Di Marco Olivieri, con la collaborazione di Giuseppe Fontana
MESSINA – Il pittore Bruno Samperi continua a rifugiarsi nel suo mondo creativo. Nel suo studio/laboratorio, al centro di Messina, per creare e inventare. E inseguire sogni e idee come fantasmi da catturare e poi rielaborare nella tela o nella tecnica da lui inventata degli inchiostri tipografici su carta. Classe 1933, Samperi si definisce un “apprendista artigiano”, come il titolo della mostra a cura di Mosè Previti, realizzata nel 2016 da “Le Scalinate dell’Arte”, e dell’elegante catalogo dedicato all’evento.
Oggi Samperi continua, da artista, a pensare al futuro e ci tiene a divulgare la sua idea: “Da otto anni a questa parte, da quando so che c’è questo Dna, penso che sarebbe il massimo utilizzarlo per non essere falsificati. Sarebbe un modo intelligente per “firmare” le mie opere e credo che qualsiasi azienda potrebbe utilizzarlo. Sarebbe utile andare a inserirlo non tanto nei quadri quanto negli inchiostri su carta, che sono falsificabili con una semplice stampa. Ecco la mia proposta: quella di inserire una bustina con parte del Dna. Un capello, la foglia di un albero, il pelo di un gatto. E dovrebbe essere lo Stato a gestire questa sorta di banca dati. Con il Dna non si può falsificare nulla. Noi potremmo dare il nostro Dna, per essere tutelati, e poi versare una somma allo Stato”.
C’è un precedente nell’ambito della moda: Alexander McQueen, nel 1992, aveva “firmato” i suoi abiti, infilando una ciocca di capelli nelle sue etichette. Un’idea in linea con quella di Samperi: “Io, in ogni cartella, oltre la firma normale, metterei un capello ad esempio. O una foglia, purché sia prima registrata”.
Racconta Samperi: “Io da bambino ho frequentato la terza elementare. Poi è scoppiata la guerra nel 1940 e non ho potuto studiare. Ho vissuto la mia infanzia per tre anni ad Altolia, a contatto con la natura, durante il conflitto mondiale. Avevo un fratello ammalato di tubercolosi (Si commuove quando parla di lui, n.d.r.). Mio padre faceva il rilegatore di libri e abbiamo venduto tutto ciò che avevamo per curarlo. Ma non si è potuto salvare. E così ho iniziato a lavorare sin da piccolo. Io e un altro mio fratello, con una piccola macchina tipografica, abbiamo iniziato la nostra attività. Ho sempre amato il contatto con la carta e l’inchiostro. Negli anni Cinquanta, non avendo tempo, tentavo di realizzare l’inchiostro sulla carta e, dopo un anno di ricerche, ci sono riuscito”.
L’artista ha un desiderio: “Vorrei lasciare qualcosa alle mie figlie. Non posso lasciare tele, ma gli inchiostri sì (presenti nel suo studio, n.d.r). Su questi ho promosso una mostra a giugno con il titolo in dialetto Chi sunnu sti mossa di carta (Che sono questi pezzi di carta, n.d.r.). E lancio l’appello agli artisti a partecipare e offrire il proprio contributo”.
Gli inchiostri su carta sono una forma d’espressione originale fatta con carta tipografica patinata e con il petrolio. Una carta lavorata a mano con inchiostro, pennelli, spugna o stracci, che ha reso originali le sue opere. In seguito, l’artista si è dedicato anche ai colori ad olio e agli acrilici. Autodidatta, Samperi è diventato un maestro della pittura e di questi originali inchiostri.