Inflitto il 41 bis al boss di Camaro Santi Ferrante, condannato all’ergastolo

Il Ministro della Giustizia, Paola Severino ha disposto il 41 bis, il regime di carcere duro, per il boss messinese Santi Ferrante. La decisione su proposta del sostituto procuratore della DDA Vito Di Giorgio secondo il quale anche dal carcere Ferrante, condannato nel 2007 all’ergastolo nell’operazione “Mattanza”, continua a gestire le sue attività illecite.
Di Giorgio nel luglio del 2009 aveva raccolto le dichiarazioni del collaboratore di giustizia, Santo Balsamà. Il pentito disse che Ferrante durante i colloqui in carcere continuava ad impartire direttive ai suoi uomini sulle modalità di gestione di certi “affari”.
Solo con il carcere duro, hanno pensato gli inquirenti, è dunque possibile impedire a Ferrante di comunicare con familiari ed affiliati.
Ferrante è stato condannato al carcere a vita perché ritenuto uno dei mandanti dell’omicidio di Sergio Micalizzi, ucciso sul viale Europa, ne pressi del mercato Zaera il 29 aprile 2005. A fare il suo nome è stato sempre Balsamà che quel giorno, mentre era in compagnia di Micalizzi, disse di aver visto Ferrante passare a bordo della sua Vespa sul luogo del delitto pochi minuti prima della sparatoria. Santi Ferrante iniziò prestissimo ad avere problemi con la giustizia. A soli 17 anni nel 1972 fu condannato ad 11 anni per reati contro il patrimonio. Il boss di Camaro ha collezionato diverse condanne definitive per rapina, associazione mafiosa, usura ed estorsione ed alcune non ancora passate al vaglio della Cassazione.