Barcellona. Il Centro comunale di raccolta c’è. Perché non parte la differenziata? Breve excursus degli impegni non mantenuti dal 2005 a oggi. E l’Ato Me2 finché può tira a campare.

Barcellona. Il Centro comunale di raccolta c’è. Perché non parte la differenziata? Breve excursus degli impegni non mantenuti dal 2005 a oggi. E l’Ato Me2 finché può tira a campare.

Barcellona. Il Centro comunale di raccolta c’è. Perché non parte la differenziata? Breve excursus degli impegni non mantenuti dal 2005 a oggi. E l’Ato Me2 finché può tira a campare.

giovedì 08 Ottobre 2009 - 18:47

I cittadini attendono novità, ma nell’aria c’è solo il lezzo dei cassonetti. Eppure la differenziata dovrebbe essere una risorsa in più…

Raccolta differenziata dei rifiuti, quest’illustre sconosciuta. I 38 comuni della provincia, che per loro ventura rientrano nelle competenze della società d’ambito Ato Me2, non sanno neppure cosa sia. Ricordiamo bene, però, la conferenza stampa in cui, a marzo del 2005, i dirigenti della Gesenu e il presidente dell’Ato prefiguravano una nuova era nella gestione del servizio di spazzamento, raccolta e smaltimento dei rifiuti. Apprendevamo che quello che avevamo sempre inteso volgarmente come servizio di “nettezza urbana” prendeva ora il nome di servizio di “igiene ambientale”, e che la Tarsu (tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani) diveniva più semplicemente Tia (tariffa di igiene ambientale). E per un attimo c’eravamo illusi di ritrovarci nel giro di pochi mesi in un’altra città, linda e profumata, in cui anche i rifiuti sarebbero preziosi semi di una nuova primavera. E già canticchiavamo i versi di De Andrè («dal letame nascono i fior»). Oggi, a quasi cinque anni di distanza, c’è poco da scherzare. Il carrozzone Ato Me2 è praticamente al collasso. Ci hanno perso i cittadini, che hanno pagato (chi lo ha fatto) senza avere neppure i servizi minimi; ci hanno perso gli operai, che mensilmente devono minacciare lo sciopero o scioperare per ottenere le proprie spettanze; ci hanno perso le città, che si presentano più sporche e maleodoranti di qualche anno fa. Gli unici ad averci guadagnato sono gli amministratori, che ai lauti stipendi non hanno mai pensato di rinunciare, neanche di fronte alla palesata incapacità gestionale che ha prodotto solo debiti e inefficienza (frutto di spartizioni di partito che hanno privilegiato l’appartenenza alle competenze). Ma mentre si tira a campare (non si sa ancora per quanto) con i sindaci corresponsabili, che giocano con due piedi in una scarpa, abbiamo finito per dimenticare che quel lontano giorno di marzo in conferenza stampa si parlò anche di raccolta differenziata. Finora tra gli alibi più ricorrenti c’è stato il ritardo dei comuni nella predisposizione dei CCR (centri comunali di raccolta). Ebbene, da diversi mesi il centro comunale di raccolta di Sant’Andrea, realizzato su un’area di 3.600 mq di proprietà comunale all’incrocio con le vie Maiorana e Enrico Fermi, è a disposizione dell’AtoMe2. Il centro doveva consentire l’avvio della raccolta differenziata sul territorio comunale. L’ex presidente Andrea Paratore, interpellato lo scorso novembre nel corso di un convegno, aveva fissato nel mese di gennaio di quest’anno l’inizio della raccolta differenziata e la consegna delle tessere magnetiche ai cittadini. Ma anche questi impegni, tentativi disperati di cadere in piedi, sono stati dimenticati.

A riproporre la questione, ora, con una interrogazione al sindaco, è il consigliere comunale del PD Mario Presti, che scrive: «Non si capisce come mai, rispetto ad un argomento cosi importante per le ricadute economiche, ambientali e occupazionali, in questi anni il nostro comune abbia tenuto un atteggiamento di basso profilo, limitandosi a dichiarazioni di principio a cui non sono mai seguite le giuste rimostranze presso il Consiglio di amministrazione dell’Ato Me2 e l’assemblea dei soci. Come al solito, si sta perdendo un’altra occasione per incamminare il nostro territorio verso uno sviluppo ecologicamente sostenibile ed economicamente vantaggioso».

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