questo è il progetto – afferma il segretario generale Lillo Oceano – non solo non c’è alcuna garanzia sui servizi ma sono a rischio anche centinaia di posti di lavoro».

Il pessimismo di Oceano nasce soprattutto dal precedente del 118, servizio come detto gestito dalla Si.Se., società controllata dalla Croce Rossa. Alcuni numeri al riguardo sono -illuminanti-: la Si.Se. opera dal 1998 con continue proroghe di sei mesi, l’ultima concessa a gennaio per un valore di circa 46 milioni di euro. Il personale dipendente arriva a circa 3417 unità, circa il doppio degli equivalenti del resto d’Italia, con poco più di 2mila delle assunzioni effettuate, senza selezione pubblica, a ridosso delle elezioni regionali del 2006. Presidente della Si.Se. è Guglielmo Stagno D’Alcontres, che è anche commissario regionale della Croce Rossa, il quale ha difeso la società affermando che nel 118 «la Sicilia è avanti rispetto al resto d’Italia». Fatto sta che sia la Si.Se. che la Croce Rossa sono già finite nel mirino sia di un’ispezione del ministero delle Finanze (2006) che della Corte dei Conti (2007), per la gestione dei fondi e per presunti sprechi (uno su tutti, il noleggio anziché l’acquisto della ambulanze, il che comporta una spesa annula di 100mila euro anziché 50mila).

Ad ogni modo, i prossimi giorni saranno quelli decisivi. Ma c’è chi, intanto, invoca l’altolà alle proroghe. E’ il capogruppo del Pdl Pippo Capurro, il quale in un’interpellanza ricorda che «dopo la prima proroga del 1 settembre, altre due ne sono state concesse, a novembre e a gennaio, con quest’ultima che scadrà il 30 aprile, «sempre nelle more – sottolinea Capurro – dello svolgimento delle procedure necessarie per l’individuazione del nuovo contraente». Proroghe che, però, «sono caratterizzate da un significativo profilo di illegittimità giusta costante giurisprudenza in materia», anche perché «la scadenza dei contratti che si intendevano prorogare era già intervenuta». Secondo Capurro «al fine di garantire un migliore standard di qualità dei servizi, diminuire le spese di gestione delle varie cooperative e conseguentemente determinare una riduzione degli importi complessivi posti a base d’asta delle gare si rende improcrastinabile accorpare le varie tipologie di servizi disponendo appalti unici per l’assistenza agli anziani e telesoccorso, trasporto disabili e asili nido», in modo che «i lavoratori in atto impegnati dalle cooperative oltre ad avere tutelato il loro posto di lavoro non dovrebbero piu’ sopportare i ritardi pazzeschi nell’erogazione degli stipendi». Capurro chiede dunque al sindaco di riferire in commissione su «quali determinazioni intende assumere per consentire una gestione piu’ efficiente ed efficace in questo delicatissimo settore».

Infine c’è da registrare che proprio stamani Capurro e altri consiglieri hanno effettuato un sopralluogo a Casa Serena, riscontrando diversi impianti non a norma e strutture fatiscente. Tra le anomalie, la più curiosa e al tempo stesso assurda: da anni una famiglia vive nei locali della guardiania. Quando si dice assistenza sociale…

(foto Dino Sturiale)

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