Cronaca

Assolto a titolo definitivo l’ex viceprocuratore nazionale antimafia Cisterna

REGGIO CALABRIA – La Corte d’Appello di Reggio Calabria ha assolto il magistrato Alberto Cisterna, viceprocuratore nazionale antimafia fino al 2012 e in precedenza in forza alla Dda di Reggio Calabria – oggi è presidente della Tredicesima sezione al Tribunale di Roma -, accusato di falso in atto pubblico.

Un decennio di “calvario” giudiziario

Ieri la sentenza, con la lettura del dispositivo da parte del presidente della Corte Lucia Monaco dopo che la stessa Procura generale aveva chiesto l’assoluzione di Cisterna, il quale ha rinunciato anche alla prescrizione.

Tra le indagini, condotte dalla Procura all’epoca guidata da Giuseppe Pignatone, e i processi per Cisterna è stato un calvario giudiziario durato oltre 10 anni che si è concluso con l’assoluzione a titolo definitivo del magistrato, difeso dall’avvocato Giuseppe Milicia.
In primo e in secondo grado Cisterna era stato condannato a un anno di reclusione.
La Corte di Cassazione, nell’aprile dello scorso anno, aveva però annullato la sentenza d’appello con rinvio ad altra sezione della Corte d’appello di Reggio Calabria.

L’origine del processo

In qualità di professore a contratto alla facoltà di giurisprudenza dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, Cisterna – uno dei magistrati reggini più impegnati nella lotta alla ‘ndrangheta – era accusato di avere attestato falsamente nel registro didattico l’effettuazione delle lezioni e la regolarità e il completamento del corso che lo stesso teneva a titolo gratuito.
Il processo era nato da un’indagine coordinata dall’allora sostituto procuratore Beatrice Ronchi.

La Cassazione sulla condanna del 2019: «Erronea e illogica»

Nelle prossime settimane la Corte d’Appello depositerà le motivazioni della sentenza ma è probabile che i giudici di piazza Castello abbiano tenuto in considerazione quanto scritto nella sentenza d’annullamento dalla Cassazione dello scorso anno.
Per la Suprema Corte, la condanna di Cisterna nel precedente giudizio del 2019, è stata «una decisione erronea» e «illogica in quanto debitrice di un ragionamento congetturale privo di fondamento fattuale».