Assalto no-vax alla Cgil, l'ex ministro Minniti: dubbi zero, Forza Nuova va sciolta

Assalto no-vax alla Cgil, l’ex ministro Minniti: dubbi zero, Forza Nuova va sciolta

mario meliado

Assalto no-vax alla Cgil, l’ex ministro Minniti: dubbi zero, Forza Nuova va sciolta

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martedì 12 Ottobre 2021 - 13:58

REGGIO CALABRIA – D’accordo, avrà anche lasciato la politica (…dice lui). Ma ci sono dei frangenti della vita democratica del nostro Paese in cui un ex ministro dell’Interno e big del Partito democratico del calibro del reggino Marco Minniti sente “in ogni caso” il dovere di dire la sua. L’aggressione della sede nazionale della Cgil da parte di una frangia dell’eversione di Destra e no-vax è uno dei quei momenti.

Assalto eversivo

Nel corsivo ospitato oggi in prima pagina su Repubblica, l’ex inquilino del Viminale rileva tra l’altro che «quando si progetta e poi si tenta di assaltare la sede di un governo. Quando si attacca e si devasta la sede di un sindacato. Quando si usa sistematicamente la violenza nei confronti delle forze di polizia. Non siamo di fronte ad una protesta degenerata in atti inaccettabili. Si tratta di qualcosa di più, di molto di più. Si chiama ‘eversione’».

Minniti, che come si ricorderà in pochi mesi diventò largamente il ministro più popolare dell’allora governo Gentiloni, non fu certo un ministro dell’Interno dal cuore tenero. Tra i movimentisti di Sinistra, anzi, molti lo ritengono responsabile di una sostanziale persecuzione dei migranti “irregolari” come e forse più predecessori e successori di Destra.
…Anche sul tema del rischio eversivo, in questo senso l’ex (?) politico reggino non si smentisce.

«In democrazia, l’eversione si stronca»

«In democrazia, l’eversione si stronca. È semplicemente un dovere – scrive tra l’altro Marco Minniti nel suo corsivo –. Gli arresti di queste ore sono stati una prima, forte risposta. Si indaghi. Si vada fino in fondo. La nostra democrazia ha le capacità e la forza morale per farlo».

Sciogliere Forza Nuova? «Scelta impegnativa, ma giusta»

Marco Minniti, di Reggio Calabria, ex ministro dell'Interno (governo Gentiloni)

Di più. L’ex titolare del Viminale fa presente che «saper “leggere” una piazza, saper tenere insieme fermezza e dialogo» sia un compito importantissimo per i tutori della legge, ma di certo alla portata dell’Italia, che ha «forze di polizia tra le migliori al mondo, forse le migliori nell’attività d’ordine pubblico». E nella sua analisi, quello avvenuto alla sede capitolina della Cgil è «Un atto eversivo, dunque, di matrice fascista con la minaccia di una più ampia e diffusa reiterazione», sicché «ci sono tutti gli estremi per un decreto, ben motivato, di scioglimento di Forza Nuova da parte del ministero dell’Interno. Una decisione impegnativa ma giusta».

Come a Reggio nel ’70…

Uno scatto dalla "Rivolta di Reggio" del 1970
Uno scatto dalla “Rivolta di Reggio” del 1970

E Marco Minniti torna a evocare, come più volte in passato, la Rivolta di Reggio del ’70: «Da ragazzo, all’inizio degli anni ’70, ho incrociato e vissuto una delle pagine più buie della storia della Repubblica: “il boia chi molla”. Il più organizzato, duraturo, partecipato tentativo di “rottura democratica” della storia italiana e forse non solo – si legge nel suo corsivo sulle colonne di Repubblica –. Reggio Calabria era ed è la mia città. Lì c’erano i capi della rivolta, c’erano Avanguardia Nazionale e Ordine Nuovo, il cuore di tenebra del neofascismo italiano. Non casualmente, successivamente, sciolti ai sensi della legge Scelba. Poi c’era la gente, il popolo dei quartieri. La protesta, anche la più radicale, è un pezzo di ogni democrazia. C’è un limite invalicabile: l’uso della violenza».

Ecco il punto; ecco il discrimine.
Ad avviso di un ministro dell’Interno al tempo molto amato dagli amministrati, «una democrazia deve saper distinguere tra “i cospiratori”, gli squadristi e la gente comune. Con gli uni si è durissimi con la forza della legge, agli altri si sta accanto. Non per dargli ragione. Anzi. Sapendo che in ballo alla fine c’è sempre un sentimento: la paura».

Eversione e Covid, denominatore comune: la paura

Cosa che, al tempo del Coronavirus, vale quanto ai tempi dell’eversione nera e della destabilizzazione delle Istituzioni democratiche, se non di più: «Paura per la vita, per gli affetti, per il lavoro. In una sola parola, paura per il futuro. I cattivi maestri, utilizzando anche l’arte sapiente della menzogna e del pregiudizio, fanno di tutto per tenere le persone incatenate alle loro paure. Compito di una democrazia – osserva l’ex esponente di vaglia del Partito democratico – è non lasciarle sole, star loro accanto e con la forza del dialogo e le evidenze della scienza liberarle dalla paura».

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