Operazione Clone. Sgominata "società del malaffare", cinque arresti nel messinese

Operazione Clone. Sgominata “società del malaffare”, cinque arresti nel messinese

Veronica Crocitti

Operazione Clone. Sgominata “società del malaffare”, cinque arresti nel messinese

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martedì 17 Giugno 2014 - 05:53

Se qualcuno glielo domandava, bruciavano anche auto su commissione. In realtà, i 14 indagati dell'operazione Clone non disdegnavano nulla. Le accuse per loro sono di furto, truffa, incensio, ricettazione, riciclaggio, appropriazione indebita, falsità materiale e sostituzione di persona.

Commettere furti, rivendere auto rubate, riciclare, utilizzare assegni non coperti per comprare in gioielleria e poi piazzare nei Compro Oro, incendiare macchine su commissione. Era esattamente questo il lavoro quotidiano della cosiddetta “società del malaffare”, vera e propria associazione a delinquere costituita da 14 soggetti, tutti indagati, di cui cinque finiti stamani in manette, tutti operanti nella fascia jonica della provincia di Messina e con “base operativa” a Santa Teresa.

Sono finiti in carcere Salvatore Ferrara, milazzese di 39 anni, e Luca Lo Turco, polacco di 21 anni, mentre domiciliari per Silvio Santoro, 68 anni di Santa Teresa, Caterina Bitto, 31 anni di Messina, e Angela Augliera 21 anni di Messina. A capo dell’intera organizzazione vi era un soggetto, ad oggi irreperibile, il cui ruolo era quello di dirigere e scegliere, volta per volta, gli affiliati a cui affidare i vari compiti.

L’Operazione Clone è stata così denominata proprio per le caratteristiche specifiche con cui questi abili truffatori usavano portare a termine i propri raggiri. Il loro ambito prediletto era quello automobilistico, sia che si trattasse di prender di mira delle società di noleggio per la maggior parte sparse tra Antillo, San Filippo del Mela, Linguaglossa, sia che si trattasse di rubare loro stessi auto private e poi cercare di rivenderle attraverso internet. Nel primo caso, il meccanismo era semplice. Qualcuno si presentava all’autonoleggio, stipulava un contratto, prendeva l’auto e poi, qualche giorno dopo, ne veniva sistematicamente simulato il furto con tanto di denuncia. In tal caso ci si avvaleva della collaborazione di agenzie di disbrigo pratiche automobilistiche (una di esse è indagata) che concedevano nuove targhe e nuove immatricolazioni. Il passo successivo era il restyling dell’auto: eliminazione di qualsiasi logo che potesse ricondurre il mezzo all’identificazione, bonifica e sostituzione delle parti meccaniche. A quel punto, la macchina “clonata” veniva piazzata sul mercato.

Altro meccanismo, invece, era quello del vero e proprio furto. E proprio grazie ad una casualità del genere, forse sfortuna, che i poliziotti si sono messi sulle tracce dell’associazione e, in meno di due anni, sono riusciti a ricollegare episodi diversissimi, riuscendo infine ad incastrare l'intero sodalizio del malaffare.

Le indagini, infatti, sono scattate nel gennaio del 2012, esattamente nel giorno in cui due donne abbastanza alterate si presentarono in commissariato raccontando una storia alquanto bizzarra. Una di loro, napoletana, disse di aver trovato su Subito.it l’annuncio di vendita di una Fiat 500, per 7mila euro. Quella stessa mattina si sarebbe dovuta vedere con gli annunciatori per ritirare l’auto e formalizzare il passaggio. Non riuscendo però a rintracciarli telefonicamente, si era quindi premurata di risalire al contatto della proprietaria dell’auto attraverso i documenti di circolazione che gli erano stati inviati pochi giorni prima per email. Tutto regolare se non fosse che alla vera proprietaria, in realtà, la Fiat 500 era stata rubata in precedenza. Grazie a questo episodio, e a tanti altri successivi, gli agenti delle Volanti, in collaborazione con i colleghi del commissariato Messina Sud, hanno iniziato ad indagare su questo grande giro di affari.

Qualche giorno dopo l’episodio delle due donne, gli stessi agenti si sono finti loro stessi interessati all’acquisto della macchina e dopo essersi messi d’accordo su un punto di incontro sul Viale Europa hanno beccato uno dei truffatori e fatto scattare la denuncia per ricettazione. Come emerso dalle successive indagini, però, il gruppo non disdegnava anche altri tipi di furto. In un’occasione i poliziotti hanno ritrovato a casa di Santoro, Ferrara ed un altro affiliato, una ventina di computer sottratti da una scuola cittadina, mentre nel 2012 ad esser preso di mira fu un chioschetto. Quella volta i ladri si portarono via televisore, impianto stereo, pennetta usb, decoder, poco denaro, gomme da masticare e barrette di cioccolato.

Quando i furti non permettevano di sbarcare il lunario, allora l’associazione si dedicava a falsi documenti, titoli bancari scoperti e commissione di incendi. Nei primi casi funzionava così: gli indagati si presentavano nelle gioiellerie, acquistavano con assegni scoperti, poi si recavano nei vari Compro Oro, rivendevano la merce e si spartivano il bottino. Nel caso della commissione di incendi, invece, bastava che qualcuno li contattasse perché l’auto del vicino fastidioso dovesse esser bruciata, e loro agivano di conseguenza.

Intercettazioni e mesi i indagini hanno altresì permesso agli agenti di delineare con esattezza il modus operandi dell’intera organizzazione che poteva contare sulle ottime conoscenze informatiche del capo e degli affiliati nonché su un “vademecum” ben preciso. Ad esempio, non si poteva fumare all’interno di un’auto perché il cattivo odore avrebbe fatto abbassare il prezzo di mercato, oppure l’escamotage dell’utilizzo di benzina per eliminare eventuali loghi dalla carrozzeria delle macchine.

Ad emettere il provvedimento è stato il Gip Monica Marino su richiesta del Sostituto Procuratore Federica Rende. (Veronica Crocitti)

2 commenti

  1. ke persone!!! blea….. mi viene solo da vomitare

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  2. ke persone!!! blea….. mi viene solo da vomitare

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