Cronaca

28 anni fa l’omicidio di Beppe Alfano, famiglia spera nella perizia balistica

“La vera notizia è che la Giudice per le indagini preliminari ha disposto una proroga delle indagini e soprattutto ha disposto degli accertamenti che mai nessun giudice fino ad oggi aveva mai richiesto. Sono accertamenti molto precisi, nel senso che si manifesta la volontà di far luce sulla calibro 22 che ha ucciso mio padre. A distanza di tanti anni devono essere spiegate tante cose. Sono veramente tanti gli interrogativi che a me sono rimasti (senza risposta e finalmente un giudice ha chiesto di fare luce”.

Nel giorno del ventottesimo anniversario della morte del cronista di Barcellona Beppe Alfano è ancora una volta la figlia Sonia a commentare le tappe giudiziarie seguite al delitto, con una dichiarazione a Ossigeno.

E’ di poche settimane fa infatti, della vigilia di Natale 2020, la decisione del giudice per le indagini preliminari di Messina, Valeria Curatola, che ha accolto la richiesta dell’avvocato Fabio Repici, legale della famiglia, e anziché mandare in soffitta il fascicolo ha concesso alla Procura altri sei mesi di accertamenti. La Procura aveva già avanzato e ribadito richiesta di archiviazione perché, malgrado gli spunti prodotti dallo stesso Repici, non erano stati trovati riscontri utili a fare nuova luce sul delitto.

Le indagini della famiglia, dopo l’archiviazione della “pista degli agrumi” – che puntava all’imprenditore Giovanni Sindoni sospettato di collusioni con gli interessi dei Santapaola nel barcellonese e scagionato – si sono concentrate sulla ricerca del possessore di una pistola calibro 22, lo stesso calibro usato nell’omicidio.

Così il giudice Curatolo ha chiesto alla Procura di nominare un esperto internazionale di balistica per accertare in particolare chi possedeva una calibro 22 di fabbricazione americana in quel periodo nel messinese.

Dal memoriale di Repici viene fuori una calibro 22 North American Arms dichiarata di proprietà di Mario Imbesi e ceduta a Franco Mariani. Un nome, quest’ultimo, che per la famiglia Alfano porta a Saro Cattafi, di cui fa il nome apertamente Sonia come presenza dietro il delitto di suo padre.

Ad oggi c’è un solo condannato per la morte del giornalista, il boss Giovanni Gullotti, condannato in via definitiva a 30 anni e che oggi attende gli esiti del processo di revisione, chiesto dall’avvocato Tommaso Autru, suo storico difensore, e concesso dalla corte d’Appello di Reggio Calabria.

Oggi la famiglia spera in un nuovo spunto dal prosieguo concesso agli accertamenti, malgrado la Procura di Messina chieda l’archiviazione da più di 10 anni, tra i diversi tronconi di inchiesta battuti.